“GENITORI TARANTINI”, FIACCOLATA SIMBOLICA IN MEMORIA DEI BAMBINI MORTI DI CANCRO

Daniele Amatulli
Rassegna Stanca
Published in
2 min readMar 2, 2019

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“A' cci se ponga cu iesse fore.” che tradotto è “Chi si punga che esca fuori” è un detto tarantino utilizzato come risposta alla mancata accoglienza di una richiesta.
Probabilmente di rabbia nell’aria per mancate richieste a Taranto ve ne è tanta, probabilmente è il solo sentimento esistente.

Il 25 febbraio infatti l’associazione “Genitori tarantini” ha organizzato una fiaccolata simbolica in memoria dei bambini morti di cancro e di tutte le vittime di malattie che si ritengono connesse all’inquinamento ambientale, fenomeno quest’ultimo che fa discutere il mondo intero e di cui si parla sempre più.
Ma se il mondo discute la possibilità di ridurre — e successivamente eliminare — l’inquinamento, a Taranto la questione tende ad assumere una macabra connotazione ovvero il binomio morte-lavoro, un connubio che rende difficoltosa qualsiasi operazione.

Acelor – Mittal (ex ILVA) è la prima ad essere sul tavolo degli imputati in quanto sono i fumi prodotti dai suoi impianti a creare questa situazione; al punto che sempre l’ex ILVA, per circa quattro anni è stata oggetto di un duro confronto tra chi voleva chiuderla in quanto arrabbiato per le sorti di tutti coloro che perdevano (e perdono) cari e chi invece pregava affinché rimanesse aperta per salvaguardare dei posti di lavoro.

Non ci preme aprire una questione politica, non possiamo. Ma sentiamo la necessità di dire che laddove si crei un paradosso che obbliga gli individui a lavorare e morire nello stesso tempo vi è una stortura a cui la politica deve porre un rimedio.

È retorico, forse banale, ma è necessario ed è quanto di più vero si possa dire.
Il binomio lavoro morte è novecentesco e noi siamo nel 2019, un secolo praticamente ma i tarantini lo vivono e lo piangono ogni giorno; ed il tutto pesa sulle spalle soprattutto delle nuove generazioni.

Grazie a Matteo Birtolo per il contributo.

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