Area Euro, effimero equilibrio di diversità

Raffaele Lillo
Homonovus: RL Blog
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3 min readApr 15, 2013
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L’integrazione economica europea è una chimera a cui si è cercato di tendere, e che si sta rivelando un brutto incubo con l’acuirsi della crisi. Un sistema di economie eterogenee che competono tra loro e con l’estero ha bisogno di meccanismi di armonizzazione tali da evitare l’accumulo di squilibri e distorsioni, che normalmente si abbattono sulle componenti più deboli del sistema.

Immaginate una complessa architettura idraulica che gestisce e distribuisce risorse idriche a ad una rete di campi agricoli interconnessi. Se il sistema è uniforme, fluttuazioni cicliche o impreviste del livello dell’acqua si distribuirebbero uniformemente su tutto il sistema, garantendone un funzionamento ottimale e una tenuta robusta. Per contro, nel caso in cui parti del sistema fossero fossero malfunzionanti (argini deboli, valvole difettose, crepe), o semplicemente avessero caratteristiche diverse (diversa portata, diverse tecnologie di distribuzione, ecc.), una inondazione improvvisa avrebbe effetti diversi nelle varie parti dell’architettura, provocando forti inondazioni in alcune zone, e carenze in altre. Lo stesso risultato si verificherebbe se, in caso di carestie, un intervento della “provvidenza” facesse confluire grandi quantità di acqua per cercare di bilanciare la deficienza idrica.

Nell’Area Euro sta avvenendo esattamente questo. E a nulla sono serviti anni di piena consapevolezza del problema, da parte di accademici, tecnici e politici. Gli interessi particolari hanno posto veti incrociati alla risoluzione di problemi strutturali legati alla storia particolare di ogni stato membro. Le continue iniezioni di liquidità di Draghi stanno evitando che si cada in una carestia profonda, ma i meccanismi attraverso cui queste enormi quantità di denaro si distribuiscono nell’economia stanno creando squilibri sempre più evidenti.

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Lo ripete incessantemente il governatore Draghi, che oggi durante un intervento all’università di Amsterdam ha ricordato che occorre far convergere tutti gli sforzi sul miglioramento della competitività, e quindi sull’economia reale. E in tempi brevissimi.

«La soluzione per la crisi è ritornare alla competitività». E «operando in un contesto di unione monetaria, l’unico modo per ritrovare competitività è perseguire in modo determinato e ambizioso un’agenda di riforme strutturali». Questa agenda deve prevedere «una serie di misure a livello nazionale con le quali si assicuri che i mercati del lavoro e dei beni siano pienamente compatibili con l’unione monetaria»

«L’erosione della competitività ha comportato l’emergere di ampi deficit delle partite correnti e, per alcune, l’accumulo di consistenti posizioni debitorie con l’estero». In alcuni casi, ha continuato Draghi, «l’aumento del debito estero è stato trainato dal maggior indebitamento del settore pubblico».

Condanna i ripetuti particolarismi dei decision makers europei:
«la lotta agli interessi di parte che ostacolano la concorrenza, alle debolezze strutturali della produttività, permettendo, quando è necessario, degli aggiustamenti nominali»

E sottolinea una delle conseguenze dell’eterogeneità del sistema economico europeo, ovvero lo squilibrio sul fronte dei prestiti alle imprese e sui tassi di interesse:
«Se le banche in alcuni Paesi non prestano a tassi ragionevoli, le conseguenze per l’Eurozona sono gravi»

Che ruolo avrà l’Italia nel processo di integrazione? Riuscirà ad aiutare se stessa? L’arsura del dibattito politico degli ultimi mesi non fa presagire nulla di buono.

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Raffaele Lillo
Homonovus: RL Blog

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