Storia: Rapimento nel 21 secolo

Capitolo 2: Bruce e Mike

Simone Paolucci
Rapimento nel 21 secolo
6 min readJun 24, 2014

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Si svegliò all’alba, quando gli unici deboli raggi del sole si fecero strada tra le tenebre e lo strato degli agenti atmosferici che provocano l’effetto serra. Si alzò dirigendosi in bagno e dopo una rapida doccia si mise il suo completo più raffinato e uscì in strada.

Se non ricordava male era mercoledì, giorno in cui doveva far visita alla sua famiglia, giusto per fargli sapere che era ancora vivo. Per uno come lui era pericoloso mantenere rapporti con la famiglia, i suoi nemici avrebbero potuto sfruttare questa sua “debolezza”. Per questo aveva imparato a mantenere nascosto tutto sulla propria vita; egli era quello che nello sprawl era soprannominato “ronin”, un killer prezzolato, e tutto sommato se la cavava abbastanza bene.

Con passo deciso, ma senza mai abbassare la guardia, abbandonò i bassifondi per dirigersi verso i quartieri residenziali. Raggiunse il 1800 di Rose avenue e suonò il campanello. Ad aprire la porta fù sua zia Mary, una donna sulla sessantina ancora molto arzilla. Era stata lei a crescerlo quando i suoi genitori furono costretti a fuggire per non essere uccisi dalla Militech Corp., da allora non li aveva più rivisti, anche se sapeva che erano ancora vivi. <Oh Dio, Bruce, che bello rivederti! Ultimamente non ti sei fatto vivo e ci stavamo preoccupando> disse Mary quando lo vide. Lui rispose con la calma che sempre lo caratterizzava <non dovevi preoccuparti, lo sai che ho la pelle dura!>. <Si che lo so, ora però entra, tua sorella non aspettava altro che vederti>. Bruce entrò, si tolse l’impermeabile e attese che la zia andasse ad avvisare Susy, la sorella minore di Bruce. Era una splendida bambina di sei anni, che adorava Bruce come fosse un Dio sceso in terra, questo perché, a differenza del fratello Tom, ancora non aveva scoperto il suo lavoro. Bruce passò il resto della giornata con la famiglia, ma di più giocando con la sorella; dovette anche sopportare i continui sguardi d’odio che il fratello minore Tom gli mandava. Arrivate le undici di sera, dopo aver salutato tutti, fece ritorno al suo rifugio e si cambiò d’abito perché era venuto il momento di trovare un “lavoro” per guadagnare qualche centinaio d’eurodollari.

Bruce decise che era giusto andare allo “Shooter”, un locale aperto 25 ore su 24 come amava affermare il padrone Bob. Entrando nel night fù subito investito da una moltitudine di luci alogene di diversi colori, odori e suoni tutti sintetici e rigorosamente nocivi, che lo stordirono per qualche secondo. Il posto era molto frequentato, specialmente da boosters, ma era anche il luogo ideale per farsi notare da qualche ingaggiatore delle corporazioni. Si sedette al bancone ordinando un bicchiere d’acqua (se così la si poteva chiamare) ed aspettò la sua occasione.

Passarono due ore senza che Bruce potesse concludere niente, eccetto il dare “ben servito” a tre o quattro troiette che volevano farsi una “galoppata” assieme a lui. Ormai ci era abituato, nonostante il suo metro e ottantacinque, il fisico massiccio e lo sguardo di ghiaccio, Bruce aveva una faccia d’angelo che inteneriva qualsiasi donna (e non solo!). Quando, ormai stufo si alzò per uscire, sicuro che non sarebbe accaduto niente, uno strano tipo attirò la sua attenzione. In mezzo alla pista da ballo si ergeva un gigante di circa due metri, agghindato da vero punk, che ci provava con una bella ragazza. Bruce lo riconobbe subito, a Night City non giravano molti energumeni al “naturale” come quello. Era un suo vecchio amico, un italiano che si faceva chiamare Andaluso, chissà poi perché? Ormai sapeva che quando c’era lui, c’erano anche i guai, e così decise d’attendere che si accendesse il divertimento. Non passarono neanche due minuti che Mike fù avvicinato da cinque boosters evidentemente interessati alla ragazza. <Ehi bello di papà smamma, la ragazza ora viene con noi!>, la pista si svuotò con la stessa rapidità di un fulmine, ora rimanevano solo il gigante e i boosters.

