L’ombra dell’islamofobia dietro la strage di Québec City

Gabriele Ludovici
Passaporto Nansen
Published in
2 min readJan 30, 2017

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Polizia canadese (Cbc.ca)

A Québec City una moschea è stata attaccata durante la preghiera serale, causando sei morti e otto feriti tra i presenti. La Polizia ha fermato due sospettati, mentre il primo ministro canadese Justin Trudeau ha definito la sparatoria come un attentato terroristico contro i fedeli islamici.

All’interno del Québec City Islamic Cultural Centre erano presenti cinquanta persone, radunate per la preghiera della domenica sera. Secondo le dichiarazioni della polizia canadese riportate da AP, le vittime hanno un’età tra i 35 e i 70 anni; i feriti sono in condizioni gravi. Il primo sospettato è stato arrestato nei paraggi del centro culturale islamico, mentre il secondo soggetto fermato dalle autorità si trovava a Ile d’Orléans, sempre nel Québec. Ancora ignote le loro identità e motivazioni.

Immediate le reazioni del primo ministro Trudeau e di Philippe Couillard, premier dello stato del Québec, i quali hanno evidenziato l’innalzamento della tensione causato dal muslim ban previsto dalla nuova amministrazione del presidente americano Donald Trump. Le dichiarazioni di Trudeau, che potete leggere per intero tramite il tweet pubblicato qui sopra, sono di forte condanna verso la “violenza insensata”. Il primo ministro canadese, a poche ore dalla barricata trumpiana, aveva espresso con fermezza la volontà del suo paese di voler continuare ad accogliere migranti. “La diversità è la nostra forza”, ha scritto Trudeau nella sua dichiarazione, “e la tolleranza religiosa è un valore al quale noi canadesi teniamo molto”.

Nell’estate del 2016, davanti al centro islamico era stata rinvenuta una testa di maiale. La macabra provocazione, avvenuta nel corso del ramadan, intendeva ridicolizzare l’usanza musulmana di non consumare quel tipo di carne.

Nonostante la comunità francofona del Québec sia forse la meno accomodante nei confronti della diversità religiosa, anche Couillard si è unito al coro di indignazione di Trudeau, affermando che tutti i cittadini della provincia si uniranno per manifestare il proprio orrore. Parole analoghe a quelle espresse dal sindaco di Quebec City, Régis LaBeaume, il quale ha affermato che nessuno deve pagare con la vita le proprie convinzioni religiose.

Ali Hamadi, che dirige il centro culturale oggetto dell’attentato, non era presente al momento dell’eccidio. Ha affermato che la sparatoria è avvenuta nella sezione maschile della moschea. Tra le altre persone che hanno rilasciato dichiarazioni rilevanti c’è François Deschamps, organizzatore di un gruppo di supporto per i rifugiati di Québec City. Anche se ancora non si conosce l’identità dei potenziali terroristi, Deschamps ha affermato che i movimenti di estrema destra del territorio negli ultimi tempi si sono ben coordinati, arrivando a distribuire volantini nelle università e attaccare adesivi. Lo stesso Deschamps ha ricevuto minacce di morte.

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Gabriele Ludovici
Passaporto Nansen

Direttore editoriale di Augh! Edizioni e curatore editoriale per il Gruppo Utterson. Autore di canzoni, romanzi e racconti.