3. Quantificare i bisogni assistenziali?

Chi programma servizi insisterà però sulla importanza di raccogliere subito dati quantitativi.

Quali sono le strade tradizionali per quantificare i bisogni assistenziali di area pediatrica?

Per formulare un breve elenco di possibilità, si potrebbe: - analizzare i tempi medi di attesa per alcune richieste: la consulenza cardiologica, quella oculistica, e così via - formulare domande specifiche ai pediatri per raccogliere i dati - analizzare le liste di attesa degli specialisti convenzionati ambulatoriali - analizzare le disponibilità degli specialisti convenzionati esterni - analizzare l’impatto epidemiologico delle patologie in età evolutiva e definire le priorità assistenziali specialistiche.

Come rispondere?

Provare a percorrere ciascuna di queste strade permette di recuperare “in qualche modo” dati. Ma seguendo queste strade davvero è possibile “restituire dati reali su risposte effettive ed efficaci” o piuttosto si rischia di quantificare richieste evase a qualsiasi prezzo e in un qualsiasi modo, senza certezza alcuna sulla natura della risposta registrata?

Possibile percorrere una strada diversa?
Una risposta di natura qualitativa è considerata da chi programma servizi e assistenza una risposta debole. Ma una risposta quantitativa che non tenga in conto la valutazione qualitativa dei servizi disponibili da parte degli operatori coinvolti nei processi assistenziali è una descrizione falsa e accomodante della realtà.

Un buon inizio?

La complessità del problema che ci troviamo a dover documentare è ulteriormente complicata dalla storia e dallo sviluppo delle differenti sub-specialità e degli specifici percorsi formativi di queste sub-specialità così come si sono sviluppati nella varie realtà territoriale.

Un buon inizio può essere quello di provare a raccogliere piccole schede sulla evoluzione delle singole sub-specialità in un dato contesto territoriale

Qualche esempio:

L’oculistica pediatrica è stata tradizionalmente intrapresa nel nostro territorio al di fuori di specifici servizi di area pediatrica. Non c’è da stupirsi dunque se l’eventuale vocazione pediatrica è soltanto un corollario del percorso formativo. Nessuna struttura pediatrica ha attualmente nella nostra realtà un vero servizio oculistico dedicato.

Al più si ha la presenza di uno specialista che opera al suo interno, senza vere strutture e/o personale dedicato.

Vero è che per alcuni percorsi diagnostici/assistenziali la specificità pediatrica è molto modesta (seppur presente). Per fare un esempio i vizi di rifrazione di un adolescente non presentano particolari peculiarità legate all’età. Ma è innegabile che la professionalità e la competenza richiesta a prendere in carico una esotropia accomodativa o una ambliopia richiede percorsi formativi molto precisi.

All’interno di questa “storia” va ricercata la ragione per la quale chi programma servizi non “sente” l’utilità di una specificità pediatrica nell’offerta delle prestazioni oculistiche e di una integrazione di questo servizio all’interno di percorsi assistenziali ben definiti.

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salvo fedele
Percorsi Assistenziali di “area pediatrica”

pediatra a Palermo; mi piace scrivere, ma cerco di non abusare di questo vizio per evitare di togliere tempo al… leggere (╯°□°)