Falsi Miti sul crowdfunding
Grazie all’esperienza di RE-Lender abbiamo sfatato 4 falsi miti sul mondo del crowdfunding
Spesso pensiamo che il crowdfunding sia una moda recente, mentre invece è una pratica diffusa fin dai tempi della costruzione della statua della libertà di New York. Viene infatti considerato come il primo è più noto esempio di una campagna di crowdfunding di successo in quanto a quei tempi riuscirono a raccogliere oltre 100.000 dollari da più di 160.000 cittadini americani grazie all’annuncio del giornale New York World.
In questo articolo abbiamo combinato alcuni falsi miti con le domande più frequenti che riceviamo ogni giorno.
1 La prima domanda è “se il progetto non raggiunge l’obiettivo minimo di finanziamento perdo i miei soldi?”.
Ovviamente no. Finché un progetto risulta in fase di raccolta i fondi investiti restano sul vostro account ma risultano “riservati”, quasi come fosse un addebito di prova quando si prenota un hotel. Quindi se un progetto non si finanzia i fondi vengono tra virgolette sbloccati e tornano ad essere prelevabili o investibili in un nuovo progetto. Solo nel caso in cui si raggiunge l’obiettivo di raccolta i fondi passano alla società richiedente.
2 Il secondo mito più specifico del crowdfunding immobiliare è “divento proprietario dell’immobile?”. In nessun caso si diventa proprietario di un immobile. Nel caso dei progetti di tipo equity si acquista una quota della società che possiede l’immobile o che acquisterà l’immobile grazie ai fondi raccolti. In ogni caso non si diventa proprietari dell’immobile, quindi non si pagherà mai l’IMU. Nel caso del crowdlending quindi nel nostro specifico caso, si sottoscrive un contratto di prestito con la società richiedente in cambio di un rendimento e di un piano di ammortamento delle rate che si andranno a ricevere lungo la durata del prestito.
3 Un altro grande mito riguarda la selezione dei progetti e la loro finanziabilità. Prima di tutto ci teniamo a puntualizzare che ricorrere ad uno strumento innovativo di finanziamento aggiunge valore al progetto che viene pubblicato. Non è corretto considerare la raccolta online come l’ultima spiaggia soprattutto perché nella stragrande maggioranza dei casi è uno strumento complementare alla finanza tradizionale, non sostituisce complementamente il finanziamento bancario.
In RE-Lender ad esempio vengono finanziati solo le operazioni che dimostrano una sostenibilità finanziaria WIN-WIN-WIN.
Ogni operazione infatti deve rendere a sufficienza per i tre principali soggetti in una campagna, quindi coprire i costi della piattaforma, generare un rendimento per i prestatori e ovviamente un margine per la società richiedente che altrimenti lavorerebbe gratis.
4 L’ultimo mito più che una domanda frequenta è il risultato di studi di finanza comportamentale. Vogliamo quindi sfatare il mito che i progetti che si finanziano più velocemente sono i migliori in circolazione.
La scarsità non è un vantaggio tangibile.
Il fatto che un progetto si finanzi velocemente a volte non consente nemmeno di valutare la documentazione, raccogliere informazioni e decidere senza l’influenza della percentuale di finanziamento che sale. Un pò come quando si sceglie un ristorante o un negozio perché è più pieno di un altro, non sempre più pieno è sinonimo di miglior qualità.
Per maggiori informazioni visita il sito: https://www.relender.eu/