Califfi e vecchi merletti

João Francisco AM
Politica per passione
2 min readAug 1, 2014

L’informazione on-line è monopolizzata dalla guerra in Ucraina e dalla Guerra di Gaza, con intromissione di quando in quando delle vicende libiche. E capisco che un aereo civile abbattuto faccia rumore, come pure la sequenza quotidiana di morti palestinesi, che nulla o poco hanno a che vedere con Hamas, come donne e bambini.
Invece la guerra civile in Siria, diciamolo, ha stancato e non appare più tra le notizie.

Ma c’è la situazione in Iraq che è ancora più dimenticata, l’espansione dell’ISIS con il suo Califfato, di sapore antico Islam. Ci si ricorda della sua esistenza in occasione di azioni forti, come la distruzione della cattedrale di Mosul e la dispersione della comunità cristiana, con la fuga del vescovo; comunità tollerata e protetta sotto Saddam Hussein. Ci si ricorda per la distruzione dell’antica moschea di Jona, o di disposizioni aberranti come la richiesta di conversione degli shiiti sotto pena di morte, o dell’imposizione dell’infibulazione di tutte le donne nei territori controllati dal Califfato.
Ma poi la vicenda ritorna nel dimenticatoio. Non si sa se il territorio controllato si espande e si consolida, e cosa stia facendo il presunto governo di Baghdad.

Il Califfato, a mio avviso, non è affatto qualcosa di folkloristico, un revival estemporaneo dei primi secoli dell’Islam. È la notizia.
Intanto non è limitato al solo Iraq, con la minaccia ai terminal del petrolio del Golfo, ma si sta espandendo in Siria, approfittando del caos della sua guerra civile. Potenzialmente può diventare un movimento di riferimento internazionale, come fu al-Qaeda.
A differenza di bin Laden e del suo entourage, l’ISIS non vuole qualificarsi come anti-USA, ma si rivolge al mondo islamico. Questo può essere il suo punto di forza, perché il governo americano può per il momento non occuparsi dell’ISIS, impegnato fin troppo dagli altri problemi mondiali. Così il Califfato può rafforzarsi ed espandersi.

Per quanto riguarda il solo Iraq, l’ISIS può mandare a pezzi l’improbabile Stato, fatto di due etnie, la curda e l’araba, con quest’ultima divisa tra una minoranza sunnita, che ha sempre avuto il potere, e la maggioranza shiita, a volte decimata, tollerata come massimo. Stato artificiale l’Iraq, fin dal suo inizio, che solo Saddam Hussein sapeva tenere insieme con la forza del regime.

Sembra essere cosciente del pericolo del Califfato il solo Iran, stato shiita, al punto di cercare l’appoggio del nemico decennale, gli USA, per fermarlo.
Spero che il governo USA, questo e il prossimo, si rendano conto che il futuro del Medioriente non si gioca a Gaza. Il califfo Abu Bakr al-Baghdadi, se sa giocarsi bene le carte, può diventare riferimento anche per i movimenti islamici armati africani.

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João Francisco AM
Politica per passione

um homem como muitos, nada de especial, namorado do Brasil, o meu sonho e meta. Em Manaus e Santarém, espero por sempre. Me perguntem vocês se estou feliz!