Crazy

Massimo Lazzari
Quando guardo verso Ovest
6 min readOct 15, 2017
Connemara, Ireland

“That kinda lovin’

Sends a man right to his grave”

[Aerosmith, 1993]

Allo studentato dell’università di Limerick è appena arrivato un pacco dall’Italia. Ilaria lo aspettava con ansia, Marcello glielo aveva anticipato via mail. Con il pacco ancora chiuso in mano, si precipita in camera di Alex, la sua coinquilina tedesca.

«Alex! È arrivato! Vieni a vederlo con me?» strilla Ilaria da dietro la porta chiusa.

«Eccomi, un attimo» risponde Alex con il suo accento teutonico. Dopo qualche istante si presenta sulla soglia, capelli scompigliati e pigiama stropicciato. Ilaria guarda perplessa l’orologio. «Ma stavi ancora dormendo?» domanda all’amica.

Alex a sua volta fissa l’orologio che porta al polso. «Ma sono solo le nove. È sabato. È normale che stessi ancora dormendo».

Ilaria scrolla le spalle e trascina l’amica in cucina. È in fibrillazione all’idea di scartare il pacco di Marcello. Sembra ancora più iperattiva del solito. Giunte in cucina, le due ragazze siedono al tavolo. Bottiglie di birra e sidro, scatolette di zuppa Campbell, posacenere traboccanti di mozziconi di canne. Chiari indizi del festino che si è consumato in quella stanza la sera precedente. Indizi che, come al solito, i due ragazzi irlandesi che vivono con loro non si sono dati il disturbo di rimuovere.

Questa volta tuttavia Ilaria non va su tutte le furie. Ormai sa che è come combattere i mulini a vento. Inoltre ora ha altro per la testa. Appoggia il pacco su un angolo libero del tavolo e lo scarta. Alex nel frattempo accende il bollitore per preparare il tè. Dopo qualche minuto versa l’acqua bollente nelle tazze, inserisce le bustine di infuso e porta le bevande a tavola. Ilaria tiene già in mano il contenuto del pacco.

È un quaderno delle dimensioni di un tascabile. Sulla copertina è stata incollata una cartolina che rappresenta la mappa dell’Irlanda, con un pennarello rosso è stata tracciata una linea che unisce alcune città della costa Ovest.

«È il diario del viaggio che abbiamo fatto con Marcello il mese scorso. Ha incollato le foto scattate e ce lo ha mandato per farcelo completare».

Ilaria è felice come una bambina che abbia trovato sotto l’albero proprio il regalo che aveva chiesto a Babbo Natale. Alex è serafica, un sorriso accondiscendente le attraversa il viso mascolino. È il massimo dell’emotività che il suo retaggio culturale le consente di esprimere.

Le due ragazze iniziano quindi a scorrere il diario, sorseggiando il tè. La situazione è talmente rilassata che Ilaria sente una morsa allo stomaco, una fitta di nostalgia per il paese da cui manca ormai da troppi mesi. In Italia ha lasciato la famiglia, anche se in realtà i genitori non le mancano in modo particolare. Anzi, forse per la prima volta nella sua vita, è lei ad essere veramente assente da casa, non loro. La malinconia che sente montarle dentro è più che altro causata dalla lontananza dalle amiche, dai compagni dell’università, dal suo pseudo-fidanzato.

«Guarda che buffo!» Alex riscuote Ilaria dal momentaneo stato di tristezza in cui è precipitata, indicando una foto. È Marcello, con lunghi capelli ricci e sciarpa colorata, sullo sfondo lo splendido paesaggio del parco nazionale del Connemara.

Divertite ed emozionate, Ilaria e Alex sfogliano una dopo l’altra le pagine del diario. Commentano le foto incollate e le didascalie scritte da Marcello. Dopo la presentazione degli altri protagonisti del viaggio, ovvero Ilaria ed Alex stesse, ci sono alcune foto scattate a Limerick: il campus universitario, il fiume Shannon, il King John’s Castle.

