Smells Like Teen Spirit

Massimo Lazzari
Quando guardo verso Ovest
6 min readSep 17, 2017
Mont Blanc, confine Svizzera-Francia

“I’m worse at what I do best

And for this gift I feel blessed ”

[Nirvana, 1991]

Christian e Marco sorseggiano tranquilli le loro birre al bancone del bar. Le braccia appoggiate sul ripiano di legno, le mani circondano i boccali, le teste girate una verso l’altra. I due ragazzi chiacchierano sommessamente, l’atmosfera è rilassata.

«Allora Chris come va il lavoro?» domanda Marco dopo aver bevuto un lungo sorso di birra, pulendosi con il dorso della mano la schiuma rimasta sulle labbra.

Christian guarda verso l’alto, fa un sospiro di rassegnazione.

«Come vuoi che vada? Una merda!»

«Perché dici così?»

«Perché non è il lavoro che voglio fare. È solo una soluzione temporanea, tra l’altro mal retribuita. Pensa che guadagno di più quando vado ad aiutare mio fratello alla ditta».

Marco scruta l’espressione cupa dell’amico. È da tempo che non si vedono. L’ultima volta che si sono ritrovati per bere qualcosa insieme, se non ricorda male, Christian stava per concludere il master in una prestigiosa business school. All’epoca era entusiasta, traboccante di fiducia in se stesso e nelle proprie potenzialità. La persona che ha ora di fronte è completamente diversa.

«Ma come sei finito a fare il consulente a Bologna? Non volevi andare all’estero?»

Christian si agita nella sua felpa scura e aggiusta i capelli dietro le orecchie. È inquieto, un fascio di nervi. Continua a gettare sguardi dietro di sé, con la coda dell’occhio. Sembra quasi che tema che qualcuno stia ascoltando la conversazione. O che qualcosa debba succedere da un momento all’altro alle sue spalle.

Marco gli appoggia una mano sulla spalla muscolosa. Per tranquillizzarlo sussurra, con tono cospiratorio: «Ricordati che devi essere rilassato. Naturale. Forza, continua a parlare con me».

Christian distende i muscoli tesi con un profondo respiro. «Hai ragione, scusami. Dicevamo?»

«Stavamo parlando del tuo lavoro».

«Ah si! Cosa vuoi che ti dica? Appena finito il master ho mandato in giro centinaia di curricula, sia in Italia che all’estero. Ma tu lo sai meglio di me com’è la situazione oggi. C’è questa cazzo di crisi, e poi ho quasi quarant’anni. Sono fuori mercato!»

«E questo lavoro da consulente non ti piace proprio?»

Christian sta per rispondere, ma uno spostamento d’aria ai bordi del suo campo visivo lo fa sussultare. Si irrigidisce, come un animale che fiuti nell’aria l’avvicinarsi del cacciatore. Percepisce il pericolo imminente ancor prima di vederlo. Di istinto contrae il pugno.

Marco lo riscuote afferrandogli la mano, lo costringe a distenderla e appoggiarla di nuovo al bancone. L’espressione muta sul volto incita all’attesa. Anche lui sa che qualcosa sta per succedere, ma non è ancora il momento.

Christian prende un lungo sorso di birra e, sopprimendo un rutto, risponde all’amico. «Non è che non mi piaccia. Solo che mi pagano una miseria per gestire progetti di cui poi gli altri si prendono i meriti. Io mi faccio il culo tutto il giorno a preparare piani strategici. Poi arriva il capo, fa la sua bella presentazione al direttore generale e tutti lo acclamano come il salvatore della patria».

Christian ora è veramente infervorato. Parlare della sua condizione professionale lo scalda tutte le volte. È quello il motivo per cui ha scelto di intavolare quella conversazione con Marco. Sii naturale, ma pronto. Così gli hanno detto di fare.

E in quel momento succede. La minaccia temuta si materializza a pochi centimetri dalla schiena di Christian.

Il ragazzo percepisce il cambiamento dallo sguardo di Marco, che alza le sopracciglia e lo invita a voltarsi.

Christian segue il consiglio e, senza scomporsi, ruota lentamente sullo sgabello. La prima cosa che vede sono due braccia, enormi e nerborute, appoggiate al bancone. Con calma alza lo sguardo e lo fissa in quello minaccioso del proprietario delle braccia.

È ora, mormora tra sé. Tende immediatamente tutte la fasce muscolari che, con ogni probabilità, di lì a poco dovrà utilizzare. Deglutisce per calmare la tensione. Si impone di mantenere lo sguardo fermo e la voce decisa.

«C’è qualche problema?» domanda al bestione.

