Ritorna Franco Morone, tredici brani per riprendere il dialogo

In “Strings of Heart”, il cd uscito dopo più di sette anni dal precedente, i generi non sono un filo conduttore ma colori su una tavolozza.

Massimo Giuliani
RadioTarantula
4 min readMay 31, 2022

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“Strings of Heart” arriva dopo una lunga pausa nella produzione di Franco Morone, chitarrista da ormai quattro decenni con una quantità di riconoscimenti in Italia e all’estero. Non si è mai fermata invece, pur facendo i conti con la pandemia, la collaterale attività didattica che è cominciata anche prima di quella discografica e che da tredici anni ha trovato dimora in un casale marchigiano, a metà strada fra il natio Abruzzo e Bologna, che è la sua città elettiva (Acoustic Guitar Workshops è il nome della scuola che anima insieme a Raffaella Luna, ed oggi è anche il nome dell’etichetta con cui pubblica i suoi lavori).

Il cd è composto da tredici singoli usciti sulle piattaforme digitali nel corso del 2021, assemblati quasi a riprendere il filo di un discorso. Il modo in cui sono confezionati nella grafica di Raffaella Luna — ciascuno con una propria illustrazione/copertina nel libretto illustrato — sottolinea l’autonomia dei brani e la natura multiforme dell’intero album. Altri capitoli della discografia del chitarrista vivono di una maggiore unità tematica e di genere; non questo, dove sono l’impronta e lo stile di Morone a costituire da soli un filo conduttore che non si perde.

Foto da Francomorone.it

Un esempio è “Antice”, che viene dall’album di Andy Irvine e Davy Spillane sulla musica balcanica, da cui Franco Morone distilla una bellezza esuberante che forse nell’originale è più sommessa. Un altro è “The Water is Wide”, la celebre ballata che dalla Scozia, attraverso l’Inghilterra, raggiunse gli Stati Uniti (e diventò un classicone grazie a interpreti come Pete Seeger, James Taylor e mille altri) su cui ogni volta pare che sia stato detto tutto e che invece qua riluce di nuovo nella brillantezza di arrangiamento ed esecuzione di Morone. Con “Giants parade / Morrison Jig” formano una terna di ispirazione folk che è una delle ragioni del fascino dell’album.
Il quale album si apre, autorevolmente, con un omaggio esplicito e dichiarato a Michael Hedges. “Dangerous Roads” è una continua citazione delle tecniche del grande innovatore morto nel ’97 — pur nella sua cantabilità tutta “moroniana”. E tutto questo fa particolarmente piacere, perché capita di rado di ascoltare riferimenti al grande chitarrista scomparso che non siano solo acrobazie senza contenuto e senza cuore.

Per chi lo segue dagli inizi Franco Morone resta un punto di riferimento di un certo modo di suonare fingerstyle blues — ci credereste che mi è capitato di parlare con professionisti anche molto noti che, avendo imparato giovanissimi a suonare il fingerpicking dai dischi, solo quando hanno scoperto il suo “Manuale di chitarra blues”, Bèrben 1986, si sono accorti che i bassi alternati si suonano andando su e giù col pollice? — dicevo, un certo approccio al fingerstyle blues come alla musica di ispirazione folk: britannica dapprima e poi italiana, ma non solo. E in questo ritorno discografico ci sono tutti i territori perlustrati nel tempo dal chitarrista. Dal blues un po’ funky di “Noises in the Night” al clima più mediterraneo di “Porta sul Mare”, dalla folk song — a cui mancano solo le parole — di “Song for You to Stay” a “Circle Rain”, a “Sunny Side of Mind”, a una serie di brani d’autore che mi pare fissino le coordinate dell’ispirazione di Franco Morone tra il folk inglese (più Martin Simpson che John Renbourn, però) e quella schiera di temerari soprattutto americani che in un periodo relativamente breve resero più voluminoso il vocabolario dei chitarristi. La familiarità con gli stili di De Grassi e Will Ackerman si ritrova secondo me in vari momenti, fino alla conclusiva “Childreams”.

Come d’abitudine nella sua carriera, anche qui tutte le influenze sono al servizio di un progetto che non è di musica folk, non è blues ma dove l’una e l’altro — ed altro ancora — costituiscono una tavolozza di colori per comporre musica personale. E sarà anche in buona parte per questa tendenza ad andare oltre i generi che Franco Morone viene sovente classificato nell’area “new age”. Peraltro lui stesso incoraggia talvolta nelle sue interviste questa collocazione: che ha senso se con “new age” ci si riferisce alla musica degli Hedges e dei De Grassi, ma depista se si va con la memoria a quell’immenso calderone nel quale la nostra stampa negli anni ’80 mescolò dissennatamente gli artisti della Windham Hill con prodotti musicali dalle ingiustificate ambizioni spirituali ed ecologiste, cascami di romanticismo bucolico e musiche programmaticamente “rilassanti” e di sottofondo. Con Franco Morone ovviamente, e con “Strings of Heart”, si naviga in ben altri mari. Morone è piuttosto uno stilista della chitarra acustica, un ascoltatore vorace di generi diversi, soprattutto tradizionali, che sa utilizzare quello che ascolta per restituirlo (anche attraverso le sue composizioni originali) sotto forma di una espressione che tende a una forma di bellezza che non può rinunciare alla pulizia del suono e all’eleganza dell’insieme.

Alla raffinatezza dei suoni dà un contributo di grande qualità Mauro Elias Morone (figlio di Franco, musicista anche lui, in arte Elyaz) che ha lavorato ai suoni e alla masterizzazione.

Cd e relativo libro di intavolature si trovano nello shop, fornitissimo, del sito di Franco Morone cliccando qui. Oltre ai cd, i libri e le trascrizioni per i chitarristi che vogliono provarci. Un vero giacimento per chi comincia, per chi si perfeziona, per chi vuole approfondire stili e tecniche.

Il libretto interno del cd.

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Massimo Giuliani
RadioTarantula

La cura e la musica sono i miei due punti di vista sul mondo. Sembrano due faccende diverse, ma è sempre questione di suonare insieme.