ProjectA14 — Part 2 Chapter 15

Fragments of Memories

Valentina Bertani
Project A14

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Sophie si portò una mano alla fronte. Nella sua mente riaffioravano ricordi che non erano suoi; frammenti di una vita che non la sua. O forse sì. Forse era la vita che aveva lasciato fuori dal… dal gioco? Non avrebbe saputo come definirlo altrimenti. Gioco. Simulazione. Realtà Virtuale. VRMMRPG — Virtual Reality Massive Multiplayer Role Playing Game. Qualcosa le impediva di afferrare quei frammenti, isolarli dal flusso della memoria, ricomporli in un disegno coerente. Qualcosa che era accaduto PRIMA — ma il come e il quando le sfuggivano.
“Allora lasciamo cadere la cosa…?”
Claire volse lo sguardo su Sophie.
“Non ti senti bene? Sei pallida e finora non hai detto nulla.”
Sophie strinse la tazza. Il calore del té si diffuse alle mani gelate. Scosse la testa.
“No… È solo che…”
Ora tutti gli sguardi erano rivolti su di lei; doveva avere un’espressione sofferente. Poteva leggere la preoccupazione negli occhi dei suoi amici.
“Avete mai pensato… E se non fossimo riemersi dal — sogno? Se stessimo ancora giocando?”
Sollevò lo sguardo sugli amici.
“Se tutto questo… Se questo mondo non fosse reale?”

Sef si materializzò in camera di Neelam. Era in tenuta da combattimento: cappotto, maglione, jeans e scarponi, neri. Nella Simulazione Neelam non gli aveva mai visto indossare altri colori. Probabilmente era il suo preferito. Nel mondo dei Rifugi dopotutto tutti i loro capi, che fossero le divise dei vari ordini di personale che si occupava della manutenzione delle infrastrutture, o gli indumenti che portavano quando non erano in servizio, erano grigi.
Neelam non ne fu veramente sorpresa. Il teletrasporto era il metodo di movimento preferiti degli Angeli.
“Lo so che a te delle leggi di questo mondo non importa, ma a me farebbe piacere se suonassi il campanello o bussassi alla porta invece di introdurti in casa mia come un ladro. Questa è la mia camera! E se avessi avuto indosso solo la biancheria intima?”
Sef scrollò le spalle.
“Quello non è veramente il tuo corpo.”
“No, ma è una riproduzione abbastanza fedele del mio aspetto reale. Cosa ci fai qui? Non dovresti essere di ronda?”
“C’è una videoregistrazione di sorveglianza che devi vedere e poi mi è stato detto di riferirti che i tuoi privilegi d’accesso sono stati ripristinati.”
Neelam sedette sul letto.
“Mostrami il video.”
Sef fece comparire uno schermo e con un gesto delle dita lo spostò davanti a Neelam. Mentre lei guardava il filmato, abbracciò la stanza con lo sguardo. Dei vestiti abbandonati sulla sedia della scrivania, un tappeto colorato, dei peluche e dei cuscini a forma di gatto, di fiore, di ranocchia, l’uniforme della scuola appesa a un attaccapanni sul pomello di un’anta dell’armadio. Una scena di vita quotidiana. La resilienza di Neelam all’interno della Simulazione — la sua capacità d’adattamento alla situazione, lo avevano sempre stupido e affascinato. Forse perché il Rifugio le andava stretto; se avesse potuto, Neelam avrebbe voluto esplorare il mondo esterno.
“Adesso spiamo i Dormienti nella loro routine quotidiana?”
Neelam aveva finito di guardare il video e lo osservava con uno sguardo perplesso.
“Tutto ciò che avviene qui dentro viene registrato e archiviato a scopo di manutenzione e backup. Comunque no, normalmente non abbiamo accesso a questo tipo di contenuto, a meno che non sia stato recuperato dall’archivio per ragioni di sicurezza.”
“Di cosa stanno parlando?”
“Di un’esperienza che hanno avuto all’interno della Simulazione ma… Si è trattato di una situazione anomala. Samuele ha svolto delle ricerche. Pare che questi cinque Dormienti siano stati trasportati in un livello parallelo della Simulazione durante il ciclo di ripristino del Sistema — quando i Dormienti non sono attivi all’interno della Simulazione.”
“Da chi? Uno dei nostri Ingegneri?”
Sef scosse la testa.
“Sembra che il Sistema abbia fatto tutto da solo.”
“Quindi il programma che sovrintende alla Simulazione avrebbe selezionato questi cinque Dormienti per una Simulazione nella Simulazione? Siete riusciti a recuperare la registrazione del programma in esecuzione durante il comportamento anomalo del Sistema?”
“No. Il Sistema restituisce un messaggio d’errore. Sembra che la registrazione non esista o sia stata cancellata.”
Neelam si stropicciò la radice del naso.
“Mi preoccupa il comportamento di Sophie.”
Sef le lanciò un’occhiata interrogativa.
“Sophie?”
“Una delle Dormienti del gruppo.”
“Conosci questi ragazzi?”
“Sophie e Claire frequentano i miei stessi corsi. Michael è il presidente del nostro club di Informatica.”
“Vorremmo che ti fermassi nella Simulazione ancora un po’ e tenessi d’occhio i ragazzi. Ora disponi di nuovo dei tuoi poteri di Angelo. Usali se ti trovi in difficoltà.”
Sef andò alla porta. Neelam gli lanciò un’occhiata interrogativa.
“Lo hai detto tu, no? Di rispettare le leggi di questo mondo.”
Uscì e si chiuse la porta alle spalle. Neelam udì i suoi passi mentre scendeva le scale.
Tornò alla scrivania. Aveva un saggio da consegnare l’indomani.

