Chitarra

Ninna nanna per sei corde

Partito il crowdfunding, Val Bonetti sta lavorando — anche con ospiti di riguardo — su “A World of Lullabies”. Da quel che abbiamo ascoltato dal vivo negli ultimi mesi si annuncia un album davvero affascinante. Il finanziamento è a buon punto, ma ora c’è bisogno del passaparola di tutti!

Massimo Giuliani
RadioTarantula

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Foto: Davide Miglio

Chi frequenta RadioTarantula conosce Val Bonetti. Nelle occasioni precedenti ci eravamo ripromessi di tornare a parlare di un’operazione che aveva in programma, e il momento è arrivato. Il ricavato della raccolta fondi per “A World of Lullabies” finanzierà una buona causa, come leggerete. Chi vorrà partecipare si porterà a casa, a seconda del budget, il cd a tiratura limitata, da solo o con video, intavolature, e altre cose preziose. Cliccate qui per informazioni e per partecipare: peraltro Natale si avvicina e se avete bisogno di una buona idea per un regalo a grandi e piccini…

Val, finalmente arriva “A world of Lullabies”. Come ti è venuta l’idea di suonare una raccolta di ninne nanne? E come hai scelto i pezzi?

VB: L’idea è arrivata quando è arrivato Dante, il mio primo figlio. Ricordo che un giorno Dima, mia moglie, mi disse: non hai niente di adatto da suonargli per prendere sonno? Vuoi mica farlo diventare matto con i tuoi esercizi? Devo ammettere che sono in grado di trascorrere due ore sullo stesso accordo e per giorni di seguito se non mi viene una cosa, per non parlare di quando mi esercito su qualche standard jazz. Così per gioco mi sono messo a cercare qualche ninna nanna in rete e ho scoperto “Dandini Dandini Danali Bebek”, una melodia tradizionale turca. Mi sono divertito ad arrangiarla per chitarra e a comporgli anche qualcosa intorno così ne ho cercate delle altre o dalla rete oppure chiedendo a conoscenti di diverse nazionalità, che è una modalità ancor più stimolante: per dirti, nel disco dovrò ringraziare la mia vicina di casa iraniana, o una mamma di un compagno di scuola di Dante che viene dalla Finlandia, e Yun, un amico coreano. Ah, poi c’è la moglie di un mio amico che viene dalla Corsica, per fare degli esempi…

E come hai lavorato sui brani?

VB: Scelto il pezzo, cerco subito la versione cantata a cappella, meglio se non professionale. Per esempio, di quella coreana il mio amico mi aveva mandato fra gli altri un link YouTube di un video amatoriale in cui canta una signora anziana. Ecco, quello è l’ideale. Successivamente mi vado ad ascoltare la musica tradizionale di quel paese, poi vado sul sito delle biblioteche comunali e cerco se c’è qualche libro che mi possa aiutare lo prendo per un mese e leggo qualche capitolo di mio interesse. In quella del Conservatorio no, “io non posso entrare”, ahahah! O meglio posso entrare ma posso solo consultare in loco.
Quindi diciamo che per quel poco che posso cerco di immergermi nell’ambiente in cui sono nate e vengono cantate queste melodie, ma non certo per riprodurne una versione filologicamente corretta. Anzi, il più delle volte è il contrario: in un certo senso è un disco di plagi! Cioè, ho rubato delle melodie e le ho trattate come le avessi scritte io… a ben vedere non sono neanche più delle ninne nanne, diciamo, non lo sono in senso stretto, insomma è quasi una truffa!

Ahahah!

VB: Eheh, diciamo che di sicuro non è un disco “di musica per bambini”. Questo lo dico per rispetto dei bambini che hanno una sensibilità musicale nettamente superiore agli adulti — che poi fra l’altro mi dovranno spiegare prima o poi il significato di musica per bambini e di conseguenza di musica per adulti…

Sai, pensavo qualcosa del genere: le mie figlie da piccole hanno ascoltato intensivamente (a causa mia) “Songs from Alphabet Zoo” di Ralph McTell, che è un album che nasce in un programma per bambini, ma che molto prima della loro nascita io ascoltavo per me!

VB: Esattamente!

Ma a proposito di musica “adulta”, tu affronti questo repertorio con la resofonica. Con Aronne Dell’Oro si diceva di come certe canzoni napoletane nascondano dei blues. È capitato anche a te di trovare quel blues dentro quelle canzoni? Nel linguaggio, nella struttura…

VB: Il Blues per me è un sentire, è un determinato stato della mia mente, una condizione dello spirito, “the blues is in my soul”, direbbe più di qualcuno. In questo senso quando lavoro a della musica spesso ci trovo il blues. Credo che questo disco sia più blues dei miei precedenti. È vero, si tratta anche di un linguaggio ed è il linguaggio che ho acquisito nel corso degli anni, gioco forza per me è stato il modo più naturale di affrontare questi brani. Non ho badato alle strutture, spesso non ci sono nelle versioni originali.

