Giovani musicisti per un antico strumento: gli zampognari a Paludi
Proseguono gli eventi del Piccolo Festival delle Spartenze: questa volta ad incantare le vie del paese e le mura della Chiesa sono stati Antonio De Filpo, Andrea Cozzi e Francesco De Franco, tre giovani suonatori di strumenti tradizionali (zampogna, ceramella e organetto) che da Laino Borgo sono giunti a Paludi per diffondere il loro messaggio e il loro sogno che è quello di “Non conservare la cenere ma tenere sempre acceso e vivo il fuoco, cioè l’interesse per lo strumento”, come uno di loro ha dichiarato.
Quando è nata la passione per la zampogna e come si è avvicinato a questo strumento?
Sono uno zampognaro da 20 anni, dopo altrettanti anni passati a suonare la ceramella accompagnando mio nonno, anche lui zampognaro. La zampogna è approdata in casa mia alla fine del 1800 e da allora la passione per questo strumento viene trasmessa di generazione in generazione. Questa zampogna è stata fabbricata da mio zio circa 40 anni fa ed essendo appassionato di strumenti tradizionali prodotti dalla mia famiglia, ho deciso di acquistarla ad un festival.
Può descriverci quali pezzi e materiali compongono lo strumento?
La zampogna è formata da due parti principali, i ciantari (fusi, in dialetto) e due da accompagnamento. Affinché tutte e 4 le parti emettano suono tramite un’ancia doppia, si usufruisce della celebre sacca d’aria costituita da pelle di capretto.
La zampogna da sempre fa parte della tradizione calabrese o comunque meridionale. Nel corso degli anni è rimasta entro i confini regionali o si è diffusa anche a livello nazionale e internazionale?
Il nostro gruppo ha varcato i confini della regione approdando in località del Molise e della Basilicata a cui siamo legati per la presenza della Zampogna a chiave. In realtà oggi la zampogna non è più uno strumento paesano, o regionale, ma è conosciuta in tutto il mondo, non solo attraverso i social; alcuni suonatori di Laino sono giunti in Canada per degli eventi musicali natalizi, esportando così la nostra tradizione, incuriosendo e avvicinando anche gente del posto e italo discendenti, che hanno deciso di imparare a suonare lo strumento.
Qual è la cosa più gratificante di questa attività e che la spinge ogni anno a portarla avanti?
Già emettere il primo suono produce un’emozione fortissima per chi ha passione come noi. D’altronde è necessario avere cura e amore per lo strumento perché implica numerose difficoltà in termini di accordi e manutenzione. Possiamo definirlo uno “strumento vivo” perché sensibile: se ci spostiamo in altitudine, ci avviciniamo al calore o al freddo cambia il funzionamento e bisogna sistemarlo. Senza pazienza e passione difficilmente si riesce.
Che futuro avrà l’attività degli zampognari? Ci sono giovani interessati ad imparare lo strumento così da portare avanti questa tradizione ormai secolare?
Per favorire l’interesse verso lo strumento abbiamo ripreso la tradizione antica che si stava affievolendo: adoperare la zampogna non solo nel periodo natalizio, ma in più occasioni dell’anno, come processioni, eventi e concerti recuperando le poche antiche canzoni rimaste. Abbiamo avvicinato i giovani mettendo a disposizione un corso per imparare lo strumento sia a Laino sia sui social. Proprio i social ci hanno aiutato a farci conoscere e a diffondere la l’attività.