ProjectA14 — Part 1 Chapter 8

A mad scientist’s greenhouse

Valentina Bertani
Project A14

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Aku emerse dalle fogne nei pressi di Villa Burke. Attraversarle era stato più difficile del previsto. Ammazzare ragni giganti senza granate incendiarie voleva dire centrare con una precisione da cecchino l’occhio centrale, dietro il quale si trovava il centro nevralgico dell’aracnide, cercando di evitare gli schizzi di bava velenosa e gli artigli.
La spalla ferita pulsava e gli faceva un male del diavolo. Il bendaggio era zuppo di sangue. Ansimava, aveva i brividi ed era ricoperto da capo a piedi da un velo di sudore gelido. Il sudore gli colava negli occhi, appannandogli la vista.
Burke, nella sua follia di scienziato pazzo ma geniale, aveva trasformato la dependance della villa nel suo laboratorio privato; ma raggiungerlo non sarebbe stata una passeggiata — rottweiler mannari si aggiravano ancora per i giardini della villa e Marguerite infestava le sue stanze, divenuta di fatto la nuova padrona dell’edificio.
Marguerite era stata la figlia dodicenne del guardiano e una delle prime cavie di Burke, insieme alla madre. Trasformate entrambe in zombi, Marguerite aveva ucciso la madre e ne aveva letteralmente indossato la pelle.
La villa era recintata da un alto muro perimetrale di pietra scura che, con lo stile gotico dell’edificio, contribuiva a darle un aspetto terrificante e austero, soprattutto nella luce malata di quell’ora grigia che precede l’alba. Vi si poteva accedere da due punti: dal cancello principale, sbarrato e da quello sul retro, che Aku avrebbe potuto scavalcare facilmente.
Aku optò per il retro. Si ritrovò nella zona dov’era stata la piscina della villa, ora uno stagno putrescente. Non voleva neanche immaginare quali orrende mostruosità si celassero al suo interno. Evitò con cura di passarci accanto e, tramite una rampa di scale, raggiunse il patio. La fontana secca e i viluppi di piante che infestavano il colonnato gli fecero salire un brivido lungo la schiena.
Attraversò il patio velocemente, ma con cautela. Solo pochi passi lo separavano dal laboratorio. Uccise un paio di rottweiler mannari lungo il percorso e pregò di non incontrare Marguerite. Non ebbe fortuna. La trovò davanti alla porta del laboratorio, intenta a sbranare un rottweiler.
Attacco o fuga? Marguerite per fortuna non era molto sveglia e gli bastò scansarsi e rotolare di lato per evitare un manrovescio.
Marguerite cacciò un ringhio di rabbia e attaccò di nuovo.
Con un ultimo, disperato barlume di lucidità, Aku prese la mira e la colpì al cuore e in mezzo agli occhi, liberandola dai suoi tormenti.
Il ragazzo crollò sulle ginocchia e si sarebbe lasciato andare a un dolce oblio…ma Chihiro aveva bisogno del vaccino e ne esisteva un’unica fiala, custodita in una valigetta sigillata nel laboratorio.
Aku avrebbe dovuto esplorare la villa e recuperare i codici per accedere al laboratorio nello studio e nella biblioteca di Burke, ma si ricordava quelli che aveva usato nella sua partita più recente e pregò che funzionassero. Funzionavano. Le doppie porte elettroniche del laboratorio si aprirono per lui con un sibilo idraulico.
Il laboratorio era deserto, intonso e in perfetto ordine. Aku recuperò la valigetta dalla cassaforte, il codice per sbloccare il sigillo elettronico di questa tra le carte di Burke, raccolse le ultime forze rimaste e riprese la strada del ritorno.

Dawn premette la canna contro il collo di Claire e tirò il grilletto.
La fiala di anti-virus si svuotò e il vaccino entrò rapidamente in circolo tramite l’arteria carotidea.
“Cosa facciamo, adesso?” chiese Sarah.
“Adesso aspettiamo che si riprenda, poi ci dirigiamo allo stabilimento della Asclepius per lo showdown finale” disse Michael.
“Aku e Sophie?” chiese Dawn.
“Ci raggiungeranno facendo un altro percorso” replicò Daniel.
“Ragazze, approfittatene per riposare un po’. Ci mettiamo in cammino appena Clary si sveglia.”

