Il signor Mozart si è svegliato

Un bizzarro libro di Eva Baronsky: Mozart si sveglia in un’altra epoca, moderna.

Giordano
Recensioni in italiano.
4 min readSep 13, 2013

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Leggendo sulla copertina della mia edizione trovo il commento della rivista D La Repubblica: “una riflessione sul confine tra genio e follia e su quale sia la vera immortalità”. Ho appena finito il libro e questo commento non mi pare che gli possa calzare alla perfezione.

Sul genio non ci sono dubbi se ci sono in campo Mozart e il suo inestimabile talento di musicista. Sulla follia nemmeno dato che viene rinchiuso in un ospedale psichiatrico. Penso però che sia meglio parlare di “riflessione sulla vera follia” poiché ci viene rinchiuso solo perché non idoneo all’epoca in cui viene catapultato. Per quanto riguarda la “vera immortalità” penso che riguardi questo libro solo nel momento in cui Mozart si sofferma e pensa al “figlio impossibile” che avrà dalla giovane Anju. Se si parla di verità deve valere per tutti e non tutti hanno un’esistenza fantascientifica come quella di Wolfgang nel romanzo.

“Io non vuole acchiappar stelle, przyjacel. Io vuole pagare affitto, mangiare tutti giorni, riparare tubi dell’acqua. E tu? Tu stai senza un euro, con due stelline in mano”.

Sono le parole del violinista polacco Piotr, il primo vero amico di Mozart dopo la rinascita, pronunciate dopo che quest’ultimo non si è presentato a un ingaggio. Nel romanzo i rimproveri di Piotr sono frequenti e tutti giustificati: Mozart assume sempre un’aria imbambolata e si dimentica sempre di tutto. La narrazione spesso è pesante perché Wolfgang si mostra esasperatamente distratto (distrazione giustificabile solo in piccola parte per via del suo impatto col “nuovo”) fino a diventare irrispettoso anche nei confronti di chi lo ha salvato e gli offre nuove opportunità. Nonostante l’irriverenza, Piotr lo aiuta e si dimostra fedele, “przyjacel” ha sicuramente un che di rimprovero, ma anche di premuroso.

Il secondo stralcio che ho scelto viene pronunciato dalla dottoressa Gross, la direttrice della clinica psichiatrica:

“Signor Mozart, io credo che tutto ciò che lei ha detto sia la verità. La sua verità. Ma la mia verità — e quella della maggior parte degli altri uomini — è un’altra. Lei rimarrà con noi qualche giorno, signor Mozart, e forse riusciremo a scoprire quale sia la verità che corrisponde alla realtà”.

Ho identificato in queste parole un paio dei concetti fondamentali del libro: la ricerca della verità e il discrimine verità/realtà.

La ricerca è un po’ il viaggio di Mozart che, catapultato in una nuova realtà piena di nuove convenzioni, si trova costretto a convivere con l’esterno ma anche con se stesso. Se prima pensava di essere una tale persona in una tale epoca, ora si trova in crisi e giustifica il suo spaesamento con il volere divino. Questa crisi diventa sempre più pesante fino a quando rifiuta qualsiasi identità.

Il discrimine verità/realtà può essere un bell’argomento da approfondire. Esistono varie verità come quella di Mozart o quella della dottoressa Gross e sono soggettive, mentre la realtà, che dovrebbe essere unica, si mostra in questo caso sdoppiata. Ciò accade perché Wolfgang vive tra due diverse realtà e la sua verità precedente ha molte difficoltà a conciliarsi con la nuova realtà.

“Io sono colui che siede ora qui accanto a te. Colui che vuole starti sempre accanto, che ti ama, si prende cura di te, ti onora! Tutti i miei nomi sono andati perduti, ragion per cui mi tocca portarne uno che appartiene solo e soltanto all’uomo che la mia buona, carissima, onoratissima e bellissima Anju ama con tutto il cuore”.

Mozart è molto turbato quando parla con Anju e anche lei non passa un bel momento.

In questo breve discorso cerca di convincerla che non è importante la sua identità, confusa e perduta, ma lo sono le sue idee e le sue intenzioni. Sono importanti è costituiscono la sua vera essenza, quella che trascende la realtà passata e quella presente, per trasmettersi alla futura tramite il bambino che Anju porta in grembo.

Wolfgang non ha compiuto un viaggio verso il Signore, ma un viaggio verso se stesso e la sua verità. Il divino non è distante, ma risiede in noi, il viaggio serve solo a capirlo.

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Giordano
Recensioni in italiano.

Bergamasco, non amo né il verde né la secessione. Pallavolista. Leggo, penso e scrivo. Sociologia in UniTn. 20 primavere alle spalle. Ignoro chi non rispetta