Così vogliamo rilanciare la formazione professionale

Marica Sorbini
Perugia Giovane
Published in
5 min readJan 4, 2017

Intervista a don Giorgio, direttore del Don Bosco

L’Istituto Don Bosco rappresenta una delle realtà educative più importanti dell’intero panorama regionale. Come centro di formazione professionale, nacque negli anni ’90 e ad oggi presenta tre sedi, la principale delle quali è a Perugia proprio in via Don Bosco, che attualmente forma 250 allievi e allieve di 24 nazionalità, il 37% italiani, 14,3% albanesi, 11,3% marocchini, 10,8% rumeni, poi provenienti da Ecuador, Filippine, Macedonia, Costa d’Avorio e altri paesi. Di questi, il 55% è di religione cristiana, il 26,6% musulmana, l’11% ortodossa, il 5,9% evangelica, fino ad un celestino e un sikh.

Il problema chiave è il lavoro. La sfida chiave sono i giovani. Del metodo che il Don Bosco porta avanti per intrecciare la crescita dei giovani attraverso la formazione e il lavoro, se ne parlerà al Convegno “Per il rilancio della Formazione Professionale” che si terrà a Perugia il 12 gennaio, presso la Sala dei Notari dalle 15 alle 18.

Dal 2014 l’Istituto è diretto da don Giorgio Colajacomo e a lui abbiamo chiesto di spiegarci qual è lo stato di salute della formazione professionale in Umbria. Ecco cosa ci ha risposto.

Che tipo di offerta presenta la struttura nel complesso?

«Il Don Bosco è operativo in tre settori principali: la Residenza Universitaria, nata nel 2010 e che ospita 39 studenti dai 19 ai 24 anni; l’Oratorio che verte soprattutto sulla Scuola Calcio dove giovani dai 6 ai 16 anni imparano il gioco ma soprattutto crescono come persone che collaborano, si impegnano e imparano la lealtà, lo spirito del sacrificio e la socializzazione; il Centro di Formazione Professionale che ha tre sedi, a Perugia, a Foligno e a Marsciano».

Qual è l’importanza del Don Bosco per i giovani?

«L’Istituto nacque nel 1922 come oratorio, centro giovanile nella sede prettamente industriale del Pendaricci e si spostò in quella attuale negli anni ’50. I giovani, oggi come allora, si trovano avvolti in un ambiente di famiglia, attento a trasmettere valori prima di tutto umani, poi religiosi, ed è così che si costruisce giorno per giorno la comunità educativa che cresce grazie all’organizzazione della Residenza Universitaria, dell’Oratorio e del Centro di Formazione Professionale».

Su cosa si basa il sistema educativo?

«Si basa su tre pilastri educativi: la ragione, che vuole che ogni norma deve essere motivata, fatta conoscere; la religione, infatti Don Bosco diceva che senza prospettiva religiosa è impossibile educare; l’amorevolezza, che vuole che i giovani non solo sappiano di essere amati, ma ne trovino la conferma con veri e propri atti espliciti d’amore, di modo che ogni giorno si accorgano di essere importanti, preparandosi ad essere gli uomini e le donne di domani».

Quale ruolo ricopre la Regione nel meccanismo della Formazione Professionale?

«Il rapporto è molto stretto e costruttivo, la gestione del settore è di competenza esclusiva delle Regioni. Il problema è che i progetti da realizzare vengono fatti annualmente e in tempi eccessivamente lunghi, tanto da far slittare l’inizio delle lezioni e dei laboratori di molti mesi. Invece noi puntiamo a progetti pluriennali, con specifiche attività da fare per ogni anno in modo da far crescere professionalmente il ragazzo. Inoltre vorremmo che gli enti che vengono accreditati per la formazione professionale siano tutti di alta qualità, con professionisti formati adeguatamente in specifici ambiti, come lo siamo tutti noi che lavoriamo in questa struttura consolidata da anni nella prospettiva di migliorarla sempre di più per aiutare l’inserimento dei ragazzi nel mondo. Abbiamo a cuore il rilancio della qualità di questo istituto a livello regionale».

Qual è l’obiettivo che vi siete posti per valorizzare la formazione professionale? In cosa consiste il “sistema duale”?

