0x4 — Biohacking

Riccardo Coluccini
R0b0t0
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5 min readOct 18, 2016

Storia introduttiva

Spense la sveglia sfiorandola con il dorso della mano. Il caffè ed il pane tostato erano pronti in cucina, preparati con cura dall’elettrodomestico intelligente. Si lavò e vesti rapidamente. Ad attenderlo all’ingresso del vialetto sarebbe arrivata tra 10 minuti l’auto automatica che aveva prenotato dal suo smartphone. Il calendario digitale sullo schermo del frigorifero gli ricordava l’appuntamento con l’ingegnere alle 9.30. Mise nel suo zaino il computer ed uscì di casa. Un led rosso sottocutaneo illuminò il suo braccio sinistro: si era dimenticato di prendere le medicine per regolare la pressione sanguigna. Rientrò in fretta in casa appoggiando il dorso della mano alla maniglia della porta per aprirla. Quella serratura installata pochi giorni prima era veramente stupenda: non solo nel design che, rispetto alla versione precedente, era stato migliorato, ma ora era anche 4 volte più veloce nella scansione del chip.

Tornato all’auto, si autenticò poggiando la mano sul cruscotto, dove era predisposto un lettore RFID. L’auto aprì la portiera ed il motore si accese automaticamente.

Non c’è molta fantascienza in questa storia. Quei microchip inseriti sotto pelle esistono veramente. La storia degli innesti sottocutanei ha inizio nel 1998, quando lo scienziato britannico Kevin Warwick ha effettuato il primo esperimento documentato in cui, inserendo sotto pelle un chip RFID (acronimo di Radio Frequency Identification), era in grado di aprire porte ed accendere le luci.

L’RFID è una tecnologia che permette l’identificazione attraverso radiofrequenze: avvicinando un apposito scanner al chip si è in grado di autenticarsi.

La prima reazione di fronte a questa tecnologia è quella di spaventarsi e temere controlli mentali da parte dei governi. Tutto ciò è probabilmente dovuto alla parola chip e ad un’eccessiva campagna di disinformazione da parte dei media. Infatti l’idea di impiantare un dispositivo all’interno del nostro corpo non è nuova, già vengono utilizzati innesti per finalità mediche: basti pensare ai pacemaker, alle pompe di insulina ed all’impianto cocleare, in grado di ripristinare la percezione uditiva nelle persone con sordità profonda.

I sostenitori di queste modificazioni corporee fanno parte del movimento chiamato BioHacking che è diffuso a livello mondiale. Non si tratta solo di innesti però, ci sono anche la stampa 3D di tessuti umani e protesi robotiche. Maggiori informazioni si possono trovare in un forum che si chiama BioHack di cui trovate il link nella descrizione della puntata.

Sebbene il biohacking nasca dal mondo DIY e dei makers, quindi di smanettoni che nei propri garage cercano di produrre oggetti fai da te, trattandosi di innesti da introdurre nel corpo non si può tralasciare l’importanza del rispetto delle norme igienico sanitarie: di norma si utilizzano quindi capsule di vetro asettiche per contenere i chip e siringhe sterilizzate. Da questo movimento sono nate anche delle aziende, due delle principali sono la Grindhouse Wetwater e la Dangerous Things.

La prima produce Circadia, uno strumento da inserire nell'avambraccio e che raccoglie i valori corporei e li salva in un database tramite bluetooth. E’ come avere un medico che controlla il nostro stato di salute continuamente durante l’arco della giornata.

La Grindhouse Wetwater produce anche un sistema di LED sottocutanei che segnalano la ricezione dei messaggi che ci arrivano sullo smartphone.

La Dangerous Things invece, fondata da Amal Graafstra produce principalmente chip di RFID e NFC, Near Field Communication (la tecnologia che permette di scambiare dati semplicemente avvicinando due dispositivi abilitati.) da inserire nella mano tra il pollice e l’indice. La foto che avevo postato sulla pagina facebook è una radiografia fornita dallo stesso Amal, che tra l’altro ha pubblicato un libro sul tema titolato “RFID Toys”. Nella descrizione della puntata ho inserito alcuni link al riguardo: c’è una sua conferenza e c’è il link alla pagina del libro su amazon.

Con gli innesti lui può aprire la serratura della porta di casa, effettuare pagamenti semplicemente poggiando la mano sullo scanner, sbloccare il proprio pc ed addirittura scambiare le proprie informazioni di contatto con gli altri semplicemente avvicinando la mano ad uno smartphone. Il chip infatti contiene 888 byte di memoria su cui poter salvare quel che si vuole. Inoltre è disponibile anche un app dedicata per interagire meglio con il chip.

Altri interessanti innesti sono dei piccoli magneti che si inseriscono nelle dita e che reagiscono alla presenza del campo magnetico. In questo modo è come sbloccare un sesto senso in grado accedere alle informazioni portate dal campo magnetico che permea lo spazio che abbiamo intorno.

La possibilità di ampliare i propri sensi e le proprie capacità è assolutamente affascinante, ma allora tutte le paure di controllo della mente e geolocalizzazione sono fondate?

Tra gli scettici ed i contrari agli innesti c’è chi teme che sia possibile essere localizzati e tenuti sempre sotto osservazione da parte del governo. Come dicevo all’inizio del podcast, questi timori sono principalmente dovuti alla disinformazione ed alla mancanza di conoscenza tecnica.

Per avere una geolocalizzazione sempre attiva c’è bisogno di un GPS, tecnologia che però necessita di un alimentazione costante e che, al momento, non è mai stata impiantata in alcun essere umano.

I chip RFID utilizzati sono principalmente di tipo passivo. Questo vuol dire che sono privi di batterie di alimentazione e quindi non sono continuamente accesi. Il passaggio di un lettore che emette un segnale radio fornisce l’alimentazione. La radiofrequenza attiva il microchip e gli fornisce l’energia necessaria a rispondere al lettore, ritrasmettendogli un segnale contenente le informazioni memorizzate nel chip. Lo scanner però deve trovarsi a distanza molto ravvicinata (al massimo 2cm) per poter comunicare con il chip. Il lettore può anche modificare le informazioni contenute nel RFID ma il rischio di controllo delle menti è comunque da escludere perchè, come detto prima, l’assenza di batterie rende il chip da solo inutile. Ed un eventuale innesto forzato da parte del governo è assolutamente improbabile, in alcune legislazioni infatti, è espressamente vietato per legge introdurre dei microchip negli esseri umani contro il loro volere.

I rischi per la salute ci sono, ma sono molto più comuni di quanto si possa immaginare: si può avere un rigetto del chip da parte del corpo, difficoltà nell’inserimento con la siringa. Per non parlare poi degli eventuali controlli all’aeroporto che potrebbero diventare spiacevoli: ci sarà sicuramente da spiegare come mai si hanno dei chip nelle mani.

Il mondo del biohacking promette di espandere le capacità umane, facilitare le attività quotidiane e potenziare i nostri sensi. Una fusione uomo-macchina che ci avvicina ai cyborg. Allo stato attuale, i chip disponibili non presentano il rischio di scaraventarci in mondi distopici in cui la sorveglianza ed il controllo di massa sono applicati a tutta la popolazione. Gli innesti corporei saranno sempre più presenti nelle nostre vite.

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Riccardo Coluccini
R0b0t0
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Mechatronic engineer. Once I had a close encounter with a quadcopter.