ProjectA14 — Part 1 Chapter 3 (v.2)

Hollow Town

Valentina Bertani
Project A14

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Note

Questa è la versione originale del capitolo così come compariva nella novelette Sogno Lucido. Quale preferite? Questa? O quest’altra versione? {io propenderei per questa}

Sophie e Claire scesero in strada. Capannelli di zombi si aggiravano tra le auto in cerca di prede da sbranare. Reagirono prontamente alla comparsa delle ragazze, ma Sophie non si lasciò sorprendere: richiamò il fuoco e lo scagliò sulla carcassa di un’auto, creando una cortina di fiamme. Gli zombi, disorientati, indietreggiarono per evitare il fuoco e Sophie ne approfittò per attaccare.
Stupefatta, Claire la vide maneggiare uno spadone ingombrante con l’abilità di un’amazzone. Le sue movenze sembravano quelle di una danza: le ginocchia lievemente piegate, il busto rigido, descriveva con la lama movimenti circolari, avanzava e poi saltava indietro. Dove la lama toccava la carne, arti e teste venivano mozzati, tra fiotti di sangue e lamenti rochi.
Il sangue zampillava come da una fontana, ma non macchiava né gli abiti, né la pelle di Sophie.
Claire pensò fosse strano, come se la modalità “gore” fosse stata disattivata. Ma chi delle due aveva deciso di disattivarla? Sophie? Perché erano le loro menti ad aver generato l’incubo, giusto?
Scosse la testa. Non poteva concedersi il lusso di soffermarsi a riflettere! Non con Sophie che danzava tra gli zombi, rischiando di essere sopraffatta. Allora si gettò nella mischia e scoprì di essere capace di maneggiare coltello e pistola con l’abilità di una soldatessa addestrata.
Quando l’ultimo zombi cadde e scomparve, ripararono in un vicolo.
Sophie richiamò la mappa per studiare il percorso. Un punto rosso pulsava sulla cartina e indicava il loro obiettivo, la sede centrale della HHPD.
Mentre Sophie studiava la mappa, Claire lanciò una rapida occhiata al viale. Le finestre delle case erano orbite vuote che si aprivano su pozze di oscurità. La corrente era saltata e l’unica fonte di luce era il lucore del crepuscolo.
Il torpore del risveglio e l’adrenalina della battaglia lasciarono il posto a un improvviso terrore, mentre Claire ricordava in che modo si evolveva il gioco e il suo epilogo inevitabile. Avevano le ore contate!
“Sophie!”
Sophie le lanciò un’occhiata interrogativa da sopra la mappa.
“Siamo a Howling Hollow in H3:R! Tra poche ore verrà sganciata una testata nucleare sulla città!”
Sophie corrugò la fronte, ma non si scompose. Noelle la odiava quando faceva così! Come poteva rimanere tranquilla sapendo che, se non avessero trovato il modo di fuggire o di svegliarsi, sarebbero saltate in aria?
“Vuoi restare qui e scoprire cosa succede se saltiamo in aria con la città?”
Le ci volle qualche momento per elaborare la frecciata sarcastica di Sophie.
“N-no!”
“Allora muoviamoci. Alla fine Julia trova il modo di lasciare la città, no?”

Il tragitto per la centrale di polizia si snodava attraverso un tortuoso labirinto di vicoli, stradine secondarie e il cantiere di un palazzo in costruzione. Il percorso pullulava di zombi e altre atrocità.
Il primo gruppetto di zombi che incontrarono era intento a sbranare una carcassa e lo aggirarono senza problemi. Il cantiere, invece, era infestato di creature inferocite. Non potevano aggirarlo e di zombi ce n’erano troppi per sperare di seminarli correndo.
Claire protestò che ci avevano messo troppo, al termine della battaglia.
“Rilassati, Clary. Abbiamo tempo.”
Sophie era totalmente concentrata sul gioco. Faceva paura!
“Claire?”
Sophie la guardava con aria interrogativa. Claire scosse la testa.
“Andiamo!”
Nel cortile della centrale incapparono in una muta di cani mannari; falcidiarli fu questione di una manciata di secondi, con la magia di Sophie.
Quando raggiunsero l’ingresso della centrale, Claire si sentì un poco rincuorata. I tempi di gioco corrispondevano più o meno a quelli che ricordava e non avevano incontrato sorprese.

Raggiunsero il portone, su quale campeggiava la scritta “Howling Hollow Police Department”. Claire si aspettava che fosse sbarrato; invece cedette alla minima spinta. Strano. Ricordava di essere entrata attraverso una finestra rotta nelle sue numerose partite. Il fatto le provocò un’ondata d’ansia, ma Sophie entrò e fu costretta a seguirla.
L’atrio era deserto. Sembrava che avesse avuto luogo una battaglia, ma di zombi non c’era traccia, anche se Claire ricordava di averne uccisi almeno un paio.
“Qualcosa non va, Sophie!” sbottò. “Qui dovrebbero esserci degli zombi. Il portone era bloccato da un armadio e da una scrivania in tutte le partite che ho giocato. Ne sono sicura perché nel gioco Julia entra da una finestra rotta e bisogna stare attenti a non ferirsi.”
“Può darsi che non tutti i particolari coincidano. Se è basato sulle nostre memorie, magari c’è stata interferenza tra ciò che mi ricordo io, che ho visto una registrazione di una partita di mio fratello e quello che ricordi tu, che invece ci hai giocato. La mia memoria è meno precisa della tua, perché non ci ho giocato. Forse questo è un adeguamento dovuto alla mediazione tra i nostri ricordi.”
“Ma secondo te stiamo semplicemente sognando? Sembra tutto così…reale! E poi se ci fossimo svegliate e collegate a un virtuagioco, non credi che lo sapremmo? Insomma, ci sono un mucchio di operazioni da fare, se ci pensi. Accendere il computer, accedere a HoloNet, indossare il visore, loggarsi e selezionare il gioco. Per fare squadra devi inviare un messaggio al tuo amico e lui deve accettare la richiesta. Non sono operazioni che uno può fare da sonnambulo. Però come fa questo ad essere un sogno se sono completamente lucida e in grado di ragionare? E il setting non cambia in modo imprevedibile? Insomma, i sogni dovrebbero essere incoerenti, bizzarri, surreali! Questo non lo è. Ricalca perfettamente il gameplay di H3:R. Okay, ad eccezione del tuo personaggio e del fatto che non siamo entrate da una finestra rotta…ma tutto il resto corrisponde.”
Scosse la testa.
“Comunque, saliamo al piano di sopra e andiamo a cercare il rapporto della S.T.A.R.T. nel loro ufficio. È anche un’area di salvataggio, così possiamo riposarci un po’ e riordinare le idee.”
Il corridoio che dava accesso agli uffici era ingombro di mobili riversi a formare barricate. L’accesso alla porta tagliafuoco dall’altra parte del corridoio era ostruito da un archivio. Il pavimento era cosparso di fascicoli smembrati e frammenti di vetro. Dalle finestre entrava lattea e polverosa la luce della luna, unica fonte d’illuminazione del corridoio.
Claire si diresse a passo sicuro all’ufficio della S.T.A.R.T., la squadra speciale di cui faceva parte Julia Morgenstern. Quando aprì la porta, scoprì che a condividere quell’incubo non erano le sole.

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