“Se tutto questo… Se questo mondo non fosse reale?”
Neelam si rigirò nel letto. Non riusciva a dormire. La domanda che Sophie aveva posto ai suoi amici era un’eco della domanda che la tormentava da… da sempre. Da quando aveva memoria. Se quel mondo non fosse stato reale? Le implicazioni le davano le vertigini. Significava che esisteva un mondo fuori dalla Simulazione. Fuori dai Rifugi. Ma come raggiungerlo?
Si alzò e andò alla scrivania. Accese il computer — un cubo per la connessione alla Nuvola e uno schermo e una tastiera olografici. Lo schermo riconosceva il tocco delle dita e l’interfaccia era touch. Neelam navigò tra le finestre e fece partire la registrazione della conversazione tra i Dormienti che le aveva lasciato Sef.
“Se tutto questo… Se questo mondo non fosse reale?”
Gli amici avevano rivolto a Sophie uno sguardo interrogativo, ma nessuno di loro aveva risposto alla domanda.
Forse anche loro, dopo l’esperienza vissuta, aveva cominciato a porsi quella domanda, ma nessuno aveva una risposta. Le implicazioni erano troppo… grandi? Spaventose? Terribili? Per spingere il pensiero in quella direzione. O almeno era la sensazione che aveva sempre accompagnato Neelam quando ponderava la domanda. Se quel mondo fuori dalla Simulazione esisteva, perché nessuno ricordava che esistesse?
Perché i Dormienti e la gente dei Rifugi erano convinti che quella fosse la loro unica realtà?
Neelam anche spremendo al massimo le meningi non riusciva a ricordare un PRIMA che non fosse legato alla storia dei Rifugi, alla Catastrofe che aveva reso la superficie invivibile, al Progetto per la Preservazione della Vita Organica sulla Terra. Alla Simulazione e ai Dormienti. Ma… se quello fosse stato un VGame, come quelli che i Dormienti giocavano nella Simulazione, Neelam avrebbe dovuto avere memoria di essersi collegata al dispositivo e di essere entrata nel gioco e che stava giocando; invece oltre alla domanda che aleggiava spettrale sulla sua esistenza, quel dubbio strisciante che non riusciva a eliminare per quanto ci provasse, riusciva a ricordare solo la realtà dei Rifugi e della Simulazione.
Alla fine i Dormienti avevano deciso di archiviare la faccenda e tornare alle loro vite di tutti i giorni. La strada più facile. Ma Neelam intuiva, dall’espressione perplessa sul volto di Sophie, che la ragazza aveva cominciato a dubitare e che non avrebbe archiviato l’accaduto tanto facilmente.
Neelam si chiese se Sophie avesse cominciato a ricordare qualcosa che gli altri non riuscivano neanche a concepire. Decise di affrontare Sophie l’indomani e, presa questa decisione, tornò a letto e, dopo qualche difficoltà, riuscì a scivolare in un sonno agitato.

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