Da “data breach” a “crittografia”, da “hate speech” a “fixer”: durante il Festival del giornalismo abbiamo chiesto il significato di alcune parole che ormai sono di uso comune. A confronto vox populi e definizione degli esperti
Cybersecurity — Quanto sono sicuri i nostri pc, i nostri smarphone? Quali password usiamo e quante volte la cambiamo?
Cyberjournalism — E’ la parola che devono conoscere i giornalisti del Nuovo Millennio. Spesso si confonde con altre che iniziano nello stesso modo.
Crittografia — Quali sono i metodi per rendere un messaggio “offuscato”? Come si fa a renderlo comprensibile/intelligibile a persone non autorizzate a leggerlo?
Data breach — Avete presente il caso Cambridge Analytica? I nostri dati personali sono al sicuro in rete?
Digital disruption — Gli smartphone che abbiamo in tasca hanno cambiato le nostre vite e le nostre abitudini. Ma soprattutto hanno cambiato il giornalismo.
Fixer — Risolve i problemi, conosce la lingua, gli usi locali, i personaggi chiave. Ha un ruolo da dietro le quinte, ma non per questo meno pericoloso
Hate speech — C’è chi usa la tastiera come arma e lo schermo come scudo, sono sempre di più i bulli da tastiera.
Storytelling — Come si racconta una storia? Con quali mezzi? Oggi è più facile o più difficile farlo?