Perché il feltro nella malattia di Parkinson?

anna maria volponi
Parkinson a Porte Aperte
4 min readMay 16, 2021

Ogni volta che impariamo qualcosa di nuovo, o facciamo una nuova esperienza, il cervello crea nuove connessioni sinaptiche per formare nuovi schemi o reti neurali e questo avviene a qualsiasi età”. Joe Dispenza

Il feltro è un tessuto ricavato dalla lavorazione del vello della lana di pecora prima che venga trasformata in filato. I fiocchi di lana cardata vengono stesi in piano, posizionandoli a piccoli gesti ed in più strati, e bagnati con acqua calda saponata.

Successivamente, attraverso un massaggio manuale, inizialmente delicato e poi più energico, la lana comincia a trasformarsi, prendendo consistenza e forma, diventando feltro.

Il feltro viene detto “tessuto non tessuto”, perché non ha trama né ordito e la sua scoperta non ha né una data né un’origine certa ed è legata a leggende mitiche. Le sue caratteristiche sono uniche e quasi magiche, ed il suo utilizzo, sia per usi pratici che decorativi, è stato rilevato fin dall’antichità in ogni parte del mondo. (Cristiana di Nardo, 2005)

Il processo di lavorazione del feltro, attraverso il modello di “appesicomeisogni”, applicato alla malattia di Parkinson, non riguarda solamente la funzione che l’arteterapia svolge, in generale, di promozione della salute e di agevolazione della guarigione dell’individuo attraverso l’espressione artistica ma riteniamo che possa essere un ottimo strumento a supporto di una terapia riabilitativa in quanto migliora e potenzia l’insieme degli aspetti motori, cognitivi e psicologici del paziente proprio per le peculiarità di questo materiale e del metodo specifico di lavorazione della lana.

La creatività e l’immaginazione sono ritenuti aspetti indispensabili per una corretta conoscenza della realtà in quanto stimolando la ricerca di nuove soluzioni, portano quei cambiamenti in cui l’espressione artistica non è più una fuga dalla realtà, bensì ne diventa uno strumento di conoscenza fondamentale. (Vygotskij 1976)

Durante la lavorazione della lana si possono migliorare le capacità di problem solving tramite la creatività che l’individuo lascia emergere dalla manipolazione del materiale e dalla finalità che darà al suo progetto che comprende lo sviluppo della capacità di pianificazione ed il coinvolgimento dell’intenzionalità nel movimento per raggiungere tale obiettivo. (Karl Duncker- psicologo della Gestalt).

Nella trasformazione della lana in feltro si possono ritrovare, metaforicamente, alcune delle caratteristiche della malattia di Parkinson, come la delicatezza e la fragilità del materiale e nel contempo anche la sua forza, l’alternanza del movimento inizialmente lento e poi più energico.

Ogni sottile sfumatura della lana sarà visibile nel lavoro come testimonianza dell’unicità dell’individuo stesso, con i propri ritmi, i desideri, le emozioni, le problematiche ed i vissuti che tanto caratterizzano la diversità delle manifestazioni del Parkinson.

Si intraprende un viaggio alchemico e di scoperta delle risorse interne, spesso sconosciute, che permette all’individuo di accedere agli aspetti più intimi e nascosti di sé, di contattare ed esprimere le emozioni più recondite e spesso inaspettate, e di sperimentare e potenziare abilità spesso ignorate o inutilizzate. (Albanese, Peserico 2008, Cordier 2014).

Diversi studi scientifici dimostrano che sviluppare le abilità creative, attraverso l’esercizio sensoriale ed artistico, attiva lo sviluppo dei circuiti neuronali in modo significativo, creando nuove connessioni e rafforzando quelle esistenti e portando a creare nuovi collegamenti nelle aree del cervello. (Poli 2014, Doidge 2015, Braden 2007, Winnicott D. 1974, Bartlett 2011)

Questo va a stimolare la flessibilità cognitiva attraverso l’esplorazione della lana, aiutando il rallentamento del progredire della malattia.

Il lavoro esterocettivo con il feltro può riattivare, per le caratteristiche del materiale, le memorie cellulari di momenti positivi della propria infanzia, riportando alla coscienza le esperienze piacevoli, la dimensione del gioco e della leggerezza, coinvolgendo il processo di aumento della dopamina e aumentando, così, la gratificazione e la motivazione, che aiuta a sostenere un miglior controllo dei movimenti, sviluppando e potenziando, il movimento preciso. (Poli 2014, Doidge 2015, Braden 2007, Winnicott D. 1974)

Fare il feltro si connatura così, di un profondo contenuto simbolico in cui il divenire della lana, la sua trasformazione da materiale così soffice e delicato ad un materiale altrettanto resistente, attraverso l’utilizzo dell’acqua, del sapone e del calore, sprigiona tutta la sua forza taumaturgica e terapeutica, migliorando la qualità della vita. (Cordier 2014, Grignoli 2014)

Bibliografia

Joe Dispenza (2007), Evolvi il tuo cervello Ed. Macro

Vigotskij V.(1915–22), Psicologia dell’arte, Ed. Riuniti: Roma, 1976

Cristina Di Nardo (2005), Il feltro: una storia di forme e simbologie, collana “I sugheri” Ed. Associazione Le Arti Tessili, 2005

Albanese, O., & Peserico (2008), Educare alle emozioni con le artiterapie o le tecniche espressive di, M. Ed. Junior: Azzano San Paolo

Erica Francesca Poli (2014), Anatomia della Guarigione, Ed. Anima 2014

Gregg Bragen (2007), La Matrix Divina, Ed. Macro 2007

Norman Doidge (2015), Le guarigioni del cervello, Ed. Ponte alle Grazie

Marianne Cordier (2014), Il colore dell’anima, Ed. Età dell’Acquario

Winnicott D. (1974), Gioco e realtà, Armando: Roma

Laura Grignoli (2014), Fare e pensare l’arteterapia, Ed. FrancoAngeli

Richard Bartlett (2011), Matrix energetics, Ed. Macro: Cesena

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