Lavorare nel Web3 in bear market: missione impossibile?
La situazione del mercato delle criptovalute è tutt’altro che rosea. A seguito del crollo dell’ecosistema Terra/Luna e delle conseguenti liquidazioni di massa che hanno coinvolto la DeFi e soprattutto alcune importanti aziende CeFi, il prezzo di Bitcoin è tornato sotto i $20’000 trascinando con sé l’intero settore. Alcune altcoin hanno subito un crollo di oltre il 90% e vi sono molti progetti che, purtroppo o per fortuna, non riusciranno probabilmente più a riprendersi.
Nonostante il rimbalzo del prezzo di BTC, a rallentare la ripresa vi sono inoltre le condizioni macroeconomiche mondiali, che influenzano fortemente anche il settore cripto e blockchain. A seguito di una pandemia mondiale che ha profondamente compromesso le catene di approvvigionamento, le misure degli Stati hanno causato un forte aumento dell’inflazione che li ha spinti ad adottare politiche economiche più restrittive. Infine, come se non fosse sufficiente, è persino scoppiata una guerra in Europa che rischia di protrarsi ancora a lungo.
Alle nostre latitudini, una delle vittime principali di questa situazione è il mercato del lavoro. Moltissime aziende di svariati settori si sono trovate costrette a ridurre il personale. Le aziende più grandi non sono state risparmiate: anche Twitter, Uber, Netflix e Amazon, per nominarne alcune, hanno deciso di ridurre l’organico. Nel settore cripto e blockchain, sono stati principalmente alcuni exchange centralizzati a procedere con licenziamenti: Coinbase e Crypto.com hanno effettuato grossi tagli al personale e si stima che il settore abbia perso 1’700 posti di lavoro solamente nel mese di giugno. Ricordiamo che gli exchange centralizzati impiegano circa il 42% della forza lavoro del settore.
Sembrerebbe quindi che la correlazione tra il mercato cripto e i mercati tradizionali si estenda anche al mondo del lavoro, che durante le fasi più ribassiste rallenta la sua espansione. Oppure no?
Al contrario di quanto accaduto nel 2017–18, quando moltissime aziende hanno dovuto ridurre drasticamente il personale a seguito del crollo del prezzo di Bitcoin, questa volta, nonostante un leggero rallentamento delle assunzioni, la situazione sembra molto più stabile e soprattutto la tendenza è positiva. Uno dei motivi è che molte aziende si trovano all’inizio del loro percorso e possono quindi fare affidamento sui fondi ricevuti dai VC. Inoltre, i progetti più maturi sono riusciti ad accumulare tesorerie più sostenibili e a generare reddito reale con il quale affrontare il bear market.
Negli ultimi anni la crescita di questo settore è stata esponenziale e non solo in termini di prezzo. Dal 2018 al 2019, il numero di offerte di lavoro è aumentato del 300% e secondo uno studio condotto da LinkedIn, dal 2020 al 2021 gli annunci di lavoro negli Stati Uniti nel settore cripto e blockchain sono aumentati di un ulteriore 395%. In un’intervista a Coindesk, il fondatore di BlockchainHeadhunter Michael Shlayen ha dichiarato che negli ultimi 18 mesi è riuscito a trovare più talenti e professionisti di quanti ne sia riuscito a trovare complessivamente nei precedenti quattro anni. Questo dimostra da una parte l’aumento significativo delle offerte di lavoro e della ricerca di talenti, ma dall’altro anche l’aumento di persone che decidono di intraprendere un percorso professionale in questo settore. Infatti, uno dei fenomeni più interessanti è l’esodo di professionisti dal mercato del lavoro tradizionale verso il mondo cripto. Ci sono sempre più avvocati, esperti di marketing, esperti di comunicazione, sviluppatori, ecc. che abbandonano i loro precedenti impieghi e settori per lavorare nel Web3. I motivi sono molteplici, ma ci tengo a sottolinearne alcuni.
Innanzitutto, le possibilità di guadagno: come confermato in un’intervista a Coindesk da Jenna Pilgrim, che lavora per Mayflower Strategic, azienda di headhunting specializzata nel settore cripto, le retribuzioni nel Web3 sono paragonabili o addirittura superiori a quelle offerte dalla Silicon Valley e non sono nemmeno paragonabili a quelle offerte dal settore finanziario tradizionale. Inoltre, parte del compenso viene spesso erogato in token del progetto, che in caso di successo potrebbero aumentare di valore di anche dieci o cento volte. Inoltre, il settore offre spesso condizioni di lavoro allettanti in quanto è quasi sempre possibile svolgere il proprio lavoro in autonomia e soprattutto da remoto.
Il secondo motivo che spinge i professionisti a lavorare nel Web3 è, come menzionato, la varietà di ruoli. Non è necessario essere sviluppatori o ingegneri per lavorare in questo settore, poiché le aziende sono sempre più alla ricerca di altre figure come esperti di marketing, content writer, traduttori, esperti di compliance, ecc. Si tratta poi di un settore molto giovane e in piena espansione, quindi è spesso richiesta poca esperienza e viene data la possibilità di imparare sul campo. Il Web3 offre quindi un’opportunità molto ghiotta a chiunque voglia riqualificarsi ed entrare in un settore innovativo e in rapida crescita che secondo una stima di PwC aggiungerà $1’776 trilioni all’economia mondiale.
Infine, ad accomunare queste persone è la volontà di innovare, cambiare il mondo e cercare di risolvere tutti quei problemi di mancanza di trasparenza e proprietà dei dati a cui siamo abituati nel Web2. La curiosità e la voglia di cambiamento spingono questi professionisti a uscire dalla propria comfort zone per buttarsi a capofitto nel Web3, dove le barriere d’entrata sono estremamente basse rispetto al mondo del lavoro tradizionale in quanto i processi di assunzione sono meno strutturati, è possibile mantenere uno pseudoanonimato e spesso si riesce a guadagnarsi un posto di lavoro dimostrando il proprio interesse e il proprio impegno nelle varie chat e/o community Discord dei vari progetti.
Torniamo quindi alla domanda iniziale: è davvero impossibile trovare lavoro nel Web3 a causa del bear market? Come avrete sicuramente capito, assolutamente no. La tecnologia e l’innovazione del Web3 sono qui per rimanere e le aziende serie che hanno davvero qualcosa di offrire continuano a lavorare e ad assumere. Il settore è molto più maturo rispetto al 2017–18 e sempre più aziende, anche nel mondo tradizionale, stanno dedicando tempo e risorse allo studio e all’implementazione della tecnologia blockchain. Paradossalmente, le aziende che sono state costrette a licenziare più personale sono alcuni tra gli exchange più grossi (ricordiamo che altri CEX come Binance, Kraken e FTX hanno annunciato di voler aumentare significativamente il loro organico) e alcune piattaforme CeFi (ricorderete il caso Celsius Network).
Il settore continua a crescere senza sosta e avrà sempre più bisogno di talenti. Perché quindi non valutare un lavoro nel Web3? Ma soprattutto, come fare per riuscire a lavorare per queste aziende? Se vi interessa approfondire l’argomento, confrontarvi con altri professionisti e ottenere preziose informazioni, consigli e risorse, unitevi alla community di 0xBusiness e #jointherevolution!
Fonti:
https://cointelegraph.com/news/crypto-jobs-market-holding-up-despite-tech-industry-cutbacks
https://iscjobs.com/how-blockchain-job-market-is-booming/
https://www.coindesk.com/layer2/futureofworkweek/2022/06/27/the-crypto-jobs-boom/
https://www.thestreet.com/technology/binance-kraken-ftx-go-on-hiring-spree