Campestre: meglio correre o studiare?

Poliziano News
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di Eugenio Pucci, Anita di Bella, Roghi Federico, Giovanni Civitelli

Tutti gli studenti, quando si è presentata la possibilità di partecipare alla corsa campestre, si sono posti la domanda: ‘Campestre: meglio correre o studiare?’. Ormai, per molti ragazzi, quella che originariamente era nata come una manifestazione sportiva pronta a coinvolgere tutti gli studenti, è diventata un’occasione imperdibile per evitare delle ore di lezione.

Infatti soltanto pochi alunni, in particolare i più talentuosi, hanno deciso di prendere parte alla competizione per passione e non per opportunità. Il risultato di questo comportamento è venuto alla luce soltanto nella fase provinciale, quando alcuni ragazzi a causa della richiesta di un impegno maggiore di tempo e di fatiche non hanno aderito al livello superiore della gara cedendo le loro qualificazioni agli altri concorrenti, tutto questo a scapito del nostro istituto che non ha potuto sfoggiare i suoi atleti migliori.

Questo atteggiamento non è stato riscontrato soltanto nella nostra scuola, ma nella maggior parte degli istituti italiani. Secondo noi la causa di questo fenomeno non è esclusivamente insita negli studenti, bensì deve essere ricercata nell’organizzazione delle ore di sport nella scuola italiana, infatti sia la materia di educazione fisica che le attività pomeridiane sono viste come un momento di scherzo o ancora peggio come ore rubate allo studio.

Ed è proprio per questa mentalità antiquata che l’Italia non riscontra successo in occasione delle gare internazionali, al contrario dei Paesi anglosassoni che hanno sempre favorito le attività sportive e valorizzato i loro atleti nei college. Nonostante tutto, l’amore per lo sport è sempre più presente nella società moderna, in quanto si stanno riscontrando dei risultati sempre più incoraggianti da parte dei nostri studenti.

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