L’uomo, strizzato in una t-shirt che lascia intuire un fisico da body-builder, contrae la mascella e socchiude gli occhi. Le dita tese stringono il bancone di legno, sembra vogliano staccarne i listelli.

«Quello è il mio posto coglione» ribatte con aria di sfida.

«E dove sta scritto?» incalza Christian alzandosi con un movimento felino dallo sgabello.

La colluttazione a quel punto è inevitabile. E comunque non sarebbe la prima volta. Christian sa come comportarsi in situazioni del genere. Ripassa nella testa i principi base del combattimento corpo a corpo. Attacca per primo. Riduci gli spazi.

Senza dare tempo all’avversario di ribattere, gli si avventa contro con un destro mirato allo stomaco. L’uomo è preparato a quella mossa prevedibile e scansa il colpo. Afferra il braccio di Christian, lo stringe in una morsa ferrea tra il bicipite e il fianco. Christian geme di dolore e frustrazione. Cazzo sono partito malissimo, rimprovera a se stesso.

Intanto l’uomo si prepara ad agganciare il collo del ragazzo con la mano libera. Christian allora, anziché indietreggiare, avanza verso il rivale. Colto da un’intuizione, gli si scaglia contro con la testa bassa e lo colpisce alla radice del naso.

L’uomo impreca e lascia la presa. Si porta le mani al naso, per tamponare un rivolo di sangue. Lo sguardo con cui fissa Christian è carico, al tempo stesso, di stupore e odio. Il ragazzo sfrutta l’attimo propizio e incalza l’avversario stordito con una ginocchiata ai coglioni.

Non lasciare al nemico il tempo di pensare, ripete tra sé mentre infierisce sull’uomo, ormai totalmente in balia dei colpi micidiali. Immagina che sia il tuo capo.

Questa è una sua tecnica, non gli è stata insegnata da nessuno. E ne va particolarmente fiero, perché ogni volta che la applica riesce ad avere la meglio anche su contendenti ben più muscolosi di lui.

Christian afferra il braccio destro dell’uomo e lo torce in modo innaturale, costringendolo contro il bancone. I boccali di birra appoggiati cadono a terra, andando in frantumi e rovesciando il liquido sul pavimento. Braccato in quel modo il nemico, inizia a tempestarlo di pugni veloci al fianco, alle costole, ai reni.

Nella foga agonistica del momento non si rende neanche conto delle voci alle sue spalle, che lo incitano a placarsi. Marco, che fino a quel momento se ne era rimasto in disparte come gli era stato detto di fare, si avvicina all’amico e lo strattona. Christian si blocca e fissa l’amico con lo sguardo selvaggio di un animale interrotto nell’atto di divorare una preda.

«Dicono che può bastare così. Hai superato la prova».

A quelle parole Christian si riscuote subito dallo stato di trance. Rilassa la presa e si allontana dall’uomo, lasciandolo riverso sul bancone. Quindi si volta ansimante verso il pubblico. La trainer sta annuendo, approva la prestazione. Anche le altre persone presenti nella sala sembrano positivamente impressionate.

Finalmente Christian si concede un sorriso di distensione. Il rivale sconfitto, nel frattempo, si rialza e, tastandosi il fianco dolorante, lo raggiunge e gli stringe la mano.

«Mi hai massacrato Chris. Bravo. Ma la prossima volta ti faccio sputare sangue. Promesso».

Christian è felice. Si gode appieno il personale momento di gloria e la piacevole sensazione che pervade il suo corpo dopo ogni combattimento. In quegli istanti il lavoro non esiste, i problemi economici e sentimentali sono lontani anni luce. Esiste solo un sentimento primitivo e selvaggio di consapevolezza della propria forza fisica.

L’unica persona che assiste alla scena a bocca aperta, chiedendosi che cazzo stia succedendo, è il lettore che non ha ancora capito che si tratta di un’esercitazione di Krav Maga.

Questo racconto è tratto da Quando guardo verso Ovest, una raccolta di 33 racconti con titoli ispirati ad altrettante canzoni rock del XX secolo.

Il libro è stato pubblicato da Antonio Tombolini Editore nel 2015 e può essere acquistato qui.

Tutti i proventi derivanti dalle vendite del libro vengono devoluti dall’autore all’Associazione Mondobimbi Onlus, che li usa per aiutare i bambini del Madagascar ad andare a scuola.

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Massimo Lazzari
Quando guardo verso Ovest

Autore di La Storia dell’Acqua (2021), La Fine della Terra (2019), Il libro perfetto (2017), Quando guardo verso Ovest (2015) ed Esprimi un desiderio (2012)