La televisione è realmente morta?

Chiara Baiocco
Perugia Giovane
Published in
5 min readApr 8, 2019

Il ruolo della tv nel nuovo ecosistema informativo

Quando si parla di disinformazione e manipolazione, spesso, nel dibattito pubblico e giornalistico, ci si concentra su come internet, ed in particolar modo i social media, lavorino su questa dimensione, lasciando in secondo piano l’importanza del ruolo della televisione.

“Non sarà che il nuovo sistema dei media, che vede internet e i social network come protagonisti indiscussi, ha in realtà creato nuovi tipi di relazioni per diversi tipi di pubblico, anche attraverso la televisione?” (Giovanni Boccia Artieri)

Questo è il quesito al quale Sara Bentivegna, Giovanni Boccia Artieri e Nando Pagnoncelli hanno cercato di dare risposta durante il panel “Disinformazione e propaganda: il ruolo (sottovalutato) della tv ”, tenutosi il 4 aprile 2019 al Festival Internazionale del Giornalismo.

Dieta mediatica degli italiani

Dagli anni 80 ad oggi il sistema dell’informazione ha subito radicali modificazioni. L’ecosistema informativo si è arricchito di stimoli informativi di natura diversa, portando alla creazione di una dieta mediatica più ricca rispetto ai tempi passati.

Il modo di informarsi degli italiani si è modificato nel tempo. Negli ultimi anni si è notato che la fruizione della stampa quotidiana e della free press sta regredendo. Grazie ai dati CENSIS si è dimostrato che in realtà, non prevalgono altre fonti di informazione su quella televisiva: il 92% degli italiani dichiara di essere frequentemente esposto al mezzo televisivo. Un terzo degli italiani utilizza i social network per informarsi.

La dieta mediatica degli italiani può essere riassunta così:

Il grande utilizzo dei social network come fonti di informazioni, comporta una serie di problematiche:

  • I social network sono stati concepiti come luogo di confronto, ma nella realtà dei fatti essi rappresentano il regno dell’omofilia.

“ Un regno in cui le persone si confrontano solo con le persone che la pensano come loro, espellendo invece tutti quelli che la pensano diversamente.”
(Nando Pagnoncelli)

  • Sono caratterizzati da una doppia asimmetria che consiste: in primo luogo, nella presenza di un maggior numero di utenti passivi, rispetto a quelli attivi; in secondo luogo, sul fatto che i giudizi negativi prevalgono nettamente su quelli positivi.
  • I social network sono generatori ed amplificatori di fake news.

Questo cambio di paradigma — causato anche dalle fratture generazionali che hanno condizionato la scelta dei mezzi con i quali informarsi — ha avuto un forte impatto sulla qualità delle informazioni che vengono recepite e sulla formazione delle opinioni che ne derivano.

Fake news

Quando si parla di social media si parla generalmente di fake news. In essi coesistono informazioni vere e informazioni false, che una volta postate rimbalzano su altri media, amplificandone la portata.

Con l’avvento dei social network, Il corpo intermedio che filtrava le informazioni si è perso. La credenza che grazie ad internet saremmo stati più liberi di raggiungere la verità è stata distrutta dal fatto che, non siamo più in grado di gestire tutte le informazioni che recepiamo.

“Gli utenti rimangono bloccati in filter bubble e diventano vittime del paradosso della rilevanza.”
(Nando Pagnoncelli)

Inoltre, il nuovo sistema informativo che si è venuto a creare vede la presenza di una mole ingente di informazioni, spesso contraddittorie fra di loro, e che per questo causano confusione nel destinatario. Al crescere del numero delle informazioni reperibili non cresce effettivamente la conoscenza del destinatario, ma aumenta la sua confusione.

Viviamo nell’era della disintermediazione. Un’era in cui non esiste più una gerarchia delle notizie — o agenda setting — ma una gerarchia basata sulle proprie priorità. Necessitiamo di forme nuove di rimediazione per evitare di continuare ad imbatterci in fake news e rimanere confusi.

Social e politica

“Oggi la politica gira attorno ai leader”
(Sara Bentivegna)

Nella comunicazione politica è centrale saper governare il media mix — padronanza dei mezzi e capacità di dare risposte agli elettori — e creare un’interazione costante fra televisione e social. I social network aumentano il gradimento dei leader politici, mentre la televisione permette di raggiungere un’audience più ampia che altrimenti rimarrebbe irraggiungibile.

A sostegno di questa tesi sono stati riportati tre esempi di comunicazione politica vincente, su media e tempi diversi:

L’esempio emblematico di un buon media mix è rappresentato da Obama — soprannominato Social President. Durante la sua corsa alla presidenza, egli veicolava i suoi messaggi sui social network — specialmente su facebook — affiancandoli con comunicati trasmessi sulle grandi reti televisive. I social network gli consentivano di raggiungere target specifici del suo possibile elettorato; mentre, le reti televisive, di raggiungere un audience più ampia.

“Obama è il primo ad aver avuto un ottimo media mix ed è stato un’avanguardia nella comunicazione elettorale.”
(Sara Bentivegna)

Un’altro leader politico che sta seguendo la scia di Obama, in quanto alla gestione del media mix, è sicuramente Matteo Salvini . Il suo utilizzo poco istituzionale dei media risulta essere vincente: negli ultimi tre mesi i suoi post sono fra quelli che hanno raggiunto un maggior engagement.

Andando a ritroso, la dimostrazione di quanto il ruolo della televisione sia centrale nella comunicazione politica, viene fornita dalla figura di Silvio Berlusconi.

Un leader politico lontano dal mondo del media mix — in quanto non gli appartiene e forse non ne ha bisogno. Un vero e proprio personaggio della televisione in tutti i sensi: sia nella gestione del mezzo, con il quale riesce a veicolare diversi messaggi per diversi target, sia come presenza televisiva in sé per sé.

Televisione

Una ricerca fatta sulla percezione che gli italiani hanno della presenza degli stranieri nel nostro paese, ha dimostrato che il ruolo della televisione all’interno del media mix, non è affatto irrilevante. Nel momento in cui, al campione di studio, si è chiesto se riteneva che gli stranieri presenti in Italia fossero per lo più clandestini o meno, solo il 16% ha dimostrato di avere la reale percezione del fenomeno.

“É stato così rilevato che gli italiani hanno un elevato scostamento tra la percezione e la realtà effettiva.”
(Nando Pagnoncelli)

Le cause di questo scostamento sono due: la prima, è data dal fatto che le percezioni guidano le opinioni ed i comportamenti. Esse, sono create in base all’agenda televisiva, e non solo. Infatti, su molti temi, la televisione ha una sua suggestione maggiore rispetto ad altri media. La seconda, dipende dalla tendenza delle presone nel credere a quello che vogliono, aumentando così il rischio di manipolazione.

La televisione è quindi rimasta saldamente al suo posto all’interno del media mix, restando un player fondamentale nel costruire lo storytelling sui fatti del mondo e della politica.

“La tv ancora vive e lotta in mezzo a noi, e con gran successo”
(Sara Bentivegna)

Il video integrale dell’incontro si trova sul sito ufficiale del Festival del Giornalismo:

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