L’Australia e i crimini contro l’umanità nei centri d’accoglienza di Manus e Nauru

Gabriele Ludovici
Passaporto Nansen
Published in
3 min readFeb 14, 2017

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Manifestazione dei detenuti a Nauru (Scd.observers.france24.com)

L’Australia è finita da tempo nel mirino delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani a causa della sua politica riguardo l’accoglienza dei migranti. Che spesso vengono stipati in centri di detenzione situati in alto mare. Una coalizione di legali ha presentato una petizione all’attenzione della Corte penale internazionale (Cpi), nella quale si suppone che Canberra commetta dei veri e propri crimini contro l’umanità.

Come riporta il Guardian, due organizzazioni si sono mosse in prima linea. La Global Legal Action Network (Glan) e la Stanford International Human Rights Clinic hanno presentato un dossier dettagliato alla Cpi, dove vengono descritte le drammatiche condizioni in cui versano i detenuti nei centri d’accoglienza. La permanenza è lunga, corredata da abusi e violenze (anche sessuali) che coinvolgono anche donne e bambini. Sono stati riportati casi di persone decedute per non aver ricevuto assistenza medica, nonché episodi di autolesionismo e suicidi.

Le indagini potrebbero portare a delle accuse formali nei confronti dei capi di governo e dei funzionari statali che si sono succeduti nell’impianto politico australiano. Le condanne sarebbero un evento senza precedenti.

Per crimine contro l’umanità s’intende uno degli atti di seguito elencati, se commesso nell’ambito di un esteso o sistematico attacco contro popolazioni civili, e con la consapevolezza dell’attacco: a) Omicidio; b) Sterminio; c) Riduzione in schiavitù; d) Deportazione o trasferimento forzato della popolazione; e) Imprigionamento o altre gravi forme di privazione della libertà personale in violazione di norme fondamentali di diritto internazionale; f) Tortura; g) Stupro, schiavitù sessuale, prostituzione forzata, gravidanza forzata, sterilizzazione forzata e altre forme di violenza sessuale di analoga gravità; h) Persecuzione contro un gruppo o una collettività dotati di propria identità, inspirata da ragioni di ordine politico, razziale, nazionale, etnico, culturale, religioso o di genere sessuale ai sensi del paragrafo 3, o da altre ragioni universalmente riconosciute come non permissibili ai sensi del diritto internazionale, collegate ad atti preveduti dalle disposizioni del presente paragrafo o a crimini di competenza della Corte; i) Sparizione forzata delle persone; j) Apartheid; k) Altri atti inumani di analogo carattere diretti a provocare intenzionalmente grandi sofferenze o gravi danni all’integrità fisica o alla salute fisica o mentale.

Il testo qui sopra è uno stralcio dell’articolo 7 dello Statuto di Roma. Il procuratore dovrà essere convinto che l’Australia ha deliberatamente commesso questi crimini con piena consapevolezza. Le operazioni della Cpi sono regolate da questo Statuto e l’Australia ne è soggetta. Canberra controlla i centri di detenzione off-shore siti in Manus e Nauru, dove vengono inviati i richiedenti asilo giunti via mare. Il primo si trova a nord della Papua Nuova Guinea. Il 26 aprile del 2016, il governo locale ha dichiarato che il centro è illegale e pertanto ne ha disposto la chiusura. Nauru, la più piccola repubblica del mondo, è una delle isole che compongono la Micronesia. Il campo d’accoglienza australiano è stato costruito nel 2001 e nel corso degli anno ha accumulato segnalazioni di violazioni del diritto internazionale.

Nei centri di Manus e Nauru sono presenti 2.000 persone, 1.500 delle quali sono formalmente riconosciute come rifugiate, e quindi oggetto di persecuzione nei loro paesi d’origine. In media, i detenuti si trovano lì da tre anni e senza alcuna prospettiva di rilascio. A gestire i campi è il gigante delle infrastrutture spagnole, la Ferrovial. Già in passato la Ferrovial era stata informata sulla possibilità che gli amministratori dei centri potevano essere accusati di crimini contro l’umanità. Il coro di voci che contestano l’operato dell’Australia teme che le misure di Canberra vengano studiate e replicate persino dai paesi europei. Ciò che appare chiaro è che Manus e Nauru sono il teatro di una situazione agghiacciante, dove migliaia di esseri umani sono stipati illegalmente senza poter garantire loro un’esistenza dignitosa. La palla passa alla Corte penale internazionale, accusata in passato di occuparsi solo dell’Africa. Dal dipartimento australiano per l’immigrazione, non è arrivata nessuna dichiarazione.

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Gabriele Ludovici
Passaporto Nansen

Direttore editoriale di Augh! Edizioni e curatore editoriale per il Gruppo Utterson. Autore di canzoni, romanzi e racconti.