“M”, Il topo di biblioteca ci regala un altro contributo

Radio Monastier
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2 min readMar 20, 2021

Radio Monastier di tanto in tanto riceve i contributi di “M”, il nostro topo di biblioteca. Il libri che ci racconta “M” hanno sempre degli spunti interessanti per andare a conoscere più a fondo i nostri territori, oggi andiamo a scoprire “La filanda della memoria”.

Mi piace andare nella nostra biblioteca comunale, fare due chiacchere con la nostra bibliotecaria o scambiare qualche battuta con altri utenti che incontro, casualmente con un libro in mano. Sulla soglia, con alle spalle il rumore della fontana, sotto le colonne, originariamente due enormi littori sorrido pensando al recente libro di Francesco Filippi: “Mussolini ha fatto anche cose buone” (Bollati e Boringhieri 2019) e penso che la costruzione di quell’edificio, ora fortunatamente pubblico, sia la sola cosa positiva. Mi piace perdermi tra gli scaffali, scorgere dorsi di volumi e autori che non conoscevo, riconoscere quelli letti come vecchi amici indimenticati. Curiosare senza meta cercando uno scrittore, un titolo che mi ispiri o che mi stupisca. E proprio facendo questo che un giorno mi sono imbattuto, nello scaffale piu in basso della storia locale in: “La filanda della memoria” AA.VV Cierre edizioni a cura di Danilo Gasperini, del quale vorrei parlarvi. L’industria della seta ha avuto, alla meta del’800 fino ai primi decenni del’900 , prima dello sviluppo delle fibre sintetiche, una grande importanza. Le attivita correlate, dal lavoro in filanda, all’allevamento dei bachi (i famosi “cavalieri”) permettevano di integrare le misere rendite del lavoro contadino. Le fabbriche sorte per la produzione del prezioso tessuto sono il primo segno di quel cambiamento, in senso capitalistico della trasformazione di un economia prevalentementa agricola che arriva, seppur in ritardo anche in Italia. Questo libro, fatto per lo piu di interviste ci porta dentro gli stabilimenti , ad accompagnarci sono i ricordi, le voci dialetteli delle donne che lavorarono al loro interno. La manodopera era esclusivamente femminile, assunta stagionalmente (oggi la chiameremo flessibile) e molto giovane, ricorda il bisogno, la fatica, le paure. Se molte cose sono fotunatamente cambiate, molte delle condizioni del lavoro subordinato rimangono le stesse, o meglio tendono a tornare come allora. La narrazione suddivisa in capitoli tematici e semplice e spontanea, lascia trasparire il rimpianto, la nostalgia ma non tace su tutte le condraddizioni del lavoro femminile in una societa ancora fortemente maschilista. E un lavoro di ricerca storica che ci porta fisicamente dentro la filanda, dettagliando la varie lavorazioni, le qulifiche dai nomi bellissimi, le dinamiche fra reparti e con i piu alti in grado, con il direttore (uomo) e il padrone . E bellissimo sentire la forza, l’orgoglio di queste donne, vengono alla mente antiche canzoni come : “povere filandere” tanto che mi era impossibile mentre leggevo non ricordare quei versi: se ben che siamo donne paura non abbimo … abbiam delle belle buone lingue….abbiam delle belle buone lingue…

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Radio Monastier è l’intento di raccontare le storie di tutti i giorni di un piccolo paese in provincia di Treviso.