Lo sport come motore del cambiamento. I tre progetti selezionati nell’ambito della call “Games” lanciata da Infinity.
Tra le numerose proposte pervenute anche per quest’edizione (oltre 50), lo sport è stato il vincitore di “Games”, la seconda call lanciata da Infinity e dedicata al tema del gioco. Lo sport è infatti il fil rouge che accomuna i tre progetti selezionati.
La raccolta fondi è partita il 5 novembre e si concluderà il prossimo 24 gennaio: al raggiungimento della metà dell’obiettivo economico (fissato per tutti a 10mila euro), Infinity erogherà un cofinanziamento di 5mila euro per ciascuna campagna e i docufilm saranno inseriti nel palinsesto di Infinity del 2019.
Ecco i tre progetti selezionati:
ALÈ
Alè è la parola più usata nel mondo dell’arrampicata sportiva (ascesa di pareti e montagne) in Italia e in Europa. Deriva dal francese “Allez” (“Forza”, “Su”): è un incitamento giocoso, un grido corale, una preghiera auto-motivazionale in situazioni difficili. Come quelle, prima o poi, a tutti capita di attraversare.
Il free climbing è un tipo di sport difficile da spiegare a parole a chi non l’ha mai praticato. La Soul Film ha scelto di raccontare questa disciplina nel modo più fruibile e immediato: attraverso le immagini.
Pugni Chiusi
Incassare per ripartire. Un po’ come sbagliare prima di capire, quindi riprendere la retta via. Da questa idea nasce “Pugni chiusi”, il progetto di pugilato attivo dal 2016 nel carcere di Bollate, in provincia di Milano, e rivolto a detenuti e polizia penitenziaria.
Un docufilm da guardare, non solo per imparare qualcosa di più su uno sport, come la boxe, che ormai si vede poco in televisione ma che veicola molti valori importanti, tra cui il rispetto dell’avversario, il coraggio di ripartire anche dopo aver subito una sconfitta e la capacità di dosare la propria forza, ma anche per riflettere sulla possibilità di riscatto per chi ha commesso degli errori. “Pugni chiusi” ha infatti l’obiettivo di raccontare come lo sport possa essere una grande leva emotiva per “uscire dal tunnel”, ricostruendo un nuovo futuro e riacquistando un ruolo all’interno della società. Partendo dal progetto nel carcere di Bollate, il documentario mette in contrapposizione la vita sportiva e sociale di un pugile detenuto con quella di un pugile “libero”.
Vivaio Italia
La mancata qualificazione della Nazionale al campionato mondiale è infatti una dura verità che, a dodici anni dalla vittoria della Coppa del Mondo in Germania, rappresenta una ferita ancora aperta non solo nel cuore degli undici della Nazionale, ma anche in quello di tutti i tifosi degli azzurri. Un episodio triste della storia calcistica italiana, che fa emergere un dato altrettanto preoccupante: dal 2006 a oggi, l’Italia non è stata più in grado di crescere una nuova generazione di calciatori di livello mondiale. Un vivaio di cui i coltivatori (di talenti) si sono troppo spesso dimenticati, relegando i nostri giovani più promettenti in panchina oppure lasciandoli “maturare” troppo a lungo nelle squadre minori. All’estero, al contrario, le promesse del calcio vengono gradualmente lanciate, con la possibilità di allenarsi quotidianamente fianco a fianco dei calciatori più famosi del panorama internazionale.
Un documentario che tratta un tema “scottante” ma allo stesso tempo di interesse per tutti gli sportivi (e non).