Recovery e giovani

Autori: Giulia Bonomi, Maria Teresa Caldera, Fabio Lucchi

Recovery Colab
Recovery CO–LAB
3 min readJul 4, 2018

--

La salute mentale degli adolescenti è diventata una delle priorità dei servizi psichiatrici a partire da una serie di studi che hanno evidenziato che un ragazzo su dieci nella fascia di età dai 5 ai 16 anni ha un disturbo mentale diagnosticabile (quindi quasi 3 ragazzi per classe) e che il 75% dei disturbi mentali ha un esordio prima dei 18 anni ma solo la metà vengono riconosciuti tempestivamente, prima dell’età adulta.

Questo ha portato allo sviluppo di una sensibilità che si è tradotta in più linee di azione: per esempio l’intervento precoce per i casi più gravi, i cosiddetti “esordi” ma anche programmi di mental health literacy nelle scuole per favorire non solo una maggior consapevolezza ed una riduzione dello stigma rispetto ai disturbi mentali ma anche per facilitare l’acquisizione di competenze, abilità che si sono dimostrate essere fattori protettivi.

Il tema dell’ingaggio è centrale. Se l’esordio psicopatologico si colloca nell’età cruciale in cui una persona si sperimenta nell’acquisizione di un proprio ruolo, nello stabilire relazioni interpersonali, affettive e nel porre le basi per una propria autonomia, è abbastanza frequente rilevare la difficoltà ad inserire in questo quadro anche la consapevolezza di avere un disturbo mentale con cui dovere fare i conti e questo suggerisce il ricorso ad uno stile di rapporto più flessibile e più informale per gli operatori rispetto a quanto tradizionalmente proposto con utenti dei servizi di età adulta.

Promuovere la recovery e l’ingaggio degli adolescenti (difficili da raggiungere per definizione) porta ad affrontare anche il tema dei luoghi di cura, dei setting più adatti, della formazione degli operatori e delle modalità relazionali più idonee per stabilire un contatto terapeuticamente più efficace.

Diviene fondamentale favorire un approccio orientato alla speranza e al rispetto che scoraggi gli stereotipi negativi associati alla malattia mentale e che trasmetta un realistico ottimismo e offra la possibilità di sviluppare un senso di sé che vada oltre la malattia.

Nel 2005 è stata promulgata una dichiarazione da un gruppo di ricerca internazionale qualificato sull’intervento precoce e la recovery negli adolescenti che sottolineava come fondamentali il rispetto del diritto alla recovery e all’inclusione sociale per il raggiungimento di obiettivi personali di vita (lavoro, formazione…); il rispetto dei punti di forza e delle qualità degli adolescenti e delle loro famiglie incoraggiandone aspettative positive; l’attenzione dei servizi a questa popolazione di utenti tenendone in considerazione tutti i fattori e le diversità rispetto ad una utenza più tradizionale; il rispetto del diritto di amici e famigliari di essere coinvolti nei percorsi di cura.

Più in generale, è in corso quindi una riflessione su quale possa essere il tipo di servizio o la rete di servizi e risorse della comunità in grado di riconoscere, ingaggiare e seguire nella cura e nella riabilitazione i giovani che esprimono i disagi clinicamente più rilevanti ed in questa direzione diversi progetti ed esperienze sono già stati oggetto di valutazione.

In questo quadro si inserisce il progetto “Percorsi di Salute Mentale: un laboratorio di co-design dei servizi aperto al territorio” che ha visto coinvolti giovani cittadini, operatori dei servizi, utenti e attori del territorio bresciano nella co-progettazione di modelli di servizi per la salute mentale basati sul principio della co-produzione con l’intento di creare una nuova filosofia di pianificazione e programmazione dei servizi di salute mentale che metta effettivamente al centro la persona, sia in veste di utente che di cittadino.

--

--