ProjectA14 — Part 1 Chapter 9

Valentina Bertani
Project A14
Published in
8 min readAug 7, 2014

--

The Quiet before the Storm

Claire aprì gli occhi. Per un momento, sperò di risvegliarsi nel suo letto, ma quella speranza si dissolse in un istante, quando si rese conto di essere distesa sul pavimento dell’ufficio polveroso sul quale era svenuta. Ancora intrappolata nell’incubo che condivideva con gli amici.
Con fatica si tirò a sedere e abbracciò l’ufficio con lo sguardo.
Con lei c’erano Michael, Dawn, Daniel e Sarah.
Gli amici stavano parlando tra loro a voce bassa.
“Dov’è Sophie?”
Michael si volse.
“Ti sei svegliata, finalmente. Come ti senti?”
“Meglio” mentì Claire. “Dov’è Sophie?”
“Con Aku e Chihiro. Ci raggiungeranno allo stabilimento Asclepius.
“Aku e Chihiro? Ci sono anche loro?”
“Nei panni di Luke Skylark e Eleanor Burke” disse Daniel, cupo.
“Oddio! Chihiro sta bene?”
“È quello che ci auguriamo. A questo punto dovrebbero averle iniettato il vaccino.”
“Come ti senti?” le chiese di nuovo Michael.
“Stordita. Stanca. Debole. Ho sete. Ho fame. Che ore sono?”
“Le quattro del mattino.”
“Allora muoviamoci.”
Si alzò in piedi con fatica e quando fu in piedi ebbe una vertigine, ma riuscì a mantenere l’equilibrio. Attese che il malessere passasse e che la stanza smettesse di girarle intorno.
“Voglio farmi una doccia.”
“Non sei l’unica.”
“Appunto! In un VirtuaGioco queste sensazioni non dovremmo nemmeno provarle!”
“Clary, a questo punto vogliamo solo battere il gioco e risvegliarci nei nostri letti.”
“Messaggio ricevuto. Basta congetture. Raggiungiamo lo stabilimento Asclepius.

