Titans, non chiamateli ‘Teen’

Pietro Ranieri
Ready Player One
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4 min readMay 7, 2019

Oggi recupero una recensione che avrei voluto scrivere mesi fa, ma che ho sempre rimandato per un motivo o per un altro. Okay, l’ho sempre rimandata per pigrizia, ma sono dettagli. Non tutti possiamo essere come Dick Grayson che in 12 puntate non si ferma mai.

Parlo, naturalmente, di Titans; l’anticipatissima e pittosto discussa serie distribuita in Italia da Netflix e ambientata nel Dc Extended Universe, che vede protagoniste le ‘sidekick’ più note destinate a diventare eroi a sé stanti. Protagonista è il comprimario per eccellenza, Robin: ma diciamo che questo uccellino ha davvero pochi cinguettii da dispensare. Anzi, diciamo pure che volano mazzate ma di quelle crude e sanguinolente che eravamo abituati a vedere solo in Daredevil e Punisher, ma che mal si confanno ai giovani eroi Dc — figli forse di un’immaginario troppo legato alle loro versioni cartoon, la bellissima Teen Titans prima e Teen Titans Go! poi.

Niente di più sbagliato. Titans parte da un assunto molto semplice: il mondo dove vivono questi eroi non è un fumetto, ma quello reale, fatto di gente disposta ad ammazzarne altra per poche decine di euro. Un mondo che ha condannato Superman per poi glorificarlo quando si è immolato, un mondo che vede con diffidenza Wonder Woman perché donna, prima, e poi perché essere sovrannaturale; un mondo che ha paura di Batman e che lo considera un folle, un vigilante fuori dalle regole costituite che va perseguito, ma che segretamente lo ammira. Un mondo dove un ragazzino di 16 anni che si trova ogni notte a combattere pazzi omicidi vestiti da clown e pinguini può, legittimamente, sbroccare dopo un po’.

In questo mondo folle, violento, ma non poi così distante da noi, nascono e crescono questi ragazzini straordinari che tentano semplicemente di portare a casa la pelle ogni sera. Dick Grayson si è semplicemente stufato di questa manfrina e ha deciso di farsi una nuova vita, lavorando dentro i confini della legge, come poliziotto. Ma lo straordinario fa parte di questo mondo, e presto Dick si trova a viaggiare con una tizia in grado di sparare fuoco dalle mani, un ragazzino con la pelle verdolina che si trasforma in una tigre, e un’adolescente goth posseduta da un demone molto, molto incazzoso. In mezzo, tutti i vecchi amici d’adolescenza di Dick: da Donna Troy a Hank/Hawk e la vecchia fiamma Dawn/Dove. E botte. Un sacco di botte.

Quello che colpisce di Titans è infatti proprio questa iperviolenza, a volte anche ingiustificata, che davvero non si riesce a far collimare con un noto bravo ragazzo come Dick. Ma la spiegazione c’è: quello che incontriamo qui è un giovane eroe perduto, disilluso e stanco, alla ricerca di un suo posto nel mondo al di fuori dell’ombra ingombrante del suo mentore. Un viaggio ancora in corso d’opera verso la sua nuova identità, che sappiamo già essere Nightwing. E bene ha fatto al cliffanger finale la prematura conferma di una seconda stagione, arrivata ancor prima della messa in onda: inizialmente prevista di 13 episodi, la prima stagione è stata ridotta a 11 e l’iniziale finale — dove avremmo dovuto vedere l’arrivo di Nightwing — è stato così trasferito nella seconda.

Ma c’è solo Dick Grayson, quindi? Assolutamente no. Se è vero che la serie è molto Robin-centrica, e nonostante tutta la trama principale ruoti attorno all’ottima Rachel/Raven, i comprimari sono comunque gestiti benissimo. Kory/Starfire, ingiustamente criticata dai mai troppo sapienti “fan” per il suo look troppo spinto, nella serie si dimostra una vera badass, una guerriera senza se e senza ma. Ho trovato personalmente Gar/Beast Boy un po’ sottotono rispetto agli altri, ma 1) non è mai stato uno dei miei personaggi favoriti e 2) bisogna dargli merito di aver portato nello show la Doom Patrol, e solo per questo è standing ovation. Molto belle anche le puntate che indagano sul passato di Dick: l’incontro con Jason Todd/Robin II e il viaggio nella testa contro Batman sono episodi molto, molto meritevoli. Menzione a parte per Hawk e Dove: la puntata che ne racconta il passato è qualcosa di così bello, qualcosa che così raramente si vede in tv, da valere tutta la visione della serie.

Certo è che a volte tutto quel sangue fa perdere un po’ la bussola. E in alcuni punti la narrazione rallenta considerevolmente fin quasi a fermarsi. Ma, ovviamente, sono macchie che non gettano troppe ombre su quello che è, in definitiva, un grandissimo lavoro, un riadattamento ben riuscito, e una narrazione coerente con quello che è ora il DCEU al cinema. Vale davvero la visione, sia per un fan di vecchia data come il sottoscritto che per un nuovo appassionato.

7,5

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Pietro Ranieri
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