Pulsante di prenotazione fermata (da: Youtube)

Papà, posso prenotare la fermata?

Libertà è schiacciare un pulsante sull’autobus

Marco Bonifacio
Quettar
Published in
2 min readNov 5, 2015

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Sono sull’autobus, con il figlio cinquenne e il figlio decenne. Ad ogni fermata il “piccolo” mi chiede se può prenotare la discesa, per il gusto di veder illuminarsi il tabellino luminoso e di sentire il cicalino che conferma l’avvenuta prenotazione. Io rispondo invariabilmente che non è dove dobbiamo scendere, ma di fronte all’insistenza ad un certo punto cedo e gli dico: “D’accordo, schiaccia il pulsante”.

Mi accorgo però che la fermata successiva è una di quelle meno frequentate; qualche volta l’autobus lì non si è neppure fermato ed ha tirato dritto, con impercettibili sospiri di sollievo di chi ogni mattina lotta con il traffico per arrivare in orario a scuola o al lavoro. Il guaio è che se ne è accorto anche il decenne.

D: — E se non scende nessuno?

C: — Allora, papà, schiaccio?

P: — Dai figurati se non scende nessuno, l’autobus è bello pienotto! Poi, ci sarà qualcuno alla fermata che sale…

D: — Se non scende nessuno, scendo io e poi risalgo alla fermata dopo.

P: — Ma va, non ce la fai a stare dietro all’autobus. Vero che siamo praticamente in coda, ma…

C: — Sì, sì, corri dietro all’autobus. Io schiaccio, eh!

P: — D’accordo, schiaccia.

(Il cinquenne prenota la fermata, che intanto si inizia a vedere. A terra non c’è nessuno che attende di salire. Qualcuno scenderà?)

D: — C’è qualcuno alla fermata?

P: — Mi pare di no…

D: — Ecco, che figura!

(Il decenne si stringe nel sedile, cerca di farsi piccolo, mentre l’altro è tutto orgoglioso di aver prenotato la fermata per primo. L’autobus si ferma e apre le porte, poi le richiude velocemente).

D: — Qualcuno è sceso?

P: — Ehm, temo di no.

(Il decenne prosegue per qualche minuto a lamentarsi della figuraccia e ad accusare il piccolo, che è sempre più orgoglioso di aver fatto fermare il bus tutto da solo. Intanto anche dentro di me inizia a nascere un piccolo senso di colpa nei confronti degli altri viaggiatori, anche se non abbiamo certo perso più di una manciata di secondi).

Eppure, ripensandoci, quanto sarebbe più semplice vivere sempre come bambini!

Vedo una cosa che mi attrae, che mi colpisce, il Padre non me la vieta, anzi, mi incoraggia e io mi ci butto a capofitto.

Solo pochi anni dopo, invece, la reazione alla provocazione che la realtà continuamente ci muove è mediata da mille schemi mentali, dalla nostra convenienza e dalle convenienze umane e subentra il timore, la paura che paralizza e toglie il gusto alle cose.

Libertà è prenotare una fermata dell’autobus.

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