ProjectA14 — Part 2 Chapter 12

Echoes from the Future

Valentina Bertani
Project A14

--

Neelam sedeva sul pavimento della cupola di osservazione. Il panorama, fuori dalla capsula sigillata ermeticamente e microclimatizzata, era desolato e desolante. Si vedevano le cime della catena montuosa all’interno della quale era stato installato il Rifugio e un cielo plumbeo, i raggi del sole pallidi e malati che penetravano a fatica la spessa coltre di nubi perenni.
L’aria che respiravano nel Rifugio all’origine veniva presa all’esterno e purificata attraverso un complesso sistema di filtri. Il Sistema di Controllo Ambientale era responsabile di regolare temperatura, umidità e altri parametri atmosferici per creare il microclima ideale all’interno dei vari Settori del Rifugio, secondo le necessità specifiche di ogni Settore.
La cupola della piattaforma di osservazione era situata nel punto più alto del Rifugio ed era l’unica apertura verso l’esterno. Il Rifugio era sotterraneo e faceva parte di una rete di installazioni simili sparse in tutto il mondo; ogni Rifugio scavato nelle profondità di catene montuose o canyon, in zone impervie e isolate della Terra.
Nei Rifugi veniva preservato ciò che restava della vita organica sulla Terra. Ogni Rifugio era un’unità autosufficiente ma nel complesso facevano parte di un’entità più grande, conosciuta come Organic Life Preservation Project. Il personale coinvolto lo chiamava semplicemente il Progetto.
Il resto del mondo — fuori dai Rifugi, era una wasteland radioattiva, l’eredità di una guerra scoppiata quando un Paese del Medio Oriente aveva lanciato il primo ordigno contro un suo vicino.
Dei passi risuonarono sul pavimento di cemento.
Neelam sospirò. La cupola era il suo santuario. Nessuno saliva mai in superficie, anche se il punto d’osservazione era isolato dall’esterno come il resto del Rifugio. Per questo si recava nella cupola quando voleva stare sola.
“Sef.”
Non pensava che Sef fosse l’unico a conoscenza del suo nascondiglio, ma era l’unico che aveva lo stomaco necessario per salire nella cupola a riprenderla. Alla gente dei Rifugi non piaceva salire nella cupola e nemmeno pensare a ciò che c’era all’esterno. La teoria era che la superficie non fosse spopolata. Al contrario, alcune specie di piante, animali, persino esseri umani sarebbero sopravvissuti alla prima ondata dei bombardamenti e avrebbero condotto esistenze misere adattandosi all’ambiente ostile. Probabilmente i danni al codice genetico procurati dalle radiazioni avevano determinato una mutazione e reso queste forme di vita irriconoscibili e mostruose. Anche gli umani non si potevano considerare veramente umani. L’ipotesi più diffusa era che fossero diventati una sorta di zombie cannibali con un cervello regresso a uno stato primordiale. Nessuno lo sapeva per certo. Nessuno sarebbe stato così pazzo da avventurarsi al di fuori dei Rifugi.
Sef prese posto accanto a lei, a gambe incrociate, una posizione che, con la sua aria grave, la pelle scura, l’alta statura e il portamento marziale, lo faceva sembrare il capo di un’antica tribù africana. Neelam lo immaginò con i colori, i tatuaggi e le decorazioni che contraddistinguevano un capo Masai; Sef incarnava perfettamente la parte, anche se non c’erano tracce visibile del suo passato etnico sul suo corpo e indossava una semplice tuta sportiva grigia con la sigla e il numero del Rifugio; abbigliamento standard del personale.
“Ti sei mai chiesto se tutto questo è reale?”
Sef le lanciò un’occhiata in tralice.
“Ha senso farsi questa domanda?”
Una rete telematica collegava tra loro i Rifugi. Macchine ad alta tecnologia mantenevano in ordine le infrastrutture necessarie alla produzione di aria, acqua, cibo e tutto il necessario per sostenere la vita nei Rifugi. I Dormienti giacevano in uno stato di sonno criogenico, le loro menti collegate a una gigantesca simulazione di realtà. Nel resto del mondo l’EMP, l’impulso elettromagnetico propagatosi a seguito delle esplosioni, aveva fritto i congegni elettronici, cancellando ogni traccia di tecnologia. I Rifugi erano schermati contro gli effetti dell’EMP; facevano uso di una tecnologia avanzata e questa tecnologia era alimentata da generatori nucleari.
“Hai mai pensato che anche i Rifugi potrebbero essere parte di una simulazione?”
Il Progetto era già attivo quando era scoppiata la guerra. I Rifugi erano stati costruiti nell’arco delle due decadi precedenti e il giorno in cui era scoppiata la guerra erano stati sigillati e l’esperimento aveva avuto inizio.
“La tempistica è troppo perfetta, non credi?”
Sef si alzò.
“Anche se tutto questo fosse una simulazione, non avremmo modo di saperlo.”
Neelam si morse un labbro.
“No… Immagino di no.”
“Queste sono il genere di domande che creano problemi nella Simulazione, quando se le pongono i Dormienti.”
“Allora forse dovrei continuare a pormele.”
Sef rise.
“Tu non prendi mai niente sul serio!”
“Ti sbagli. Il mio lavoro lo prendo molto sul serio. E il mio lavoro è sorvegliare i Dormienti e fare in modo che non creino problemi nella Simulazione. Dopotutto, le risorse dei Rifugi sono limitate. Reintegrare un Dormiente nel Sistema è una rottura. E soprattutto, Neelam, siamo stati creati proprio per questo.”
“Sei un pezzo di — !”
A Neelam non piaceva che le fosse ricordato che era una bambina prestrutturata. Creata in provetta. Coltivata in un utero artificiale in un regime di crescita accelerata fino all’età ideale di 10 anni. Le informazioni necessarie a svolgere il suo lavoro infilate a forza nel suo cervello da un computer tramite il condizionamento mentale.
“Il tuo turno comincia tra 15 minuti.”
Neelam gli lanciò un’occhiataccia.
“Vai avanti. Ti raggiungo tra un minuto.”
“Non crearmi problemi, Neelam.”

--

--