Al tempo del coronavirus (quarta puntata)

Radio Monastier
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5 min readAug 18, 2020

In questi giorni le cronache parlano di una risalita dei contagi, è quindi importante leggere i pensieri dei bimbi e le bimbe di quinta A delle scuole primarie Marconi di Monastier raccolti durante il lockdown. Questo martedì è la volta delle considerazioni di Erica, Elisabetta, Sara, Davide, Alberto e Diaraye.

Immagine realizzata dagli alunni della scuola

Siamo a casa ormai da un mese, ho molta voglia di tornare a scuola e di avere un po’ di normalità.
Siamo tutti isolati in casa per via del “coronavirus” e possiamo uscire solo per motivi di lavoro, per fare la spesa ma solo nel supermercato più vicino o per andare in farmacia.

Già dall’inizio non ho preso bene la chiusura delle scuole e man mano che il tempo passava, la noia aumentava sempre di più. In realtà ho un gran da fare, ma a stare sempre in casa a volte ci si stanca.
Infatti, tutti i giorni resto a casa con la mamma, con il papà e con mia sorella.

La mattina finisco i compiti del giorno precedente e poi leggo, scrivo e gioco in giardino. Mentre nel pomeriggio, quando la mamma ha finito di lavorare al computer, faccio i compiti.
La scuola virtuale non mi piace, al computer faccio molta fatica a concentrarmi e ad applicarmi. Però fin quando non si potrà tornare a scuola dovrò farmela andare bene. Inizialmente incontravo Vittoria e Nora agli allenamenti di pallavolo, ma dopo un po’ si sono interrotti anche quelli e purtroppo, ora, non vedo e non sento più nessuno dei miei amici.

Mi mancano tanto le mie amiche, i miei compagni di classe, le mie maestre e i miei parenti. Per fortuna con il telefono dei miei genitori posso fare qualche videochiamata ai nonni o ai miei cugini e così ci sentiamo meno lontani.
In più a breve sarà il mio compleanno. Il 4 aprile compirò 11 anni e progettavo già da tempo la festa con le mie amiche. Invece per il momento non la potrò fare. Rimandata a data da destinarsi!

Spero che questa terribile malattia passi presto e che tutto finisca per il meglio.
Per fortuna a me va alla meno peggio. Penso a tutta quella gente che sta male e che soffre. Spero che i malati non perdano la speranza perché non tutto è perduto: bisogna essere forti, superare il momento e sperare che i medici riescano a guarire quante più persone possibili.

Erica

Giovedì ventisette febbraio la mia scuola è stata chiusa a causa di un’epidemia chiamata Coronavirus. Quando ho saputo che sarei stata a casa ero felice perché potevo giocare tutto il giorno. Dopo qualche giorno, mi sono resa conto che mi stavo annoiando e avrei voluto tornare a scuola per rivedere tutti i miei compagni e le maestre. Ora, resto a casa con mia sorella, mio fratello e a giorni alterni, con mia mamma. Ogni giorno faccio i compiti che le maestre mi caricano in Weschool per non dimenticare i lavori fatti a scuola. Preferisco la scuola reale al posto di quella virtuale perché nella scuola reale si va avanti con il programma e le spiegazioni della maestra si capiscono meglio. A casa, mi sento con i miei amici solo sulla piattaforma virtuale per scriverci, quando non capiamo qualcosa, oppure per scambiarci barzellette e indovinelli. In futuro spero che tutto questo sparisca e si riprenda la vita normale. A coloro che sono ammalati direi di stare a casa e di non preoccuparsi!

Elisabetta

Siamo a casa da circa un mese a causa del coronavirus. Inizialmente quando mi dissero che avrebbero chiuso le scuole ero un po’ preoccupata perché ho cominciato a capire che era una cosa seria. Ora resto a casa con il papà mentre la mamma continua a lavorare alla casa di riposo per anziani. All’inizio non organizzavo le mie giornate ma dopo ho cominciato a considerare l’impegno: di mattina faccio i compiti e il pomeriggio gioco all’aria aperta o faccio attività sportiva.