Sophie sollevò lo sguardo sullo stabilimento Asclepius. Il percorso che avevano fatto per raggiungerlo passava attraverso una wasteland industriale; invece il complesso sembrava essere stato teletrasportato in quel da un film di fantascienza — grandi vetrate, design avveniristico; sullo sfondo, un immenso giardino all’italiana infestato da piante mutanti, cani mannari e altri prodotti e sottoprodotti degli esperimenti di Burke. Gli edifici erano illuminati dall’interno dalle luci d’emergenza, un lucore azzurrognolo che dava al complesso un aspetto fantasmagorico. Non c’erano recinzioni perimetrali né cancellate e con gli allarmi e le serrature magnetiche saltate in seguito al blackout totale che aveva investito la città, non gli fu difficile raggiungere l’atrio.
Sophie si occupò di due receptionist, un inserviente e un paio di ricercatori zombie che si trascinavano intorno con aria stanca.
L’atrio era in buone condizioni. Divanetti e tavolini erano al loro posto, intonsi; le macchinette dell’angolo ristoro erano intatte…e invitanti, per le loro gole secche e i loro stomaci borbottanti; il banco della reception, una mezzaluna scolpita in un lucente blocco unico di marmo bianco, era lucido e ordinato, come fosse appena stato pulito e rassettato, i computer e i telefoni intatti. Non c’erano macchie di sangue a imbrattare muri.
Dal lucernario entrava la luce smorta dell’ora grigia che precede l’alba.
Aku adagiò Chihiro, ancora priva di sensi, su uno dei divanetti e raggiunse Sophie alle macchinette.
“Sophie, ma vuoi davvero rischiare di beccarti il virus θ o qualche altro accidente?”
Sophie si scostò dalle macchinette.
“Ad essere sincera, no, ma non sai cosa darei per un bicchiere d’acqua fresca! Però, no, non ci tengo a trasformarmi in uno zombie.”
“Niichan.”
La voce flebile di Chihiro li richiamò ai divanetti. Aku si chinò su di lei e le prese una mano.
“Sono qui, Chihiro.”
“Il mostro è andato via, niichan?”
“Sì. È tutto a posto. Il tuo oniichan si è occupato del mostro.”
“Posso aprire gli occhi, adesso, niichan?”
“Certo.”
Chihiro aprì gli occhi e si guardò intorno.
“Sto ancora sognando, niichan?”
Aku non replicò. Non sapeva come rispondere alla sua domanda.
Tutti loro, stavano sognando? Era possibile che quell’esperienza, così — non solo realistica, ma anche reale, fosse solo un sogno?
Perché stavano facendo tutti lo stesso sogno?
Un sogno basato sulle trame di VirtuaGiochi diversi di uno stesso franchise, le cui trame si erano intrecciate e adattate all’esperienza collettiva che stavano vivendo, con una ricchezza di particolari spaventosa e corredata da sensazioni che un giocatore non prova in un VirtuaGioco, per quanto i mondi dei VirtuaGiochi venissero costruiti in modo da essere realistici il più possibile.
L’avatar in un VirtuaGioco non aveva fame, non aveva sete, né freddo; non sentiva dolore. Aku invece si sentiva sudato. Il sudore gli si era gelato addosso. La sensazione era sgradevole. Aveva la gola riarsa. Aveva fame. Avrebbe tanto voluto potersi fare una doccia, cambiarsi d’abito.
Claire e Chihiro avevano sentito dolore quando erano state ferite, avevano sofferto mentre erano divorate dal virus e dalla febbre.
Nessun programmatore, ammesso che esistesse la tecnologia per farlo, avrebbe inserito varianti del genere in un gioco.
“Niichan?”
“Stiamo ancora giocando, Chihiro. Ma presto il gioco finirà e potremo tornare a casa.”
Chihiro sorrise. Fece il gesto di volersi alzare e Aku l’aiutò a mettersi seduta.
“Come ti senti, Chihiro? Ti fa male da qualche parte?” le chiese Sophie.
“Oneechan! Ci sei anche tu?”
“Ci sono anche Michael, Dawn, Claire, Sarah e Daniel.”
Chihiro rivolse a entrambi, con lo sguardo, una domanda muta, alla quale Aku e Sophie non potevano rispondere.
“Andrà tutto bene, Chihiro” disse Aku. “Rispondi a oneesan. Ti fa male da qualche parte?”
Chihiro ci rifletté un momento.
“No, però…ho sete!”
Aku e Sophie si guardarono. A Sophie venne un’illuminazione. Mise le mani a coppa ed evocò l’Acqua, che scaturì dalle sue mani e formò una polla limpida e fresca nell’incavo dei suoi palmi.
“Ha funzionato!” esclamò, sorpresa, osservando lo specchio d’acqua.
“Sei un genio, Sophie!” ribatté Aku, guardando l’acqua avidamente.
“Aspetta ancora un momento” disse Sophie. “Abbiamo toccato di tutto. Fammi provare…Ecco, un incantesimo di purificazione dovrebbe funzionare!”
L’incantesimo si posò sui tre amici come un velo impalpabile fatto di brezza estiva. Aku si sentì rinascere. Le sensazioni di stanchezza, sporco e sudore scomparvero.
“Come hai fatto, Sophie?”
“È un incantesimo che si usa nei giochi di ruolo per rimuovere gli status alterati.”
“Non pensavi che potesse funzionare?”
“Insomma. Però l’incantesimo che ho lanciato su di te per guarirti aveva funzionato, quindi…”
Si grattò la punta del naso, imbarazzata.
“Sophie, sei fenomenale!”
“Peccato che non possa evocare oggetti o creare del cibo. Se fossi un’Alchimista, invece — ”
“Non puoi diventarlo?”
“Cioè?”
Aku sedette sul divano accanto a Chihiro.
“Ricordi cosa ti ho detto prima, a proposito del piegare le regole? Sophie, secondo te, per quale motivo indossiamo i panni di personaggi diversi?”
“Perché ognuno di noi ha le sue preferenze in fatto di VirtuaGiochi e dei loro eroi.”
“Esatto! Ma, se è così, vuol dire che la scelta dipende dalla nostra volontà.”
“Se fosse come dici, vorrebbe dire che…?”
Sophie chiuse gli occhi e richiamò alla memoria le abilità del personaggio di un gioco di ruolo alchemico. Si immaginò la GlyphBoard che si espandeva, le abilità del personaggio che venivano attivate sulla Bacheca dei Glifi, gli oggetti e l’equipaggiamento che si aggiungevano al suo inventario. Inventò il ruolo di “Alchimista” e lo aggiunse ai ruoli che aveva già attivato nel Gear Shifter, la tavola periodica dei ruoli che le permetteva di passare dal ruolo di “Soldato” a quello di “Incantatrice” a quello di “Medico” e così via. Creato il percorso, immaginò di ruotare i ruoli sul Gear Shifter da “Medico” ad “Alchimista”.
“Ce l’ho fatta!”
“Sophie, grandioso!” esclamò Aku, entusiasta.
“Puoi creare da mangiare e da bere, così?” chiese Chihiro, speranzosa.
Sophie frugò nella pochette che era comparsa con il ruolo di Alchimista e trasse un piccolo paiolo dorato pieno di un liquido fragrante che sobbolliva. Prese una manciata di ingredienti — zucchero, farina, burro, uova, mirtilli — e li gettò nel paiolo. Aggiunse il liquido ambrato di un’ampolla e rimestò il composto con una bacchettina di legno. Contò dieci secondi e con un puff e una nuvoletta di vapore colorato, dal paiolo saltarono fuori tre tortini soffici e fragranti, che divise con Aku e Chihiro.
“Oneesan!” esclamò Chihiro. “Sono buonissimi!”
“Puoi preparare qualsiasi cosa? Anche il tè?” le chiese Aku.
“Certo, che ci vuole!”
“Come hai fatto, Sophie?” le chiese Aku, ansioso di provare anche lui a cambiare “panni”.
Mentre facevano merenda, Sophie spiegò ad Aku e Chihiro come aveva fatto a “trasformarsi”.

