Vince Cammarata | Fosphoro
ParoleFuoriVia
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2 min readJul 3, 2019

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Con il futuro alle spalle e la strada davanti.

La parola FuoriVia di oggi è “storia”, ma in realtà non c’è storia senza “passato”, “memoria” e, alla fine, senza “ricordi”.

Si tratta di una parola che apre ad un mondo di lemmi che, in qualche modo, sia per pura etimologia che per suggestione, riguardano chi come noi cammina su strade antiche: percorsi tracciati prima dai pastori, poi dagli eserciti, poi dalle carovane commerciali, ora da esploratori (come noi) e che, in un futuro, molto prossimo, verranno ripercorse, magari a piedi, in bicicletta o a cavallo, da turisti responsabili, ispirati o guidati dalle nostre orme, e dalla memoria storica del territorio.

/stò·ria/

S.f. dal greco antico ἱστορία, historìa, “ispezione [visiva]”) o in altre parole «ricerca, indagine, cognizione». In pratica la missione principale per cui noi camminiamo fin da quando, non ancora “FuoriVia”, eravamo già un vero e proprio laboratorio (scientifico) itinerante. L’esposizione e la narrazione di tale attività d’indagine sul campo, non è la semplice cronaca, non riguarda la successione temporale di avvenimenti, ma la catalogazione, per aree scientifiche — e quindi anche umanistiche — di osservazioni il più possibile oggettive che tengono conto del passato di un determinato territorio.
E «passato» è participio di «passare» un verbo di movimento, anzi di cammino, visto che deriva dal latino «passus», il passo, inteso come fosse la distanza definita dall’apertura delle gambe (di un «com-passo») e quindi unità di misura dello spazio, di un tracciato spaziale, nel nostro caso l’Egnatia, ma che definisce di fatto anche una linea del tempo. La cosa sfiziosa qui sta nel riconsiderare una lettura del concetto di tempo passato e di spazio passato secondo la visione degli antichi: al futuro temporale si davano le spalle, anche perché non potevi né vederlo, né pre-vederlo. Tuttavia se volgiamo lo sguardo verso Durazzo, quindi verso il passato, pensiamo a ciò che è stato, ciò che in termini di spazio percorso ci siamo lasciati alle spalle — cose, persone, luoghi, sentimenti — mentre se indirizziamo lo sguardo verso Istanbul è il futuro (da percorrere), ciò che quest’anno sarà, chi incontreremo, quello che vedremo, e che proveremo arrivando a destinazione.

E per chi ha iniziato a camminare questa strada dal principio, dal 2015, diventa un esercizio di attivazione della «memoria» riportare alla mente — e quindi al presente — tutti i nomi dei luoghi «passati». Al contrario, il cuore ritornerà a farci rivivere in maniera autonoma e involontaria tutti i «ricordi» («re-cor» appunto, riportare al cuore letterarmente), tutti quei momenti belli (o brutti , purtroppo) che ci hanno emozionato, durante il cammino ad esempio.
I ricordi ri-emergono all’improvviso: non stupitevi quindi se di ritorno da Istanbul, vedrete qualche compagno ridere senza motivo: starà semplicemente rivivendo col cuore un pezzo di storia, la nostra storia sull’Egnatia.

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