Il crowdfunding civico

Opportunità, rischi e scenari futuri di un fenomeno in espansione

produzioni dal basso
Produzioni dal Basso

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di Angelo Rindone

Con il crescere del fenomeno e delle esperienze di crowdfunding anche in Italia è sempre più chiara la matrice multimodale e multidisciplinare di questo strumento, dalle infinite applicazioni. Inoltre la natura ancora acerba dei social network e delle sue implicazioni rende questo terreno uno spazio di pura sperimentazione i cui sviluppi sono tuttora imprevedibili ma, senza nessuno sforzo prospettico, possiamo sicuramente affermare che il fenomeno tenderà a crescere e maturare in modo esponenziale.
Uno di questi ambiti, diventato tanto spinoso quanto urgente e quindi particolarmente interessante è quello delle pubbliche amministrazioni, ovvero l’utilizzo di una economia di matrice disintermediata e sociale nella gestione dei comuni e dei territori: il cosiddetto civic crowdfunding.

OPPORTUNITÀ E RISCHI DEL CROWDFUNDING CIVICO

Sulle opportunità di questo strumento ci sono pochi dubbi:
Democratizzazione dei processi decisionali
Condivisione e moltiplicazione delle risorse
Trasparenza di processi deliberativi
Partecipazione diretta ed inclusiva dei cittadini sul territorio

Meno chiare ma decisive paiono le difficoltà e in certi casi i rischi:
• Radicale modifica del linguaggio e delle modalità. Sapranno i politici prima e progettisti, associazioni, enti territoriali, architetti, tecnici e consulenti poi, comunicare in modo nuovo, con strumenti nuovi ad una platea nuova?
• In via del tutto teorica, ma non così indimostrabile, il crowdfunding puro applicato alla gestione degli spazi pubblici potrebbe dar vita a progetti del tutto fuori contesto se non addirittura dannosi. Per sua natura infatti il crowdfunding ad oggi attira maggiori risorse ed energie su progetti con un forte appeal soprattutto sul lato della comunicazione.
• C’è poi ovviamente il “tema dei temi”, cioè la parziale (totale?) perdita del ruolo di mediazione da parte della politica (questo ovviamente può anche essere visto in una chiave del tutto positiva soprattutto alla luce di recenti accadimenti politici e sociali del nostro paese; solo uno sguardo disattento però può non coglierne i rischi)
• Infine ci sono due macro temi, la delega dei percorsi sociali ed il discrimine delle minoranze, entrambi appartenenti a una sfera più complessa dell’argomento esposto ma che in ogni caso vanno sempre tenuti in primo piano con grande attenzione. Infatti se in campo culturale il crowdfunding lavora benissimo nelle nicchie e nei segmenti della coda lunga, nel caso del crowdfunding civico potrebbero emergere in modo significativo e distorto forme di dittatura della maggioranza.
In questo senso il crowdfunding non può porsi (e del resto non ha potuto farlo mai) come soluzione unica e totalizzante. La capacità del crowdfunding di ibridarsi con altre forme di social-economia diventa quindi fondamentale e strategica.

IL LINGUAGGIO NEL CROWDFUNDING CIVICO
Se vogliamo aggiungere la parola “civico” a “crowdfunding” dobbiamo necessariamente spostare la visuale. Se il crowdfunding può tranquillamente funzionare con i suoi meccanismi, che partono anche da piccole comunità di interesse, il crowdfunding civico, aggiungendosi come modalità di sviluppo urbano e territoriale, non può prescindere dal considerarsi qualcosa di necessariamente più strutturato ed includente. L’idea che molti addetti ai lavori si sono fatti sulle possibilità del crowdfunding usato dalle pubbliche amministrazioni è troppo semplicistica e non tiene conto di alcuni fattori, primo fra tutti lo stravolgimento che le regole del normale crowdfunding subiscono. Prendiamo per esempio il tema della condivisione o della co-creazione di un progetto. Se nel crowdfunding “condividere” è un valore ancora opzionale, nel crowdfunding civico è una costante obbligatoria, continua, inevitabile.

IL LINGUAGGIO DEL PROGETTO
Il progetto, qualsiasi esso sia, comincia il suo percorso (tecnico, logico, logistico, progettuale, narrativo, emotivo) dal momento in cui viene presentato, anche nella sua forma primitiva ed abbozzata. I luoghi di sviluppo, socializzazione e sostegno del crowdfunding civico ne devono ovviamente tenere conto. Una piattaforma di crowdfundingcivico diventa quindi un imbuto in cui idee e progetti, proposte della comunità, non solo vengono esposte ma vengono letteralmente contaminate e diventano di pubblico dominio. Questa condizione è inedita: ecco quindi che il linguaggio del progetto non è solo il suo racconto ma diventa anche la struttura stessa in cui è inserito, il sistema di strumenti a cui è sottoposto.

Il crowdfunding civico è un incubatore di progetti territoriali fatto da cittadini, associazioni e amministrazione, in cui il contributo economico è solo una validazione sociale che arriva alla fine di un percorso condiviso.

