NATI PER CORRERE

Radio Monastier
radiomonastier
Published in
4 min readDec 24, 2021

Continuiamo con le recensioni da leggere tutte d’un fiato inviateci dalla redazione… oggi pubblichiamo un pezzo su una pietra miliare della storia del rock…

Suonerebbe angosciante, preoccupante, per nulla invitante un titolo del genere… Ma non so se sia perché è l’album della mia giovinezza o per altri motivi più oggettivi, penso che, come nessun altro album nella storia della musica rock, sia non solo l’emblema dei giovani della generazione nata una ventina di anni prima del 1975, anno di uscita di questo disco iconico, ma anche la rappresentazione più lucida, realistica, disincantata e potente della giovinezza in ogni dove e in ogni quando.

Born to Run è l’album grazie al quale esplode il successo di quello che diventerà negli anni a venire il Boss del Rock and Roll, Bruce Springsteen, un successo fino ad allora una chimera per chi come lui fino era riuscito a racimolarne molto poco con i due album precedenti, usciti nel 1973. Non che le due opere fossero di minor valore artistico, anzi penso che alcune canzoni di quei due album siano tra le migliori mai scritte dallo stesso Springsteen (New York City Serenade tra tutte, per esempio), ma come spesso succede nelle parabole artistiche dei cantautori il successo è una scintilla che alimenta un fuoco in un momento inaspettato, solo perché capita nel posto giusto al momento giusto.

Potrei scrivere pagine intere su quanto senso avessero parole e melodie rock di Born to Run per un ventenne del 1975, ma siccome non appartengo a quella generazione, vi dirò che non solo quell’album può parlare al cuore e alle viscere di un giovane di ogni epoca se ascoltato nel giusto modo (magari un giovane con un po’ di rock nelle ossa, questo si, preferibilmente), ma, qui parlo per esperienza personale, rappresenta la porta migliore di accesso all’universo del Boss.

Perché parla di giovinezza? Perché è un album pervaso da un dinamismo, un’urgenza di muoversi verso un altrove, verso una speranza mai colta appieno, una crescita che è propria di quella fase della nostra esistenza quaggiù, ma non solo, è pure di chi continua a ogni età a mantenere il proprio cassetto dei sogni bello pieno, anche solo per poterlo guardare e sentirsi più vivo.

E poi dai, diciamolo, quale genere musicale più di tutti si sposa meglio con questa urgenza se non il Rock and Roll? Io non lo so se sia perché l’ho ascoltato migliaia di volte e ormai fa parte un po’ di me, ma le note di quelle canzoni ti entrano dentro non come motivetti che ti abbandonano dopo pochi giorni come schiuma di una nuova onda sulla spiaggia; ti si incidono nelle ossa e le riconosci ogni volta che ti ribussano alle orecchie come vecchi amici che tornano a visitarti. La musica ha questa qualità se usata e costruita nel migliore dei modi (mi impressiona sempre leggere la storia di come è stato scritto questo album, con mesi e mesi di lavoro meticoloso e ossessionato), e credo che Born to Run sia un esempio calzante di tutto ciò. Quando lo ascolti, riconosci che lo sforzo dell’autore è stato quello di lasciare traccia nella tua storia, di scriverti dentro, di ricordarti per sempre cosa è o è stata la tua giovinezza.

Metto in evidenza due o tre cosette giusto per entrare nel dettaglio dell’album e farvi venir voglia di andarle ad ascoltare: l’intro di Thunder Road con armonica e piano, un inizio azzeccatissimo per un disco che ti invita ad un attento ascolto, un invito ad entrare con curiosità in un racconto (a me ricorda moltissimo le mattine di sole quando scruti il cielo dalla finestra per farti invitare ad uscire, soprattutto se sei in montagna, perché lì mio padre lo usava come sveglia per noi dormiglioni); il muro del suono di Born to Run nel quale si incide il verso “Tramps like us, baby we were born to run”, un potente richiamo a quel che deve essere la giovinezza, una corsa (non una passeggiata, intesi?) dietro i propri sogni; e infine l’assolo di Sax del leggendario Clarence contenuto in Jungleland, un pezzo che non ha bisogno di commenti perchè fa solo pensare al fiato e ai polmoni impressionanti di chi lo esegue… perché per correre c’è bisogno soprattutto di quelli!

Non mi resta che lasciarvi all’ascolto, augurandovi di lasciarvi scrivere nelle viscere da quei suoni, da quelle parole, un promemoria per non perdere di vista quanto di buono ci porta o ci lascia la giovinezza.

--

--

Radio Monastier
radiomonastier

Radio Monastier è l’intento di raccontare le storie di tutti i giorni di un piccolo paese in provincia di Treviso.