With or Without You

Massimo Lazzari
Quando guardo verso Ovest
5 min readAug 27, 2017
Sanxenxo, Spagna

“Through the storm we reach the shore

You give it all but I want more”

[U2, 1987]

La spiaggia di Lido degli Estensi è arroventata dal sole di una splendida giornata di luglio. Nel caldo torrido del pomeriggio i bagnanti cercano refrigerio tuffandosi in acqua, riparandosi sotto gli ombrelloni o al tavolino di uno dei tanti bar, nei quali stanno iniziando i preparativi per l’aperitivo. I camerieri portano fuori stuzzichini e bevande, gli impianti stereo diffondono musica ad alto volume.

Al Bagno Paradiso si sta per concludere il torneo di beach tennis femminile. Una folla di tifosi e sportivi assiste alla seconda semifinale. Il match in corso, ancora dall’esito incerto, decreterà la coppia che raggiungerà in finale Viola e Giada.

Le due ragazze sono sedute sulla sabbia ai bordi del campo. Studiano le prossime rivali e si riposano dalla fatica della semifinale vinta qualche minuto prima. I corpi abbronzati sono ricoperti di sudore. I muscoli delle gambe, tesi come corde di violino, sembrano ancora più sodi del solito. Entrambe nascondono il volto affaticato dietro occhiali da sole e cappellini. Molti occhi del pubblico sono puntati su di loro: uno spettacolo decisamente più interessante delle quattro ragazze che, in mezzo al campo, stanno lottando per la finale. Viola e Giada, infatti, oltre ad essere le favorite per la vittoria, sembrano modelle uscite dalla copertina di una rivista.

Le due parlano a bassa voce, pare si stiano scambiando considerazioni tecniche sulle avversarie. In realtà Giada sta rimproverando Viola.

«Che cazzo ti succede? Per poco non ci facevi perdere la semifinale».

Viola sa che l’amica ha ragione e non riesce a sostenerne lo sguardo accusatorio. Con una mano gioca distratta con la sabbia, raccogliendola e poi facendola cadere tra le dita. Con l’altra si tormenta il mento, un gesto abituale che rivela il suo nervosismo.

Spazientita Giada incalza l’amica, tentando di mantenere un tono conciliante.

«Pensi al lavoro?» Sa che l’amica la domenica pomeriggio spesso viene presa dall’ansia per la settimana lavorativa entrante. Lo stress a volte le impedisce di chiudere occhio per tutta la notte.

Viola non alza lo sguardo e non risponde. Continua ostinata a giocare con la sabbia. L’amica allora toglie gli occhiali e la strattona per un braccio. Viola alza solo per un istante gli occhi sull’amica, poi li abbassa nuovamente e scuote la testa.

Giada è confusa. Non ha mai visto l’amica così taciturna. Non è il lavoro. Non può essere l’ansia per la finale imminente, sono decisamente superiori a qualsiasi avversaria. Il motivo, quindi, può essere uno soltanto.

«Fabio!» sentenzia dunque Giada con un sospiro. Il sussulto che percorre le spalle di Viola le conferma la correttezza dell’intuizione. Si avvicina all’amica e le posa una mano sulla spalla.

«Ci siamo presi una pausa» mormora Viola con un tono di voce quasi inudibile.

Giada fa scivolare la mano sotto il mento dell’amica e, con un gesto gentile, la costringe ad alzare la testa.

«Ti va di parlarne?»

«Non c’è molto da dire». Viola esita. Poi sputa fuori le parole che le girano in testa da diversi giorni. Le stesse che non ha ancora avuto il coraggio di rivelare a nessuno.

«Mi ha tradito».

«Bastardo maledetto. E con chi?» si indigna Giada, mentre gli occhi azzurri si riducono a due fessure minacciose.

«Non lo so. In realtà non sono neanche sicura che sia vero. Cioè, lui non ha confessato».

Giada è sempre più confusa e fissa l’amica con aria interrogativa. Allora Viola toglie gli occhiali e si decide a parlare in modo meno enigmatico.

«Ho sognato che si scopava un’altra».

Giada scoppia in una risata fragorosa e quasi beffarda. «Beh, cara mia, questa non mi sembra quella che si può definire una prova schiacciante».

