La strada per il successo è il fallimento.
Gabriele Biccini coordinatore di “Generazioni Umbria” crede nella cooperazione e chiede ai giovani di rischiare: “Mettetevi in gioco per far fronte alla crisi”.
Gabriele Biccini nominato lo scorso febbraio coordinatore delle “Generazioni Umbria” associazione dei giovani under 40 in quota Legacoop ci parla di giovani e futuro in occasione dell’incontro: Stati Generali dei Giovani promosso dall’AIDP Umbria svolto presso la Sala dei notari di Perugia il 1 Dicembre.
1) A quasi un anno dalla nomina di coordinatore delle “Generazioni Umbria” cosa ti ha portato questa nuova esperienza?
Diciamo che è stato un anno importante che mi ha permesso di entrare in rete e relazione con diverse realtà d’impresa a livello cooperativo dell’Umbria. Umbria Generazioni è un’associazione che si occupa di riunire i giovani cooperatori under 40. Questo è importante perché in Umbria ad esempio, ci sono oltre 16000 cooperatori in Legacoop di cui un terzo è sicuramente under 40. Il problema qual è? È che chi ci sta dentro si sente più dipendente che socio, anche se a livello cooperativo è previsto il ruolo di socio e non di dipendente. Questo perché la figura del cooperatore è vista di secondo livello e ciò è sbagliato proprio perché tutti sono messi alla stesso piano, c’è parità.
2) I giovani sono il futuro: in un periodo di crisi dove ci sono tanti disoccupati e giovani talentuosi laureati senza un impiego, come si può far fronte a questo disagio?
Prima di tutto bisogna fare dei piani strategici reali. Si è vero che le principali ABA a livello mondiale si sono sviluppate anche un po’ per caso ed è vero anche però che si sono sviluppate perché c’era un terreno fertile. Poi i posti di lavoro si sono sviluppati grazie a delle giuste politiche sociali e una buona strategia alla base: a livello fiscale ma anche per quanto riguarda lo sviluppo di competenze. Bisogna essere formati sul lavoro del futuro, pensare al 2030. I lavori di oggi cinque anni fa erano praticamente inesistenti, basta pensare alla figura del social media manager di oggi. Il settore umanistico si incrocia con quello informatico e avviene così uno sviluppo formativo che sarà necessario alla formazione di nuove figure professionali.
3) Autoimprenditorialità e personal branding: il giovane che deve farsi da sé. È questo a parer tuo il futuro che ci aspetta? La via migliore per far fronte alla crisi?
In parte sì e in parte no, anche il lavoro insieme, la cooperazione è importante: teste che si mettono insieme per attrezzarsi e innovarsi. Sarà perché io vengo da questo mondo. Oggi ci sono due ricette per affrontare il mondo del lavoro: saper sviluppare un’idea imprenditoriale, se ci sono le competenze per farlo e saper cooperare creando un network facendo fronte alle possibilità economiche che risultano essere un limite. Altro limite è il fallimento. Il fallimento non è un limite: è un esperienza di vita importante per poter crescere. Chi crea una start-up di successo è colui che ha due o tre fallimenti alle spalle. Dovremmo poi cambiare l’aspetto legislativo, quindi le normative ma non solo: anche la mentalità, per far sì che ci sia più apertura e più inclusione.
4 Il consiglio che dai ai giovani di oggi?
Il consiglio che do è quello di aggregarsi insieme per sviluppare competenze giuste e pensare al futuro, essere meno passivi e più protagonisti. È fondamentale assumersi il rischio e costruire il proprio futuro un po’ come hanno fatto i nostri nonni dopo la seconda mondiale: rimboccarsi le maniche e dare vita alle proprie competenze.