Perché l’Ucraina

João Francisco AM
Politica per passione
3 min readAug 28, 2014

L’ambizione segreta, ma non tanto, di Putin è riportare i confini della Russia a quelli della vecchia URSS, o il più vicino possibile. Naturalmente non sono più i tempi di Gengis Khan, quanto la forza bastava per crearsi un impero; nel XXI secolo è necessario darsi una giustificazione, e per Putin è quella di riportare le minoranze russe sparse nelle repubbliche ex sovietiche tra le braccia della Santa Madre Russia, ovviamente con i territori da loro abitati.

Ricordo che i confini delle repubbliche erano certi e riconosciuti, e non contestati in due presidenze Eltsin, in due altre dello stesso Putin e una di Medvedev, e solo alla terza di Putin è stato sollevato il problema. Peraltro queste minoranze non sono frutto di dinamiche socio-economiche spontanee, come possono essere meridionali e veneti nel resto d’Italia, ma frutto di precise forzature politiche di Stalin che, fidandosi evidentemente dei popoli fratelli, diede il via alla loro russificazione.
Alle repubbliche baltiche, ancora più sospette per la recente acquisizione, Stalin diede una maggiore tolleranza, per indurre a migrarvi masse importanti di russi in cerca di aria meno asfittica. In queste repubbliche le minoranze russe vanno dal 20 al 40%: di fatto non sono più minoranze, ma parti costituenti della popolazione.

In effetti le repubbliche baltiche erano il bersaglio più facile e logico di Putin, avendo territori e popolazione modeste, con minoranze russe molto importanti. Al contrario l’Ucraina è vasta, con popolazione elevata, pesante da digerire. Perciò, perché è diventata il primo bersaglio di Putin, costringendolo a una strategia fatta di sbocconcellamenti continui e prolungati? Una strategia che è il contrario del famoso “Fate, ma fate presto” di memoria napoleonica (il terzo, per la cronaca).

Trovo tre ragioni alla scelta strategica. La prima è che l’Ucraina era già un caos governativo di suo, offrendosi come capro propiziatorio alle ambizioni imoperiali di Putin. Un giorno forse gli storici ukraini giudicheranno rovina della patria la Timoshenko, nalle sua smodata ambizione di essere la giovane e bella, abile intelligente e onnipotente padrona della politica del suo paese. Ora che è su una sedia a ruote in Germania, se è davvero intelligente come dicono, avrà modo di rifletterci.

La seconda ragione di Putin per prendersela con l’Ucraina per prima, era di pigliarsi la Crimea, per sbloccare la flotta russa del Mar Nero. E infatti, se l’è presa come primo boccone. Ora, quando rivolgerà i suoi appetiti alle repubbliche caucasiche, la flotta potrà dare un’importante contributo, per trasporto di uomini e mezzi, attacchi alle città della costa, pressione sul Bosforo per consigliare alla Turchia di non interferire nella conquista.

La terza ragione è di natura psicologica, un modo di dire alle altre repubbliche: — Fatevi i cazzi vostri e state a guardare. Se ho successo con la grossa Ucraina, nella totale mancanza di intervento dell’Occidente, figuratevi quando toccherà a voi!
E infatti perfino in Polonia hanno molta paura per il loro futuro, dopo questa svolta della politica russa.

Lo sbocconcellamento dell’Ucraina non sarà breve. Che cosa dovrebbero fare intanto le repubbliche ex sovietiche? Perché prima o poi verrà il loro turno, sia chiaro. Intanto non contare assolutamente sull’aiuto dell’Occidente: non arriverà.
In secondo luogo non dovranno presentarsi all’orso russo con lotte intestine. In terzo luogo, rendersi conto di essere tutte il potenziale bersaglio, quindi allearsi e prepararsi per la difesa comune. Putin non si fermerà dopo aver digerito l’Ucraina.

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João Francisco AM
Politica per passione

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