Acciaio

Un realistico romanzo di Silvia Avallone

Giordano
Recensioni in italiano.
4 min readAug 27, 2013

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Premessa: il libro non mi è piaciuto. Senza nulla togliere alle doti della scrittrice (che dimostra nel libro di avere un stile fluido e affascinante nelle descrizioni), penso che si sia soffermata fin troppo sulla dinamica conflittuale che si instaura ad un certo punto della narrazione, tra le due protagoniste, la lentigginosa Anna e la pallida Francesca.

Il rapporto tra le due bellissime bambine, che diventano poi ragazze, è ricco di sfaccettature e significati, ma ritengo che sia trattato in modo sempre un po’ superficiale; si fa riferimento a ricordi dei tempi passati insieme e a sensazioni vaghe, mentre poteva risultare interessante scavare più a fondo nei pensieri delle due. A questo proposito sono rimasto deluso dal fatto che il romanzo chiuda improvvisamente al momento del loro riavvicinamento. Stavo aspettando che vi fosse un confronto finale tra Anna e Francesca, che potesse tirare le somme delle loro storie individuali.

“Acciaio” possiede sicuramente anche le caratteristiche di un romanzo di formazione ed in quanto tale dovrebbe riportare in conclusione un resoconto della formazione, avvenuta o meno. Le conclusioni vengono lasciate al lettore.

Io ho concluso che nell’arco di tempo coperto dalla narrazione la famigerata formazione non sia avvenuta: le due ragazze si ritrovano nelle stesse condizioni iniziali con la sola differenza che nel frattempo hanno accumulato esperienze (quasi sempre negative), ma la formazione, per essere definita tale, presuppone che queste esperienze vengano rielaborate.

A quanto pare la Avallone preferisce dipingere solo il clima generale della realtà che descrive nel romanzo, narrando fatti emblematici ed esponendo gli stati d’animo, senza pennellare nel dettaglio il pensiero intimo dei singoli personaggi.

Passando alle frasi che ritengo significative ho scelto la primissima che compare nel libro, ancora prima dell’inizio del primo capitolo:

“L’adolescenza è un’età potenziale.”

Mi piace molto perché ci identifico il “succo” del romanzo. Quando si entra nell’adolescenza non si è nessuno, i tratti caratteriali sono generici e gli interessi sono generalmente pochi e non approfonditi. Il singolo deve sentirsi in dovere di formarsi un’identità personale, assumendo posizioni precise per definire il proprio carattere e coltivando gli interessi che sceglie. La scelta è fondamentale, poiché deriva dalla consapevolezza che uno ha.

Facendo riferimento a Platone ed in particolare al binomio potenza/atto, poniamo che la consapevolezza rappresenti la potenza e che la scelta rappresenti l’atto.

La consapevolezza deriva fortemente dal contesto in cui si vive e sfortunatamente per Anna e Francesca non offre grandi possibilità essendo quasi totalmente limitato a via Stalingrado o nel migliore dei casi alla città di Piombino. Ampliare il contesto non è cosa semplice, anzi, richiede molto coraggio. A questo proposito mi viene in mente il film “The Truman show” il cui protagonista, un anomalo Jim Carrey in versione seria, si trova fin dalla nascita succube di un reality show televisivo, ambientato nel più grande studio televisivo mai visto, osservato ventiquattro ore su ventiquattro da miliardi di persone. Una volta accortosi di essere una marionetta, impavido evade dal mondo che lo ha ospitato per più di trenta anni, fuggendo verso l’ignoto. Questo coraggio manca alle due ragazze di via Stalingrado, perché non sanno e manco vogliono sapere.

Il secondo pezzo che mi ha allettato è:

“E poi ci sono cose che decidi tu. Che dipendono soltanto da te. È quello che fai, è quello che hai scelto di essere. […] Infine ci sono cose che non decide nessuno. […] Le cose che sono e le cose che vorrei essere.”

Queste parole sono frutto del pensiero di Sandra, la mamma di Anna, l’unica che ha capito l’importanza della consapevolezza nei palazzi di via Stalingrado e che ha ancora la forza di sognare. Legge il giornale tutti i giorni, distribuisce volantini, ha dei propri pensieri. La rivoluzione parte dal basso, dal singolo: non cambierà le cose, ma almeno la sua persona è cambiata. Sandra è l’unica donna del romanzo che ha una certa dose di coraggio. Reso inutile per via del suo amore verso Arturo, che le ha rovinato la vita.

L’ultima frase è:

“Sembrava di toccarla, sembrava che bastasse allungare il braccio per afferrarla… Ilva. Il nome segreto, si disse Alessio sottovoce, il significato.”

Alessio si scopre profondo in questo attimo di spensieratezza, durante la passeggiata con Elena verso il faro di Piombino. Il giovane forse si accorge che c’è un altro mondo più profondo e parallelo rispetto a quello in cui ha vissuto fino a quel momento. Durante la vicenda Alessio si mostra più volte perplesso, un duro che nasconde un animo più elevato di quello che dà a vedere. Finale a sorpresa

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Giordano
Recensioni in italiano.

Bergamasco, non amo né il verde né la secessione. Pallavolista. Leggo, penso e scrivo. Sociologia in UniTn. 20 primavere alle spalle. Ignoro chi non rispetta