PCT — Depositi telematici

Novità nella terza PEC

Giovanni Rocchi
PCT Brescia
Published in
2 min readSep 22, 2018

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L’ultimo aggiornamento dei sistemi informatici ministeriali ha portato una interessante novità nella formulazione dei messaggi di errore contenuti nella terza PEC, quella che riporta l’esito dei controlli automatici a seguito di un deposito telematico.

Si tratta di uno dei frutti del lavoro della partecipazione del Gruppo di Lavoro della FIIF (Fondazione Italiana per l’Innovazione Forense) al tavolo tecnico per l’introduzione del PCT presso la Corte di Cassazione.

Come chiarisce la stessa FIIF in un post sul proprio sito, d'ora innanzi, in caso di errore, non ci si troverà più alle prese con un crudo messaggio che informa dell'anomalia, lasciando l'utente ignaro delle ragioni del problema e della condotta da tenere, ma verranno fornite importanti informazioni:

  • il riferimento all’identificativo univoco della busta (ID busta), per consentirne un più agevole reperimento ai servizi di assistenza;
  • il nome del file (o dei file) che hanno cagionato l’errore;
  • la descrizione dell'errore;
  • le conseguenze dello stesso, dando particolare enfasi all'ipotesi in cui l'errore non precluda l'accettazione della busta da parte della cancelleria; in tale ipotesi l'utente viene avvisato che: “l’atto verrà comunque accettato e non è necessario effettuare nuovamente il deposito“.

Si tratta di migliorie al sistema richieste da tempo, volte a rendere comprensibile il funzionamento del sistema agli utenti ed a garantire celerità nella individuazione e nella soluzione delle anomalie, consentendo maggior sicurezza e tranquillità agli avvocati che, spesso, si trovano di fronte a situazioni in cui non è chiara sorte dei loro depositi, magari in prossimità della scadenza di un termine.

È auspicabile che altri passi in avanti vengano compiuti in questo senso di attenzione all'utenza, anche al fine di aprire la strada alla integrale digitalizzazione del processo, la cui natura ibrida (in parte cartacea ed in parte digitale) impedisce al PCT di dispiegare tutte le proprie potenzialità di innovazione della giustizia civile.

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