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Il potere dei feromoni

“… chiamato a guardare in alto, nessuno sa sollevare lo sguardo.” (Os 11, 7)

Marco Bonifacio
Published in
3 min readDec 23, 2022

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Il vecchio guardò dalla finestra e vide il cagnolino. Era la solita bestiola agitata, arruffata, che tirava il guinzaglio per arrivare il prima possibile all’aiuola dove il suo padrone lo portava tre o quattro volte al giorno. Il vecchio era contento di vederlo, un piccolo diversivo in giornate troppo lunghe, che si trascinavano monotone fino alla sera. Questo animaletto pieno di vita, che correva per quanto gli consentiva la lunghezza del guinzaglio, contrastava singolarmente con la sua esistenza, stanca, ormai al tramonto, piena di amarezze.

Quando poi incontrava la cagnolina! Questa era un’altra bestiola di piccola taglia, nera quanto lui era marrone di pelo, ma di portamento altero, quasi regale. I loro incontri erano uno spasso: lui cominciava a tremare tutto, si agitava ancor di più, le correva intorno annusando a destra e a sinistra, mentre il padrone si affannava per cercare di fargli tenere un certo contegno. E lei, niente, come se non esistesse, quando si faceva troppo insistente e molesto si scostava un attimo, approfittando del fatto che il suo di padrone non la teneva al guinzaglio e quindi lei era libera di sottrarsi alle inutili avances di quel goffo corteggiatore come e quando voleva.

Anche oggi lei era già nell’aiuola, ma lui non l’aveva ancora vista. Quando raggiunse il pezzo di prato spelacchiato dove i quattrozampe si godevano il poco di libertà che era loro concesso, il vecchio pensò che si sarebbe precipitato da lei. E invece no. Si fermò a qualche passo da lei e si mise ad annusare freneticamente l’erba, proprio dove la cagnolina, pochi istanti prima, si era accucciata per i suoi bisogni.

“Dai, vai da lei!” — lo spronò mentalmente il vecchio — “Cosa ti fermi lì ad annusare solo qualche goccia di pipì?”. Ma il cagnolino non ci pensava nemmeno, tutto preso dall’eccitazione che i feromoni gli procuravano. “Ma guarda che animale stupido!” — pensò il vecchio — “Invece di una cagnolina in carne ed ossa, si accontenta del suo odore”.

Eppure, si disse quasi subito, quante volte mi è capitata la stessa cosa. E ricordò con dolore quella volta che aveva tradito la compagna di una vita con una collega, durante un viaggio di lavoro, anni e anni prima: quanto male ne era derivato! Un’altra volta, ancor più giovane, attratto dal miraggio dei soldi facili, aveva fatto quella cosa con il suo amico, che poi era finito in galera, e lui stesso a stento si era salvato dalla prigione. E tanti, tanti episodi, piccoli e grandi, in cui gli sarebbe bastato sollevare lo sguardo per vedere una realtà bella, vera, e invece si era accontentato del frutto della sua fantasia, di un simulacro irreale, di un pezzetto al posto del tutto.

Ingannato. Come il cagnolino dai feromoni. Perché intanto che il vecchio era perso nei suoi pensieri, la cagnolina se n’era andata e non c’era più l’occasione di incontrarla, non l’aveva nemmeno vista. Il vecchio si allontanò dalla finestra, scuotendo la testa, e aprì il frigorifero per vedere cosa fosse rimasto da cucinare per il pranzo.

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