Ucraina e dintorni

Quadro generale

João Francisco AM
Politica per passione
2 min readSep 9, 2014

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Dopo aver saggiato in Ucraina la resistenza di USA ed Europa — solo sanzioni che non hanno mai spaventato alcun potente — Putin poteva pensare di usare la stessa strategia — secessionisti russi più o meno rinforzati da truppe moscovite — anche con i Paesi Baltici, aderenti alla NATO, quindi più problematici, contando sulla sua abulia e paura della guerra.

Ma dopo la visita di Obama a Tallinn, e la decisione di non abbandonare i paesi membri all’attacco russo, creando una forza di intervento immediato — in realtà più simbolica che reale, ma ne parlerò più avanti — il progetto, se c’era, deve essere stato abbandonato. Escludendo la Bielorussia, che Putin non ha interesse a conquistare perché già sua tramite il gauleiter Lukashenko, l’unico campo europeo di conquista per gengiskanino pietroburghino è l’Ucraina.
Per questo motivo credo poco alla tregua stipulata tra Kiev e i ribelli di Donetsk. Credo abbia il solo scopo di abbassare il livello di tensione internazionale.
Comunque la tregua è del tutto favorevole a Putin, che ottiene dall’Ucraina il riconoscimento di fatto della perdita della Crimea e la diminuzione di sovranità sul territorio di Donetsk, che rimane in mano armata dei secessionisti.

La forza di intervento immediata

Dicevo che è più simbolica che reale. Intanto non è affatto scontato che venga raccolta tra i paesi membri della NATO nella misura di 5.000 uomini ben equipaggiati, con i tempi che corrono di scarsa finanza. Ma ammesso che lo sia, risulta modesta in caso di impiego, considerato che potrebbe dover intervenire nei tre Paesi Baltici, in Slovacchia, in Romania e in Bulgaria. Già per mene in due di questi paesi, la forza rischia un intervento immediato a sparire.

Comunque ha il valore simbolico di comunicare a Putin che la NATO non starà a guardare, ed è già qualcosa.

Possibili sviluppi

Di uno ho già detto: Putin ha tutto l’interesse a fare calare momentaneamente la tensione internazionale. Il secondo interesse sarebbe quello di disgiungere l’Europa dagli Stati Uniti. Per ottenere questo risultato, nulla di meglio che spostare lontano dall’Europa lo scenario delle sue ambizioni di ricostruzione della vecchia Unione Sovietica.

Lo scenario migliore è il Caucaso, con la Georgia, l’Armenia e l’Azerbaigian, con il seguito di exclave e enclave. Un’espansione della Russia in questa regione preoccuperebbe al Turchia, ma in fondo non turberebbe più di tanto il sonno dell’UE. E sarebbe conveniente per la Russia per petrolio, gas e posizione strategica, a ridosso di Turchia e Iran, vicino a Iraq e Siria, senza dimenticare il Califfato prossimo venturo.

Appunti per una Filosofia della Storia

A me ragazzo, quando studiavo la storia — Guerra dei Cento Anni, dei Trenta Anni, guerre di Luigi XIV, di Napoleone — le vicende dei miei tempi apparivano come Storia Bloccata dal dualismo USA-URSS, con la possibilità di reciproco annientamento (e con loro del mondo intero) nell’olocausto nucleare. Invidiavo i tempi interessanti del passato. Con la caduta del sistema del Patto di Varsavia nel 1990, e nel 1991 della stessa URSS, la Storia ha ripreso, prima lentamente poi sempre più rapidamente, la strada dei tempi interesanti.
Solo che sono veramente come la celebre maledizione cinese.

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João Francisco AM
Politica per passione

um homem como muitos, nada de especial, namorado do Brasil, o meu sonho e meta. Em Manaus e Santarém, espero por sempre. Me perguntem vocês se estou feliz!