È interessante come la resofonica riesca a riprodurre suoni diversi e evocare ambientazioni e culture altre. Circola il tuo video di “La Siminzina”, io l’ho ascoltata dal vivo in qualche occasione: lo strumento, nelle tue mani, la rende davvero struggente, proprio un gioiello. La resofonica è lo strumento esclusivo o hai suonato anche l’acustica?

VB: La resofonica ha un suono davvero affascinante se usata in altri contesti, confermo! L’altro brano che si trova su Youtube, estratto da un concerto, è “Ja Jang” dalla Corea.

Per entrambi ho utilizzato l’accordatura aperta di Sol minore. Sto usando di tutto e diverse accordature aperte: per ora ho registrato: una chitarra per bambini, la 12 corde, la acustica, l’elettrica senza contare gli ospiti che hanno già confermato e quelli che forse riuscirò a coinvolgere, se riesco a farli stare dentro per ragioni di budget e di tempi soprattutto…

Ecco, dicci un po’ degli ospiti…

VB: Posso già confermare la presenza di Cheikh Fall che suona la sua Kora in due brani africani — li abbiamo già incisi. Anche Massimo Gatti ha inciso una bella parte di mandola in una ninna nanna turca. Poi, sempre non vengano inasprite le norme anti-covid, ci sarà un brano cantato da Aronne Dell’Oro, un intervento con l’Oud di Thomas Lamprecht, Marco Ricci al contrabbasso, Alberto Pederneschi alla batteria e percussioni in un paio di brani e spero di riuscire a coinvolgere anche altri musicisti, ma come dicevo dobbiamo fare i conti coi tempi.

Foto: Lorenzo De Simone

Dunque sei proprio nel pieno del lavoro di registrazione…

VB: Sì, sto registrando a Milano presso lo studio Le Ombre, di Lele Battista. Lele è un bravo cantautore e produttore di esperienza, un amico di lunga data che musicalmente lavora in ambiti lontani dal mio habitat; è capitato di lavorare insieme sporadicamente e sono molto felice di condividere questo progetto con lui. Mi piace avere un contraddittorio in studio, e mi piace che ci siano due orecchie diverse dalle mie. Senza dubbio la sua zampa si sentirà!

Della copertina e del suo autore bisogna proprio parlare…

VB: Dima, mia moglie, ha trasmesso ai nostri bambini e a me la passione per i libri illustrati, ne abbiamo una libreria piena. Quentin Gréban è un illustratore molto quotato e abbiamo diversi suoi libri fra cui “Mamma”, dal quale abbiamo scelto l’immagine per la copertina del disco e l’editore ci ha concesso gratuitamente l’utilizzo. Io la trovo bellissima.
L’impostazione grafica del CD sarà a cura di un amico, Mauro Ferrando, che si è messo a disposizione senza nulla chiedere.

Dicevo all’inizio che il progetto finanzia una buona causa. Dicci tutto…

VB: Ho scelto di devolvere i proventi di questo cd, ovvero tutto il ricavato di questa raccolta fondi meno le spese di produzione stampa e spedizione del CD, all’Associazione Famiglie LGS. Questa Associazione, fondata dall’attuale presidente Katia Santoro, aiuta le famiglie che hanno figli affetti dalla sindrome Lennox-Gastaut, malattia rara, a esordio infantile, farmacoresistente, che comporta gravi conseguenze come grave ritardo nello sviluppo, e talvolta difficoltà a camminare e ad alimentarsi.
Ho conosciuto questa associazione grazie ad un amico, Alessandro, e quando Katia, la presidente, mi ha raccontato dell’impossibilità di avere un sonno sereno per questi bambini e di conseguenza per i loro genitori, non ho avuto dubbi, questo disco è dedicato a loro.

C’è un progetto in particolare che l’associazione sta portando avanti…

VB: Sì, lo sta facendo con molte difficoltà a causa della pandemia. È il progetto BRICE (Bracelet in case of Emergency), un bracciale-chiavetta usb contenute informazioni preziose per la cura di questi pazienti. Immagina per esempio se un parente, in caso di assenza temporanea del genitore, dovesse occuparsi di uno di questi bambini e ci fosse bisogno di chiedere soccorso: questo bracciale potrebbe essere fondamentale per un medico che si trova per la prima volta davanti ad un paziente affetto da una malattia rara come questa.
Ci tengo a questa raccolta fondi, perché potrebbe dare un bel supporto nella finalizzazione di questo progetto.

A che punto siete?

VB: A buon punto con le spese, che vuol dire che acquistare un CD equivale a fare una donazione. Ma è fondamentale il passaparola!

Clicca qui per l’Associazione LGS
Clicca qui per partecipare al crowudfunding

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Massimo Giuliani
RadioTarantula

La cura e la musica sono i miei due punti di vista sul mondo. Sembrano due faccende diverse, ma è sempre questione di suonare insieme.