Viola è interdetta. Fissa accigliata l’amica che si sta prendendo gioco di lei.

«Lo so. Però quando gli ho raccontato il sogno che avevo fatto, lui è diventato tutto rosso e ha iniziato a balbettare. Io lo conosco bene. Questa è una prova inconfutabile» ribadisce allora la ragazza.

«Se lo dici tu» ribatte perplessa Giada. Riflette qualche istante sulle sue esperienze, quindi prosegue. «Forse hai ragione. Noi donne in queste cose di solito non ci sbagliamo. E poi non è così improbabile. Gli uomini sono tutti dei maiali che corrono dietro alla figa. Tutti».

«Comunque stai tranquilla» la interrompe Viola, cercando di rassicurare l’amica. «Io sto bene. Hai ragione. Sono stata un po’ distratta nell’ultima partita ma ti assicuro che in finale sarò concentratissima».

Giada fissa conciliante l’amica. Sa che neanche lei stessa crede alle parole appena pronunciate. Cerca quindi di consolarla in maniera adeguata.

«Sai cosa facciamo Viola? Adesso vinciamo questo cazzo di torneo. Poi iniziamo subito a bere. Stasera ti porto nei peggiori bar del lido, ci prendiamo una sbornia colossale e magari conosciamo anche qualche bel ragazzo».

Viola finalmente sorride, e assesta una pacca scherzosa all’amica. È però un sorriso tirato, che nasconde una vena di nervosismo che Giada non può cogliere.

Lei infatti non sa nulla del ragazzo che Viola ha conosciuto il sabato precedente. Era ubriaca e incazzata. Così, un po’ per vendetta un po’ per curiosità, ha lasciato il suo numero di telefono a quel ragazzo appena conosciuto in discoteca. Si sono scritti messaggi per tutta la settimana e Viola ha provato una strana sensazione, quasi si fosse risvegliato qualcosa dentro il petto. Qualcosa che era rimasto assopito per troppo tempo.

«A che pensi?» domanda Giada scuotendola per la spalla. Viola non risponde, è immersa nei suoi pensieri. Ama ancora Fabio, questo è sicuro. Stanno insieme da anni, hanno condiviso tante esperienze. Ha perso la verginità con lui.

Però tutti i suoi discorsi sulla convivenza, sui figli, sul matrimonio. Di solito è la donna che spinge per queste cose e l’uomo che si tira indietro. In questo caso è il contrario. Viola non ha ancora trent’anni e sente che la sua vita è appena iniziata. Non è ancora pronta per assumere il ruolo di moglie e mamma.

Una parte di lei vorrebbe quasi che Fabio l’avesse tradita davvero. In questo modo sarebbe molto più facile attribuire a lui tutta la colpa. Ma l’altra parte, quella più razionale, sa benissimo che non è così. E quella parte razionale le sta dicendo che, forse, è proprio lei a voler chiudere con Fabio, non il contrario.

In quel preciso istante, mentre raccoglie dalla sabbia la racchetta e la pallina, Viola fa un patto mefistofelico con se stessa. Se perdiamo lo lascio.

Quindi infila gli occhiali e, con uno scatto atletico, balza in piedi. Tende una mano all’amica per aiutarla ad alzarsi. In piedi di fronte a Giada, fissa l’amica con un’espressione determinata, lancia la pallina verso il cielo e sentenzia baldanzosa: «Andiamo a vincere questo cazzo di torneo!»

Questo racconto è tratto da Quando guardo verso Ovest, una raccolta di 33 racconti con titoli ispirati ad altrettante canzoni rock del XX secolo.

Il libro è stato pubblicato da Antonio Tombolini Editore nel 2015 e può essere acquistato qui.

Tutti i proventi derivanti dalle vendite del libro vengono devoluti dall’autore all’Associazione Mondobimbi Onlus, che li usa per aiutare i bambini del Madagascar ad andare a scuola.

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Massimo Lazzari
Quando guardo verso Ovest

Autore di La Storia dell’Acqua (2021), La Fine della Terra (2019), Il libro perfetto (2017), Quando guardo verso Ovest (2015) ed Esprimi un desiderio (2012)