IL LINGUAGGIO DELLA MODALITÀ
Il crowdfunding o è popolare o non è. Si tratta di una parola complessa, spesso pronunciata male ed emotivamente poco coinvolgente, poco comprensibile per il pubblico italiano. Se ne parla, in Italia, con un misto di mitologia e bizantinismo, tali da renderlo ad oggi un tema ancora per pochi. Non abbiamo trovato un taglio per parlare di questa modalità in modo comprensibile a tutti. Con il crowdfunding civico non possiamo prescindere dalla parola crowd (per quanto a mio avviso non del tutto corretta) se vogliamo accendere una miccia fatta di partecipazione e coinvolgimento dei cittadini di un territorio. Dobbiamo spogliare il crowdfunding delle tante infrastrutture che abbiamo fino ad oggi accumulato, spogliarci forse anche del termine stesso, arrivare ad una sintesi che è già nella modalità. Passare dalla metafisica alla fisica, dall’ipotesi alla tesi, dal linguaggio scritto alla lingua parlata. Alla domanda necessaria “come posso fare in modo che la mia vicina di casa conosca il crowdfunding?” deve seguire una ulteriore domanda, non priva di risvolti anche contraddittori “cosa succederà quando la mia vicina di casa saprà che esiste il crowdfunding?”

IL BILANCIO PARTECIPATIVO
Uno sviluppo interessante nel contesto delle amministrazioni pubbliche potrebbe venire dal mescolamento di pratiche di bilancio partecipativo e crowdfunding.

[da Wikipedia]
Il Bilancio Partecipativo o partecipato è una forma di partecipazione diretta dei cittadini alla vita politica della propria città (democrazia diretta) consistente nell’assegnare una quota di bilancio dell’Ente locale alla gestione diretta dei cittadini, che vengono così messi in grado di interagire e dialogare con le scelte delle Amministrazioni per modificarle a proprio beneficio.
A partire dagli anni novanta del Novecento, esso si è venuto affermando -su scala globale- come pratica antonomastica della democrazia partecipativa, per poi cedere gradualmente il passo, negli anni recenti, alla famiglia dei “bilanci orientati” (sociale, di genere, di pari opportunità, etc.) e a forme di partecipazione tematica più mirate e meno comprensive.
[…] In Italia, il Bilancio partecipato ha visto una decisa diffusione, soprattutto nei comuni dell’Italia centrale, a partire dalla fine degli anni ‘90. In molte realtà locali, però, è stato spesso anticipato o sostituito dal
Bilancio sociale, che pur favorendo il contributo dei cittadini, ne limita la concreta incisività poiché spesso è presentato a consuntivo. Del resto, nello stesso Brasile il Bilancio partecipato ha avuto sorte diversa a seconda delle città in cui è stato utilizzato. La buona riuscita di questo strumento, infatti, spesso necessita di una certa stabilità politico-amministrativa e di una volontà di coinvolgimento che va ben oltre gli attori politici. In alcune città brasiliane, infatti, dove non era altrettanto radicato un decentramento amministrativo e la partecipazione di associazioni di categoria o sindacali, la quota di bilancio decisa attraverso il sistema partecipativo non ha superato il 10%. […]

Il limite di questo strumento, alla luce delle nuove trasformazioni portate anche dalla crowd-economy, sta in due fattori rilevanti:
• se un comune ha un budget limitato (o peggio tendente al fallimento), di fatto limita anche l’azione sul bilancio. Quindi, il bilancio partecipativo funziona solo in presenza di risorse importanti, cosa sempre più rara.
• infine, come segnalato correttamente su wikipedia, la qualità di inclusione di un processo di bilancio partecipativo dipende molto dalla stabilità politica e nel migliore dei casi queste pratiche convergono infatti verso il bilancio sociale o il bilancio orientato, ovvero forme molto più mediate e non sempre del tutto trasparenti.

Aggiungo poi una nota del tutto personale: il livello di partecipazione e “rischio” nei bilanci partecipati è formale e poco includente, in quanto nella maggior parte dei casi viene chiesto ai cittadini di esprimere in forma di “voto” una preferenza su un ventaglio di progetti (o scelte). Troppo poco, troppo vago, e nella sua forma online troppo somigliante al like di Facebook.

AFFINITÀ E DIVERGENZE tra crowdfunding civico e bilancio partecipato Con l’innesto del crowdfunding potrebbe crearsi una alchimia virtuosa visto che, alla luce di quanto detto, i due sistemi hanno finalità molto simili e i loro punti di forza e di debolezza si compensano.

In sintesi:
Laddove una amministrazione pubblica — pure con le buone intenzioni che muovono l’idea di utilizzare il bilancio partecipativo — non abbia i soldi o ne abbia pochi, il crowdfunding diventa una ulteriore leva motivazionale perché oltre alla partecipazione porta anche tantissimi piccoli rivoli economici.

