La forza delle immagini è portare il nostro sguardo “oltre”
Intervista a Fabio Rossi, linguista ed esperto di cinema
Fabio Rossi, professore ordinario di Linguistica Italiana all’Università di Messina. Un grande italianista e un grande appassionato di cinema, anzi di linguaggio cinematografico, che oggi significa anche serie tv e molto altro.
Professore, qual è stata la sua serie preferita?
Ce ne sono tante ma indubbiamente Lost mi ha conquistato, ma anche Peaky Blinders, Dexter, La casa di carta e Prison break. Potrebbe stupire ma Squid Game non è stata la mia prima serie coreana infatti ho visto It’s ok not to be ok.
Le vede in lingua originale o doppiate?
Alcune non vengono doppiate in italiano, come nel caso di Squid Game, altre ritengo debbano essere comunque viste anche in lingua originale, per preservarne l’originalità linguistica, che rende alcune serie dei capolavori, come nel caso di Peaky Blinders.
Qual è stato il film che ha cambiato maggiormente la lingua italiana ?
È una domanda molto difficile a cui rispondere. Un nome che mi preme fare è quello di Federico Fellini perché i suoi film hanno agito su più livelli: ogni suo lavoro ha influenzato la lingua italiana come ad esempio La Dolce Vita (si pensi a un termine come paparazzi introdotto da quel film); ma anche Totò che il grande Gianfranco Contini mise in parallelo con Dante, ai due estremi temporali della lingua popolare.
In termini culturali più ampi, qual è stato l’impatto del film Il Padrino sull’immagine che oggi il mondo ha dell’Italia e degli Italiani?
Certamente è stato negativo, i “Mafia movies” come ad esempio Il Padrino, grazie alla scelta linguistica — appunto l’italiano o meglio l’italoamericano — hanno contribuito a intensificare l’associazione fra Italiani e mafia. Inoltre, con Il Padrino è iniziata la romanticizzazione della mafia, che ovviamente è una grande falsità; all’estero esistono persino luoghi in cui si vendono gadget in stile mafia.
È sempre stato un appassionato di cinema prima ancora che uno studioso della lingua italiana: c’è stato qualcuno in particolare che ha influenzato i suoi interessi?
Gli amici mi hanno indubbiamente spinto verso l’interesse per il cinema, ma sin da piccolo ricordo di aver avuto questa particolare attenzione: infatti è nata prima la passione per il mondo cinematografico e poi è arrivata la passione per la lingua italiana. Penso che sia stata una diretta conseguenza. Ricordo di aver sempre usato i testi come pretesti, cercando sempre di andare in profondità tra i significati testuali, cercando sempre di avere uno sguardo che andasse “oltre”.
Spesso gli alunni del liceo classico si chiedono se la scelta della scuola secondaria sia stata quella giusta o meno. Lei pensa che la formazione classica le abbia dato la giusta spinta per arrivare dove è ora oppure è stata solo un pezzo di un grande puzzle?
La risposta è sì tutta la vita! È stata una scelta fondamentale, anche perché si è innestata su questa mia tendenza ad andare oltre, a non fermarmi a ciò che mi sembrava ovvio al primo impatto. Ricordo ancora le sensazioni che mi dava studiare il greco: lo amavo più del latino perché lo sentivo più esotico, non tanto perché avesse un alfabeto diverso, bensì perché rappresentava un mondo geograficamente più lontano. La mia fortuna più grande è stata quella di aver avuto sempre professori che mi hanno fatto appassionare alla cultura classica. Il greco, il latino, la filosofia, l’arte e la storia a me hanno cambiato la vita.