La classe virtuale non mi soddisfa molto perché non vedo le mie compagne allora ogni tanto faccio delle videochiamate per tenermi in contatto; ogni giorno chiamo anche la nonna per sentire come sta. Mi mancano moltissimo i miei parenti e i miei amici.
Per il futuro mi aspetto che tutti i continenti si aiutino e che le persone non facciano più differenze. Mi sento di dire a tutti gli ammalati: forza e coraggio insieme ce la faremo!

Sara

Sono a casa da un mese e mezzo a causa del coronavirus: un virus pericoloso e per questo non siamo più andati a scuola. Inizialmente con la chiusura della scuola credevo che dopo una settimana avrebbero riaperto ma in realtà la situazione è diventata più grave di quello che credevo. In questi giorni sono a casa con mia mamma, mio papà e mia sorella. Passo le giornate facendo i compiti, giocando e parlando con i miei amici tramite “WhatsApp”. La scuola virtuale è utile perché ci aiuta a non rimanere indietro con i compiti. In questo periodo mi manca molto stare con i miei amici e in futuro mi aspetto che tutto torni come prima. Mi sento di dire a tutti quelli che soffrono e sono malati di stare tranquilli perché tutto andrà bene!

Davide

È passato un mese dalla chiusura delle scuole per una strana influenza chiamata Covid-19, causata dai Cinesi.
Tutto è cominciato quando in Cina, in febbraio, hanno festeggiato il Capodanno. Tutti si sono riuniti per far festa e non sapevano di aver contratto il corona virus, così si è trasmesso velocemente: basta anche un abbraccio, una stretta di mano, uno starnuto o stare nei luoghi affollati per prendere questa strampalata influenza.

Purtroppo, è arrivato anche qui in Italia: inizialmente in Lombardia e Veneto dove vivo anch’io e poi in tutto il mondo. All’inizio ero contento della chiusura delle scuole perché pensavo che questo tipo di influenza non fosse così grave, però dopo che i miei genitori mi hanno spiegato di cosa si trattava e sentendo le notizie, ho iniziato a preoccuparmi! Per tre settimane sono andato dai nonni, ora sono a casa con il mio papà perché la sua azienda è chiusa per motivi di sicurezza. Solitamente mi alzo presto alla mattina, guardo un po’ la televisione, gioco con il mio tablet, faccio i compiti, gioco a racchette, gioco a carte: purtroppo non ho un giardino ma ho due terrazze per poter uscire a prendere una boccata d’aria. Quando è a casa anche la mamma faccio con lei dei dolci deliziosi.

Per permetterci di continuare il programma scolastico, la scuola ha messo a disposizione una piattaforma virtuale con la quale si può stare in contatto con le maestre e fare i compiti; a me non soddisfa molto questa modalità perché preferisco vedere le maestre e i miei compagni dal vivo.

La tecnologia ci permette di fare videochiamate quindi sono riuscito a vedermi con alcuni amici.
In questo periodo mi manca molto andare a correre, giocare con gli Scout e fare Basket. Per il futuro spero che passi questa brutta malattia e spero di tornare presto alla normalità.

Mi dispiace molto per coloro che sono ammalati, a loro dico, siate fiduciosi: “Andrà tutto bene!”

Alberto

I giorni in cui sono stata a casa per colpa del coronavirus, sono stati molto difficili perché non potevo uscire e non potevo nemmeno giocare in giardino; la mascherina e i guanti erano insopportabili. Ogni tanto mi fermavo sotto casa e parlavo a distanza con la mia amica. Adesso, però, si può andare al mercato, al mare e al parco. Il coronavirus è un bruttissimo virus piccolo ma cattivissimo e quindi è meglio stare alle regole.

Diaraye

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