“Fermiamoci!” annaspò Claire, senza fiato, piegandosi sulle ginocchia. “Non ce la faccio più!”
Avevano lasciato il Municipio da appena qualche minuto e avevano raggiunto un parco giochi abbandonato. Una ruota panoramica incombeva spettrale e desolata sugli scivoli e le altalene.
Claire era coperta di sudore, ansimava e aveva le gambe tremanti, che faticavano a reggerla. Daniel l’aiutò a raggiungere una panchina.
Michael e Sarah fecero un giro di perlustrazione, mentre Daniel e Dawn si occupavano di lei.
“Ho fame. Mi gira la testa. Non posso andare avanti se non mangio qualcosa.”
“Claire, anche noi abbiamo fame e siamo stanchi” replicò Daniel. “Ma…”
“Dan, è da un po’ che rifletto su un aspetto di questo “gioco”…” disse Dawn.
Claire e Daniel le rivolsero un’occhiata interrogativa.
“Secondo voi per quale motivo indossiamo i panni dei nostri personaggi preferiti?”
“Perché abbiamo gusti diversi in fatto di VirtuaGiochi e dei loro protagonisti?”
“Quello, sicuramente. Ma perché proprio un certo personaggio e non altri?”
“Non ti seguo…” ammise Daniel.
Claire invece aveva intuito subito dove volesse arrivare Dawn.
“Daniel, qual è il tuo personaggio preferito, nella saga di Hazardous?”
“Chris Logan…?”
“Il mio personaggio preferito è Julia Morgenstern. Dawn, il tuo?”
“Crystal, così come appare in IFXIII-2.”
“Pensaci, Danny. Quando ci siamo risvegliati indossavamo questi “panni”. Perché?”
“Perché immaginare questi personaggi anziché altri ci riesce più facile?”
“Esatto! Non abbiamo dovuto fare uno sforzo di volontà. Ci è venuto…naturale.”
Daniel comprese l’intuizione di Claire e Dawn.
“Se le regole di questo “mondo” in qualche modo possono essere piegate alla nostra volontà…”
Dawn chiuse gli occhi e immaginò di aggiungere alla sua GlyphBoard una nuova serie di abilità, al suo inventario una nuova serie di oggetti ed equipaggiamenti, al suo Gear Shifter un nuovo ruolo. Quando il percorso fu creato, cambiò dal ruolo di “Soldato” a quello di “Alchimista”.
Anche Puk fu investita dalla trasformazione e diventò un Mana, uno spiritello paffuto che aveva l’aspetto di un gatto, salvo per i due cornetti che gli spuntavano ai lati della fronte e per la lunga coda da volpe.
“Ha funzionato!” esclamò Claire.
“E tu, come ti chiami?” chiese Dawn allo spiritello.
“Io sono Will.”
“Benvenuto nel team, Will.”
“Io sono sempre stato qui. Questo è un mondo di possibilità. Non c’è nulla che la vostra volontà non possa materializzare per voi, se il vostro cuore è saldo, la vostra mente calma e i vostri pensieri limpidi.”
“Abbiamo creato noi questo mondo, Will?” gli chiese Claire.
“No, ma le sue regole possono essere piegate alla vostra volontà, se la mente è abbastanza forte.”
“Chi ha creato questo mondo, Will?”
“Will questo non lo sa. Will sa quello che Dawn ha intuito.”
Lo stomaco di Claire emise un sono brontolio; lei, arrossì fino alla radice dei capelli.
“Dawn” disse Will.
Dawn annuì. Descrisse un complicato glifo nell’aria e comparve un calderone pieno di liquido fumante, che sobbolliva dolcemente. Dawn aprì il Grimorio che aveva sostituito l’arco e le frecce di Crystal, evocò da esso una serie di ingredienti e li gettò nel calderone. Contò dieci secondi e con un puff e una nuvoletta di vapore, si materializzò un vassoio con una torta, cinque tazze di tè ambrato dall’aroma di miele e un piattino con dei cubetti di cacao nero cristallizzato, il tutto completo di tovaglioli e posate.
Dawn disegnò un altro glifo e davanti agli occhi stupefatti di Claire e Daniel, comparve un delizioso gazebo completo di tavolo, sedie e tovaglia ricamata.
“Bravissima!” esclamò Will, facendo dondolare la coda, soddisfatto.
Michael e Sarah tornarono in quel momento e chiesero spiegazioni.
Dawn spiegò il ragionamento che aveva fatto con Daniel e Claire e come aveva fatto ad aggiungere il nuovo ruolo alla GlyphBoard.
La discussione proseguì mentre mangiavano, dopo che Dawn, di nuovo tornata ai “panni” di Crystal, aveva ripulito gli amici e sterilizzato l’ambiente con un’abilità del suo ruolo di “Medico”.

--

--