Con calma Mike si girò verso “l’uomo morto” che aveva osato sfidarlo, lo guardò per lunghi attimi, poi dichiarò <ok, piccola testa di cazzo, ti concedo due secondi per girare sui tacchi e toglierti dai coglioni!>. Il booster per nulla impaurito, sapendo di poter contare sui quattro compagni rispose con aria spavalda <altrimenti cosa mi fai. Mi prendi a sculacciate, oppure corri a chiamare la mamma!>, il gruppo scoppiò nell’ultima risata, in quanto Mike non ripeteva mai per due volte la stessa cosa. Prima ancora che i booster potessero rendersi conto della situazione, Mike esegui un calcio rotante con la gamba cibernetica colpendo il capo con una forza tremenda che gli frantumò due o tre costole, sbattendolo a tre metri di distanza e mettendolo fuori gioco. Gli altri rimpiansero di non aver ascoltato il consiglio datogli. Lo scontro durò poco meno di venti secondi e si concluse con un cinque a zero per Mike. Gli altri della banda decisero che era meglio darsela a gambe, lasciando i compagni, ma non ne ebbero il tempo: fù Bruce a stenderli applicando alla perfezione il suo Kung Fù, reso ancora più letale dal suo cyberbraccio destro ricoperto di pelle sintetica. Dopo essersi sistemato la giacca “Gibson Battlegear”, la più amata dai ronin, dette la buona notte alla ragazza. Mike si diresse verso l’amico, <Bruce! Chombatta è bello rivederti dopo tanto tempo>. <Già!> rispose Bruce con calma <lo sapevo che alla fine avresti trovato dei guai, sei una specie di calamita>. <Ma non è colpa mia, lo sai, sono questi stupidi che non si rendono conto con chi hanno a che fare. Dai andiamo, ti offro da bere>. <Sai che bere alcolici rallenta i riflessi e offusca la mente, ed un killer questo non se lo può permettere>. <Ma dai, cosa vuoi che faccia un bicchierino, e poi devo brindare alla mia vittoria su quei bastardi. Per colpa loro anche stasera mi è andata buca, comincio a pensare che il mio fascino italiano faccia cilecca> affermò Mike con ironia ed una punta d’amarezza. <Tu non hai mai avuto fascino italiano, sei solo fortunato con le donne> affermò Bruce pur sapendo che in un certo senso non era vero. Mike aveva veramente il fascino, che lo rendeva un vero playboy. Bruce, però, non era mai riuscito a capire cosa fosse a far colpo sulle donne, forse i numerosi tatuaggi e lo sguardo spiritato, o forse era veramente soltanto il fascino italiano.

I due abbandonarono il Night ancora in preda al caos, e si diressero verso l’edificio disabitato che Bruce aveva ribattezzato “casa sua”. Entrambi si resero conto ben presto che qualcuno li seguiva e tentava, senza successo, di non farsi notare: <allora vuoi uscire di tua spontanea volontà, oppure vuoi che venga a prenderti!> esclamò Mike sperando che questo non si scoprisse. L’uomo, però non era stupido e all’intimidazione uscì dal vicolo in cui era nascosto. Accese una sigaretta con movimenti molto lenti ed esasperanti, poi dopo una tirata uscì dall’ombra e dirigendosi verso i due iniziò a parlare <i miei complimenti, siete davvero bravi>. <Cosa vuoi?> domandò Bruce. <Mi necessita il vostro aiuto per un piccolo lavoretto>. <Che tipo di lavoro?> intervenne Mike. L’uomo meditando bene sulle parole proseguì <il mio nome è Gunter Hicaro e sono un dirigente dell’Arasaka Corporation qui a Night City. In questi ultimi due mesi una nostra ex impiegata ha rubato dei mini-CD con dei files molto importanti per la corporazione, e a quanto sappiamo ha tutta l’intenzione di renderli pubblici. Questo, come potete immaginare, non lo vogliamo, quindi il vostro lavoro sarà di togliere di mezzo sia la donna sia i suoi complici: un ricettatore della zona, un certo Miguel, ed un netrunner che si fa chiamare Speedy. Allora che ne dite, siete interessati?>. Bruce dichiarò <io non uccido donne>. Non ebbe però il tempo di finire che Mike si intromise <non preoccuparti, alla donna ci penso io, ci sarà da divertirsi! Io accetto>. A questo punto Bruce sconsolato, e sapendo che era meglio non far lavorare da solo Mike aggiunse <e va bene accetto anch’io, ma voglio ventimila eurodollari>. Il dirigente perse per un attimo la calma <ventimila?! Con ventimila eurodollari potrei ingaggiare altri venti uomini come voi!>. <Già, ma quei venti lascerebbero tanti di quegli indizi che persino la polizia dello sprawl saprebbe ritrovarli> affermò Mike. <Da quanto ho capito tu vuoi il meglio, e il meglio costa> concluse Bruce. L’uomo ci pensò un attimo <va bene, vada per i ventimila, ma dovrete ucciderli entro 48 ore, oppure l’accordo salta>. <Perfetto> finì Mike <entro dopodomani ci saranno tre persone in meno al mondo>. <Domani mattina presto presentatevi alla sede dell’Arasaka e chiedete di me. Vi darò i dettagli sul vostro compito>. Detto questo l’uomo sparì così come era arrivato, lasciando i due killer a pensare al loro nuovo incarico.

Scritto il: 20/11/2004 (circa)
ispirati dalle storie scritte dal grande scrittore Gibson.

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