Musica, tradizione e zampogne

Carmela Cesario
Piccole Spartenze — Ritorni
2 min readDec 30, 2021

Fra tradizionali fuochi natalizi e scocchi di campane risuonano, tra le vie di Paludi, la zampogna, l’organetto e la ciaramella degli Zampognari di Laino. È il 29 dicembre 2021 e ci troviamo nella chiesa matrice di San Clemente, patrono del piccolo paesino, dove i musicisti si esibiscono in un breve laboratorio di musica popolare. Siamo giunti al penultimo evento che concerne la sesta edizione del Piccolo Festival delle Spartenze. Ad introdurre l’esibizione è il parroco Don Stefano Aita, che invita tutti a ritrovare la povertà e la purezza del Natale in uno strumento prettamente povero quale la zampogna. Pochi pezzi, poche canzoni tradizionali e conosciute hanno strappato un sorriso a tutte le persone sedute fra i banchi. Se non ci fosse stata la pandemia sicuramente la serata sarebbe culminata con balli e girotondi. Ma neppure la pandemia è in grado di dare un freno all’iniziativa degli spettatori, che iniziano a battere le mani a ritmo di musica.

Esibizione in Piazza Benedetto Croce

Alla zampogna troviamo Antonio De Filpo che, tra un brano e l’altro, descrive con passione gli strumenti musicali, mentre alla ciaramella (o ceramella) troviamo Andrea Cozzi e Francesco De Franco all’organetto. Interviene anche Giuseppe Sommario, presidente dell’associazione Assud e organizzatore del festival, che ringrazia spettatori e musicisti e augura a tutti buone feste e un buon anno a venire. La musica continua tra le vie di Paludi, dove in questa serata prende vita un suggestivo momento folkloristico. I particolari strumenti attirano adulti e bambini, nessuno perde l’occasione di registrare un video o scattare una foto.

Gli zampognari di Laino con due ragazze del Campus Spartenze 2021

Abbiamo avuto l’occasione di intervistare lo zampognaro Antonio, che ha lasciato trapelare tutta la passione che anima lo spirito del musicista. Cita lo zampognaro, indicando il fuoco acceso davanti alla facciata frontale della chiesa, “Non vogliamo lasciare la cenere, ma vogliamo tener vivo il fuoco”. Grazie a lui e agli altri ragazzi possiamo cogliere un messaggio molto importante: le tradizioni antiche non devono essere perse, ma preservate. Siamo noi, anche se nel nostro piccolo, a doverle mantenere in vita in modo da non farle appassire come un fiore d’inverno. Abbeveriamo dunque questa fruttifera pianta della tradizione, dedicando attenzione a questi piccoli tasselli di cultura che formano il meraviglioso mosaico che siamo noi, i nostri paesi, la nostra gente.

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