«Don Bosco è il patrono degli apprendisti: è grazie a lui che vennero regolarizzati circa nella metà dell’800 i primi contratti di lavoro che portavano la firma del titolare, del giovane apprendista e di Don Bosco come garante per i suoi diritti. Lui stesso poi fondò i primi Laboratori Professionali, che si espansero per il mondo, ricordiamo che c’è una fortissima presenza dei Salesiani in 130 nazioni.

Fino a un anno fa’, mentre in altre regioni i ragazzi che concludevano la Scuola Media potevano scegliere subito un percorso professionale che “lega sapere a saper fare”, ciò che noi chiamiamo “intelligenza nelle mani”, in Umbria ci si poteva iscrivere a 16 anni e si veniva dequalificati, perché vuol dire che devono essere bocciati almeno due anni e inevitabilmente il Centro di Formazione Professionale diventava una “scuola di recupero”.

Ma dopo il Convegno svoltosi il 29 Aprile in cui abbiamo richiesto ai gruppi politici di schierarsi sulla Formazione Professionale, qualcosa è cambiato: il percorso si può riconsiderare aperto ai quindicenni e inoltre è stata approvata la legge dell’Apprendistato, ispirata al “sistema duale” della Germania, la quale già considera il lavoro insieme alla scuola, “duale” accettato con deroga alla legge regionale, che accetta finalmente i quattordicenni. Fautore di questa riforma è l’onorevole sottosegretario Luigi Bobba del Ministero del Lavoro, che sarà uno dei relatori del Convegno».

Nello specifico, quali saranno i temi principali che il Convegno toccherà?

«Il tema principale del Convegno è ridare dignità anche nella regione Umbria ai percorsi triennali di formazione professionale e porli come alternativa di alta qualità agli altri percorsi scolastici, ottenendo diplomi di qualifica professionale.

Per fare questo è importante incoraggiare il superamento della L.R. 30/2013, che impedisce l’attuazione dei percorsi di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) triennali e di sviluppi ulteriori. Ovviamente questo percorso è ad ostacoli che riguardano il timore di uno spostamento eccessivo degli allievi dalla scuola ai CFP, pregiudizi radicati sulla qualità riconosciuta solo alla scuola, il problema delle risorse e quello dell’accreditamento rilasciato anche ad enti non qualificati».

Chi presenzierà la giornata del 12 gennaio?

Saluteranno il Sindaco di Perugia Andrea Romizi, il Sindaco di Foligno Nando Mismetti, il Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Perugia Franco Moriconi, il Magnifico Rettore dell’Università per Stranieri Giovanni Paciullo e l’Assessore all’Istruzione e Formazione Professionale della Regione Antonio Bartolini.

Il discorso sarà moderato dal nostro psicologo del Don Bosco Filippo Pergola; centrale sarà l’intervento dell’On. Luigi Bobba sul “duale” che valorizza i percorsi triennali, che passerà la parola a Giuseppe Cioffi, di Confindustria, il quale presenterà le richieste delle imprese. Il Costituzionalista Giulio M. Salerno parlerà dei problemi rimasti aperti dopo il referendum del 4 dicembre e seguirà la proposta del “lavoro nuovo” degli Enti di Formazione Professionale, da parte del docente di Sociologia Dario E. Nicoli, dopodiché ci sarà una testimonianza del Cardinale Gualtiero Bassetti. L’esperto di Politiche per la formazione e il lavoro Eugenio Gotti spiegherà le diverse modalità di IeFP nelle Regioni e in conclusione avremo l’intervento “Verso il futuro?” della Presidente della Regione Catiuscia Marini.

Quali sono i maggiori obiettivi che vi siete prefissati per il futuro?

«Attualmente, in rispetto al sistema duale, noi prevediamo un percorso di tre anni, che offre nel primo laboratori e per i quattordicenni il sistema della “impresa simulata”, nel secondo allarga l’interesse all’esperienza in impresa e nel terzo si ha la possibilità di un contratto regolare da apprendista.

Stiamo lavorando al metodo migliore per rendere visibile ed importante il percorso della formazione professionale, renderlo una scelta consapevole posta al pari delle scelte di tipo liceale, di istituti tecnici o commerciali e su questo stiamo proponendo anche l’allargamento al quarto anno di frequenza per i ragazzi con un ulteriore diploma finale, fino all’inserimento per integrare il diploma di maturità, proprio perché vorremmo che il nostro istituto faccia uscire ragazzi diplomati come le altre realtà scolastiche e vogliamo non siano solo episodi sporadici ma sia normalità».

Ci auguriamo un traguardo per l’Istituto Don Bosco!

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