Laddove il crowdfunding osa pericolosamente per eccesso di disintermediazione il bilancio partecipativo é il cappello istituzionale ideale per la pre-selezione e l’incubazione di progetti di carattere civico.

Laddove il bilancio partecipativo pecca dando, nonostante le intenzioni, un ruolo poco pro-attivo e poco responsabilizzato ai cittadini, il crowdfunding reclama una partecipazione che é anche un piccolo rischio economico e quindi richiede una ponderazione ed una partecipazione obbligatoriamente maggiore.

UNA PIATTAFORMA PER I COMUNI ITALIANI
L’idea alla base di questo testo è che ogni comune italiano possa domani cominciare in modo semplice ed autonomo un percorso che unisca il Bilancio partecipativo ed il crowdfunding.
Non è questa la sede per valutare i motivi politici, i percorsi territoriali, le discussioni e gli ambiti in cui questo percorso possa meglio radicarsi e crescere, anzi credo che chi costruisce degli strumenti informatici, pur avendo in sé un afflato di tipo idealistico, debba necessariamente ispirarsi ai principi della net-neutrality, i soli che oggi possano garantire un accesso molteplice e il più possibile orizzontale a questi strumenti.

Ecco quindi che possiamo immaginare una piattaforma online personalizzabile dal comune ed implementabile nei propri ambiti (sito internet, rete civica). Questa piattaforma ha lo scopo principale di raccogliere i progetti e permetterne la selezione da parte dell’amministrazione comunale. I criteri di selezione ed accettazione dei progetti vanno obbligatoriamente dichiarati e resi disponibili (criteri di trasparenza), così come la possibilità di presentare un progetto é libera ed aperta (concetto di orizzontalità).

Il comune dichiarerà il budget che ha in bilancio da destinare a queste iniziative, il budget però non servirà, come oggi, a coprire per intero i costi delle iniziative più votate o volute, ma a coprire, per esempio) il 30% dei costi delle iniziative a cui il maggior numero di cittadini darà volontariamente un seppur minimo contributo.
In questo modo se con 10 mila euro in un bilancio partecipativo si possono sostenere a malapena 2 piccoli progetti da 5mila euro l’uno, utilizzando lo strumento del crowdfunding i progetti che vedranno la luce possono ipoteticamente diventare 5.
In qualche modo la funzione di calcolatrice di questa piattaforma sarà di tipo progressivo per la barra di avanzamento dei progetti e regressivo per la barra relativa al budget preventivato dal comune, in base quindi ai fondi erogati e a quelli restanti.
Inoltre, dato importante, si dovrà innalzare obbligatoriamente il livello di trasparenza dei singoli progetti che dovranno avere finalità precise e budget ragionati e dovrà elevarsi anche il livello della comunicazione perché proponenti per raggiungere in crowdfunding il 70% del budget richiesto dovranno saper coinvolgere in maniera reale, non solo formale, i cittadini.
Il livello di automazione di questa piattaforma deve essere tale da evitare che l’alternanza politica, dopo le elezioni amministrative, possa influire in modo negativo nel processo; mentre la semplicità d’uso e di accesso a questi strumenti deve essere tale da garantire a tutti i cittadini di poter partecipare senza particolari capacità informatiche.

Un capitolo a parte lo meriterebbe poi l’introduzione del concetto di reward in progetti di questo tipo. Perché se da una parte la ricompensa è già insita di per se nel progetto — che in questo caso dovrà avere quasi obbligatoriamente un respiro di utilità pubblica e di beneficio per la cittadinanza — é altrettanto vero che si possono immaginare livelli di ricompensa più complessi e di carattere motivazionale. Ad esempio nel caso della costruzione di un monumento si può pensare di inserire il nome dei “cittadini donatori” in una lastra a futura memoria, oppure nel caso di un evento si possono immaginare ricompense di tipo emozionale o di partecipazione più attiva. Insomma questo aspetto non va sottovalutato ma anzi valorizzato e ragionato.
Anche perché il cittadino che già paga le tasse deve avere un valido motivo per “aiutare”, seppur con un contributo volontario, il proprio comune nella messa in opera di iniziative particolari e ben mirate.

In ultimo, ma non meno importante da puntualizzare, i progetti e le scelte che passano su queste piattaforme non devono attingere risorse economiche o politiche dai servizi sociali, scolastici ed in assoluto da tutti i servizi essenziali per la corretta vita di una comunità. In pratica il bilancio partecipativo ed il crowdfunding sono appendici ed implementazione di una normale attività che va garantita per costituzione da tutte le amministrazioni locali.

È chiaro come una piattaforma del genere richieda un’analisi attenta degli algoritmi, dell’architettura software e uno studio meticoloso delle dinamiche di back-end e front-end.
Questo lavoro dovrà tener conto di quanto scritto qui sopra, ma molto dipenderà anche dalla conoscenza che gli sviluppatori e i loro committenti avranno degli strumenti che qui si vanno ad incrociare e fondere con la burocrazia e con l’amministrazione della cosa pubblica.

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