Seduta in un angolo della casupola del guardiano di fronte al letto in cui giaceva Chihiro, Sophie osservava il bubbone che aveva sul collo. Si era ingrossato e aveva assunto la forma sferica di un bulbo oculare. Quando fosse apparso un taglio al centro del bulbo e questo si fosse aperto, come una palpebra, la trasformazione di Chihiro sarebbe cominciata e nulla avrebbe potuto fermarla. Prima che accadesse, Sophie doveva ucciderla. Cosa c’era di più semplice?
Le si rivoltava lo stomaco al pensiero. Cosa ne sarebbe stato di Chihiro nel mondo reale? Lo shock l’avrebbe uccisa? …e se si fosse trasformata…? Scosse la testa. Non voleva pensarci.
Dei colpi alla porta la fecero trasalire. Andò ad aprire.

Aku crollò tra le sue braccia.
“Aku!” esclamò Sophie, sorreggendolo e accompagnandolo alla sedia.
“Aku, stai sanguinando…”
“Chihiro” replicò Aku, con un filo di voce, consegnandole la valigetta.
“Il codice è 8uRk3.”
Sophie aprì la valigetta. Conteneva una dose di vaccino e una siringa ad aria compressa per iniettarla. Tornò da Chihiro, scostò la coperta, le scoprì un braccio, inserì l’ago e tirò il grilletto. L’anti-virus entrò in circolo, il bubbone si sgonfiò e scomparve. La ragazzina riacquistò un po’ di colore e riprese a respirare normalmente.
“Vorrei lasciarla riposare” disse Aku. “Ma non abbiamo tempo. Comincia ad albeggiare.”
“Non puoi muoverti nelle tue condizioni, Aku e non puoi nemmeno trasportare Chihiro.”
“Dovrai portarla tu. Chihiro è piccola per la sua età ed è molto magra. Dovresti farcela.”
“Prima dobbiamo trovare un modo per fermare il sangue. Morirai dissanguato, così.”
“…e come? Non vedo kit di pronto soccorso da queste parti.”
Sophie si avvicinò a lui, rimosse il bendaggio ormai inutile e scoprì la ferita.
“Il mio personaggio conosce degli incantesimi curativi. Tanto vale provarci.”
Un bagliore verde scaturì dalla mano di Sophie. La ferita si rimarginò e scomparve.
“Non è rimasta nemmeno la cicatrice!” esclamò Aku, sorpreso. “Grazie. Adesso posso portare Chihiro. Andiamo! Lo stabilimento della Asclepius non è lontano.”
Sophie scosse la testa.
“Credevo che non avrebbe funzionato. Il Fuoco di Dawn non ha ucciso le bestiacce nei sotterranei.”
“Sophie” replicò Aku, mentre si caricava Chihiro sulla schiena, “Forse devi semplicemente crederci.”
Sophie gli lanciò un’occhiata interrogativa.
“Non abbiamo avuto molto tempo per riflettere” continuò Aku, raggiungendo la porta della stamberga, “Ma magari c’è un motivo per cui ci siamo risvegliati nei panni dei nostri personaggi preferiti. Forse possiamo interagire con questo mondo e cambiarlo. Insomma, probabilmente non possiamo sovvertire le regole, ma piegarle quel tanto che basta al nostro volere — per rendere le cose più semplici.”
Sophie guardò la propria mano, da cui era scaturita la magia che aveva rimarginato la ferita di Aku.
Aveva desiderato con tutta se stessa che funzionasse e al tempo stesso si era detta che comunque, non aveva nulla da perdere a provarci. Così facendo aveva piegato al suo volere le regole del gioco?
Appuntò mentalmente di parlarne agli altri, quando si fossero ritrovati allo stabilimento Asclepius.

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