Lullaby

Massimo Lazzari
Quando guardo verso Ovest
5 min readSep 10, 2017
Bologna

“And i know that in the morning i will wake up

in the shivering cold”

[The Cure, 1989]

Nell’aria si sente già l’odore della primavera. Bologna sembra risvegliarsi dal torpore invernale. Stiracchiandosi pigramente, accoglie la fiumana di persone che finalmente, prima di uscire da casa, hanno lasciato i cappotti nell’armadio e le finestre aperte in camera.

In questa prima domenica di marzo, ti sembra quasi di ritrovare nelle strade del centro l’atmosfera vivace di certi quartieri londinesi.

I musicisti e gli artisti di strada diffondono musica e divertimento per i bambini. I negozi rinnovano le vetrine per allettare i più grandi. Sui colli permane ancora un vago residuo dell’ultima nevicata, ma la temperatura è mite e puoi vedere anche qualche coraggioso che passeggia in maniche di camicia.

Anche tu sei uscito dalla crisalide che ti ha avvolto per i lunghi mesi invernali. Attratto dalla promessa della bella stagione, hai aperto la porta e ti sei fiondato per strada.

Senza una meta o un motivo preciso, soltanto per tornare a respirare e a sentirti vivo.

Come al solito, hai seguito le strade meno battute. Non ti saresti mai sognato di mischiarti alla folla che, lenta e molle, ha invaso via Indipendenza o piazza Maggiore. Per l’ennesima volta, ti sei chiesto che cosa spinga la gente a stiparsi come sardine anche nel weekend. Durante la settimana devono aver trascorso ore in coda con l’automobile, o pigiate nei treni dei pendolari. Eppure eccoli tutti qui a sgomitare per farsi strada, a spintonarsi per entrare nei negozi alla moda. Tutto ciò è inconcepibile, hai pensato scuotendo la testa con un sorriso di superiorità morale.

Il tuo vagabondare solitario ti ha condotto, come spesso capita, nel ghetto ebraico. Quel dedalo di strette viuzze e negozi di artigiani che sembrano usciti da un’altra epoca ti ha sempre attratto.

Tra le minuscole piazze e i portici ritrovi la serenità che sei uscito a cercare.

È inevitabile che, dopo pochi minuti, ti arresti di fronte all’ingresso di un piccolo cortile interno. Di fronte a te, dalla parte opposta del cortile, scorgi la vetrina di un negozio. Se non sapessi che cos’è, potresti scambiarlo per un antiquario, un’enoteca o, se dimenticassi per un istante di vivere nel ventunesimo secolo, per la bottega di un alchimista. D’altronde l’insegna che intravedi se solo ti avvicini di qualche passo, non fornisce grandi informazioni: Fast Forward.

Tu sai che in realtà è una libreria, e di sicuro non una di quelle che si trovano facilmente in giro: è la libreria di Franco. Nel momento in cui entri, la porta fa scattare l’avviso. Non il classico campanello, ma l’attacco inconfondibile di un capolavoro musicale senza tempo. Quattro accordi semplici, geniali, intramontabili. Shine On You Crazy Diamond, pensi, stupito anche questa volta dalla trovata.

«Ciao vecchio che piacere rivederti». Franco ti accoglie calorosamente dandoti la mano. La barba e i capelli candidi, gli occhi buoni, il sorriso sincero ti mettono subito a tuo agio. Ricambi il saluto e ti guardi in giro per scoprire le ultime novità: la libreria di Franco non è mai uguale a com’era l’ultima volta che l’hai visitata.

Le pareti sono come al solito occupate da decine di libri, organizzati in base a criteri che ti risultano sempre misteriosi ma, stranamente, logici. In un angolo scopri l’ultima novità. Uno schermo touch-screen ricopre quasi l’intera parete: è il totem dedicato agli ebook autopubblicati. Franco nota il tuo interesse ed è pronto a informarti. «Questo l’ho visto nelle librerie indipendenti di Londra. In questo modo do la possibilità a chiunque abbia scritto e autopubblicato un libro di metterlo in vendita in una libreria reale, e non solo sui siti web degli store-on-line».

La promiscuità di classico e moderno ti lascia per un istante interdetto. «Ma in questo modo non si elimina il filtro rappresentato dall’editore? Come è possibile garantire al cliente la qualità dei libri che metti in vendita?» chiedi a Franco, anche se la domanda ti sembra retorica.