Dopo i primi giorni, i tre avevano noleggiato un’auto e avevano iniziato un tour della splendida isola irlandese. La prima tappa era stata alle Cliffs of Moher, le impressionanti scogliere alte più di duecento metri. Le foto rivelano il clima freddo e ventoso che aveva accolto la compagnia.

Ilaria e Alex ridono nel leggere il commento scritto da Marcello sul fucking cold e proseguono nella lettura. Tappa successiva, la vivace cittadina di Galway, bagnata dall’oceano Atlantico. Le foto immortalano musicisti di strada, locali affollati, barche tirate in secca sulla spiaggia. La neve. Le due ragazze quasi se lo erano scordato. La notte in cui avevano dormito nello squallido ostello di Galway aveva nevicato. La mattina erano stati accolti da uno spettacolo insolito in Irlanda, persino in quel periodo dell’anno.

I tre ragazzi si erano quindi diretti a nord, percorrendo strade panoramiche che attraversano paesaggi belli da togliere il fiato. Ilaria e Alex riescono quasi a provare le stesse sensazioni di meraviglia vissute durante il viaggio: i laghi e le colline del Connemara, il complesso di Kylemore Abbey che sembrava uscito da una fiaba, le coste selvagge di Achill Island. Nella loro mente è ancora vivido anche il ricordo della musica che aveva accompagnato il viaggio: Enya, Cranberries, U2. Marcello aveva studiato accuratamente anche la colonna sonora.

Le ultime foto del diario sono invece state scattate a Dublino, dove si era concluso il viaggio on the road: il Trinity College, i pub di Temple Bar, le strane persone incontrate per strada, la cattedrale di San Patrizio. Con una punta di nostalgia le due ragazze fissano per qualche istante in silenzio l’ultima foto, scattata la sera prima della partenza davanti all’ingresso dell’ostello. I tre sorridono abbracciati. Le facce stanche e infreddolite, gli occhi pieni di entusiasmo e vitalità.

Ilaria chiude il quaderno, sente il magone salire in gola e le lacrime agli occhi.

«Che cos’hai Ila? Tutto bene?» Alex domanda apprensiva.

«Si non ti preoccupare. Solo un po’ di nostalgia. Vado a fare una passeggiata scusami».

Ilaria si alza e senza dire altro, con il quaderno in mano, esce dalla porta. Alex fissa confusa l’amica, chiedendosi se sia meglio accompagnarla. Dopo qualche istante, raggiunge la conclusione che Ilaria probabilmente vuole stare da sola. E che lei vuole tornare a dormire nel suo letto.

Mentre Alex si corica di nuovo tra le lenzuola ancora calde, Ilaria cammina a testa bassa lungo i viali del campus. La giornata è splendida: ha appena smesso di piovere, il cielo è di un blu talmente terso che quasi ferisce gli occhi, le gocce di pioggia cadute fanno brillare l’erba, gli uccellini cantano. La primavera irlandese è uno spettacolo idilliaco, ma Ilaria oggi non è nello stato giusto per apprezzarlo. La testa è piena di pensieri che turbinano a velocità pazzesca, urtano le pareti interne del cervello, sembrano voler schizzare fuori dalle tempie.

In preda a un’ansia finora sconosciuta Ilaria crolla su una panchina, ancora bagnata. Si afferra la testa con le mani e respira profondamente, cerca di mettere ordine nella confusione che la opprime. Qualche minuto dopo, recuperato l’autocontrollo, estrae una penna dalla tasca e inizia a scrivere sull’ultima pagina del diario.

Questo racconto è tratto da Quando guardo verso Ovest, una raccolta di 33 racconti con titoli ispirati ad altrettante canzoni rock del XX secolo.

Il libro è stato pubblicato da Antonio Tombolini Editore nel 2015 e può essere acquistato qui.

Tutti i proventi derivanti dalle vendite del libro vengono devoluti dall’autore all’Associazione Mondobimbi Onlus, che li usa per aiutare i bambini del Madagascar ad andare a scuola.

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Massimo Lazzari
Quando guardo verso Ovest

Autore di La Storia dell’Acqua (2021), La Fine della Terra (2019), Il libro perfetto (2017), Quando guardo verso Ovest (2015) ed Esprimi un desiderio (2012)