Impressioni dalla Closed Beta di For Honor

Pietro Ranieri
Ready Player One
Published in
5 min readJan 31, 2017

Il weekend appena trascorso è stato cruciale per capire cosa aspettarsi dall’imminente For Honor: una rosa di giocatori di tutto il mondo selezionati tra gli iscritti al programma ha potuto giocare in Closed Beta e toccare con mano le potenzialità del titolo Ubisoft, che si porta dietro una consistente dose di alte aspettative. Tra questi fortunati — e accorti, considerate le numerose opportunità offerte per iscriversi e partecipare — ci sono anch’io, che tengo puntato il gioco da mesi rapito fin da subito dai primi video promozionali. E diciamocelo, il concept del gioco è affascinante da morire, specie per gli appassionati di rievocazioni storiche per quanto possibile lontane dal fantasy. Ragion per cui ho affilato la spada, raddrizzato l’elmo in testa e ingaggiato battaglia sui numerosi fronti offerti da Jason VandenBerghe e soci.

Innanzitutto c’è da dire una cosa: ho preso parte al programma di testing fin dalla prima Alpha, ottimizzata malissimo per i sistemi PC. Perfino sul mio portatile i7, equipaggiato con una GeForce 950M da 4GB e 16GB di RAM For Honor appariva ingiocabile, impastato in un frame rate bassissimo che aveva decisamente spento il mio spirito guerriero e soprattutto il mio entusiasmo. Ma non mi sono dato per vinto e ho atteso con somma soddisfazione, considerato l’enorme miglioramento già dal successivo weekend di prova, che offriva match stabili oltre i 30 fps con un settaggio su medio, poi consolidato nei giorni di prova appena trascorsi. È lecito comunque aspettarsi un ulteriore miglioramento per l’uscita definitiva.

Visivamente For Honor è una gioia per gli occhi. Anche ai livelli di dettaglio più bassi la frenesia degli scontri e il dettaglio delle texture sono impressionanti, come anche gli effetti particellari di fumo, fiamme e polvere. Se i modelli degli eroi sono personalizzati e personalizzabili fino all’ultimo stemma e colore delle armature, i cui modelli cambiano in base ai pezzi equipaggiati, i soldati semplici gestiti dalla CPU risultano piuttosto piatti e “clonati”. Un dettaglio trascurabile, visto che questi saranno semplice carne da macello per i giocatori e servono giusto a rendere più pieni e movimentati gli scontri.

Per quanto riguarda il gameplay, For Honor è di base un FPS multiplayer che sostituisce le spade alle armi da fuoco e ha una caratteristica di base atipica nell’attuale panorama videoludico: è lento… o, almeno, è lento proporzionalmente all’aggressività di chi lo gioca. Questo può sembrare un difetto, ma vi assicuro che non lo è affatto. Essendo impossibile uccidere con un colpo alla testa l’avversario, e grazie alla visuale sempre chiara che si ha del nemico — non esistendo il combattimento a distanza, ma solo all’arma bianca — è molto raro che a un’azione nemica non si riesca a contrapporre una propria difesa. Due squadre di pari abilità possono rendere gli scontri equilibrati e combattuti fino alla fine, come in una partita di tennis tiratissima, in un continuo rimpallo di obiettivi conquistati e perduti.

Le modalità principali che il gioco offre sono tre: Duello 1vs1, Rissa 2vs2 e Dominio 4vs4, che a sua volta comprende Schermaglia ed Eliminazione, il tutto sia in versione PvP che PvE. Modalità abbastanza classiche nel panorama multiplayer, che pur rappresentando un valido carnet non costituiscono il punto più interessante dell’offerta di For Honor.

Quello che più intriga del gioco è il sistema di combattimento, che da alcuni è stato definito macchinoso ma che invece io ho trovato molto, ma molto skill-based: premia tecnica, abilità, allenamento e strategia. Efinalmente, oserei dire. In For Honor è possibile passare le ore ad affinare stile di gioco e abilità personali con ciascuno dei tre eroi disponibili per le tre fazioni che si contendono la supremazia del territorio. Ciascuno dei tre eroi ha stili specifici, passando dal classico versatile combattente al picchiatore fino all’assassino, debole ma letale.

Cavalieri, vichinghi e samurai non sono mai stati così meravigliosamente vibranti di vita e colore, e gli eroi si muovono sul campo di battaglia con eleganza, potenza e grazia a seconda della fazione. Le animazioni dei modelli, ricavate dalla motion capture, risultano lievemente legnose, ma comunque spettacolari a vedersi. Gli stili di combattimento di ogni eroe, le diverse posizioni di guardia in base alle armi e alle armature, l’imponenza delle pose guerriere: tutto risulta davvero notevole e realizzato con estrema cura, contribuendo alla sensazione complessiva di trovarsi dinanzi a battaglie vere, vibranti di vita e di morte.

Oltre al combattimento più fisico, inoltre, For Honor propone anche una mappa tattica, nella quale si possono schierare risorse per la propria fazione in una sorta di versione base di RisiKo!, al fine di ottenere premi in caso di vittoria nel turno corrente in un lasso di tempo preciso. Rimandando i pareri più decisi alla futura recensione, va comunque evidenziata una certa ripetitività negli schemi delle mappe. Le tre modalità non riescono a sviluppare fino in fondo le potenzialità del titolo, e dopo qualche match si inizia a soffrire la sensazione di già visto. Ma questo per ora, con queste poche ore giocate alle spalle, è solo un dubbio che potrà essere chiarito dopo diverse ore passate sulla versione finale del gioco.

Il videogiocatore che è in me esce da questa Closed Beta di For Honor convinto, affamato di più scontri, e desideroso di migliorare le proprie abilità guerriere: sentimenti di certo positivi che non tutti i titoli in giro riescono a scatenare.

Originally published at https://theshelter.online on January 31, 2017.

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Pietro Ranieri
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