«È il mercato che decide la qualità di un’opera. Non l’editore», ti spiega Franco con il consueto tono professionale, mai saccente.

«Inoltre questo nuovo modello di offerta si rivolge a una tipologia di cliente diverso da quello tradizionale. Questo nuovo cliente è solitamente giovane e attento alle novità tecnologiche. Viene qui con il suo reader e scarica, o noleggia, gli ultimi ebook. Il cliente tradizionale invece si aggira tra gli scaffali dei libri, oppure cerca un particolare disco in vinile che non riesce a trovare. Spesso entrambi, poi, si siedono di là per bere una tisana e mangiare qualcosa di sano».

Indica la saletta attigua, un ambiente accogliente in cui la moglie serve bevande calde e cibi biologici ai clienti. Non puoi fare a meno di notare che hanno tutti un’aria rilassata, conversano a bassa voce, leggono i libri appena acquistati o semplicemente ascoltano le note suonate dall’arpista. Sei sempre più convinto che Fast Forward sia un luogo magico, un’oasi in cui persone di ogni età ed estrazione sociale possono trovare stimoli culturali e pace dei sensi.

Non ti sei quasi accorto che Franco oggi sembra agitato, inquieto. Assomiglia a un bambino che aspetta con ansia di scartare i regali di Natale. Lo noti perché lancia frequenti occhiate a uno scatolone di cartone appoggiato vicino alla cassa.

«Nuovi arrivi?» domandi intercettando il suo sguardo. Franco è imbarazzato, ti sembra quasi che non voglia rivelare il suo segreto. Poi si scioglie.

«Oggi è un giorno importante. È arrivato l’ultimo libro di un caro amico».

Sei curioso, gli chiedi di cosa si tratti. Allora Franco afferra un paio di forbici, si dirige verso lo scatolone e inizia a tagliare il nastro adesivo che lo avvolge. Estrae una delle copie del libro e, con un sorriso fanciullesco, te lo porge. Tu lo prendi in consegna, con la delicatezza che riserveresti a un uovo Fabergè. Contempli la copertina e ti soffermi a lungo a leggere la quarta di copertina.

«Tu davvero lo conosci?» domandi incredulo, indicando il nome dell’autore stampato in caratteri eleganti. Franco sorride compiaciuto. «Siamo stati colleghi per un certo periodo, tanto tempo fa» ti rivela enigmatico.

«Nel senso che scrivevate insieme? O che gestivate una libreria?» domandi tu perplesso, e anche un po’ invidioso. Franco ti guarda, gli brillano gli occhi mentre ricorda il passato. «Una volta lavoravamo entrambi nel campo della consulenza. Io mi occupavo della gestione degli acquisti. Lui era l’esperto di finanza. Ristrutturavamo le aziende».

Tu spalanchi gli occhi incredulo. Ti riesce difficile immaginare Franco in giacca e cravatta che tratta con imprenditori incazzati perché non ricevono i pagamenti. Ti riesce altrettanto difficile immaginare l’autore del libro piegato su un pc per far quadrare i conti di un bilancio. Poi ci pensi sopra un po’ e realizzi che la cosa non è poi così strana.

D’altronde anche tu qualche anno fa non avresti mai immaginato di essere quello che sei oggi, giusto?

Guardi Franco, gli riconsegni la copia del libro e, contagiato dal suo sorriso, gli assesti un’amichevole pacca sulla spalla. «Tutto sommato è come se foste ancora colleghi».

Franco ti guarda, confuso. Tu assapori per un istante la tua brillante intuizione e quindi concludi, conciliante:

«Lui produce sogni e tu li diffondi tra la gente».

Questo racconto è tratto da Quando guardo verso Ovest, una raccolta di 33 racconti con titoli ispirati ad altrettante canzoni rock del XX secolo.

Il libro è stato pubblicato da Antonio Tombolini Editore nel 2015 e può essere acquistato qui.

Tutti i proventi derivanti dalle vendite del libro vengono devoluti dall’autore all’Associazione Mondobimbi Onlus, che li usa per aiutare i bambini del Madagascar ad andare a scuola.

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Massimo Lazzari
Quando guardo verso Ovest

Autore di La Storia dell’Acqua (2021), La Fine della Terra (2019), Il libro perfetto (2017), Quando guardo verso Ovest (2015) ed Esprimi un desiderio (2012)