Calamità e catastrofi naturali: ma chi ci avvisa del pericolo? Il problema italiano…

Remigio Russo
remigioblog
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4 min readAug 25, 2018
Un momento dei soccorsi alla gola del Raganello sul Pollino

La tragedia del Pollino con i suoi dieci escursionisti morti il 20 agosto scorso nel torrente Raganello lascia una coda di polemiche, come anche in altri eventi simili del passato, che si racchiude tutta nelle domande «Ma la persone conoscevano i rischi cui stava andando incontro? Qualcuno li ha avvisati?». C’è sempre chi giura di non aver saputo nulla di un rischio imminente, tipo il fiume che esonda a causa delle forti piogge. Eppure, l’Italia oggi ha un sistema di Protezione civile da far invidia all’estero. Magari con l’unica debolezza di doversi appoggiare per una fase cruciale ai singoli Comuni, perché la norma individua nel Sindaco «l’autorità comunale di protezione civile» mentre il Consiglio comunale deve approvare il Piano delle emergenze per il suo territorio. Questo è un obbligo di legge che resta difficile da accertare.

In base ai dati che le Regioni comunicano alla Protezione civile, ad oggi solo l’88% dei Comuni (6.949 su 7.935) ha approvato il documento, a quota 100% troviamo invece solo Friuli Venezia Giulia, Marche, Umbria, la Provincia Autonoma di Trento e la Valle d’Aosta. Altro problema: la legge non prevede un archivio nazionale in cui raccogliere i Piani, quindi non è dato sapere quali degli oltre ottomila Comuni italiani ne siano sprovvisti. Eppure è proprio il Piano comunale delle emergenze che tra le varie attività deve prevedere anche come far arrivare ai singoli residenti o turisti gli avvisi di allarme. La mitigazione del rischio — cioè la probabilità di salvare vite umane — passa proprio per un’allerta tempestiva che deve essere conosciuta così come le azioni che ciascuno deve mettere in campo per evitare il disastro.

Il recupero di un ferito alla gola del Raganello sul Pollino

Sempre la vicenda dell’escursione del torrente sul Pollino è emblematica di questa situazione. Il capo della protezione civile calabrese ha dichiarato che la Regione nei giorni precedenti aveva emanato i bollettini di allerta meteo e per il rischio idrogeologico. Addirittura l’amministrazione comunale di Civita, nel cui territorio ricade la gola del Raganello, da febbraio scorso ha deliberato un regolamento con tanto di divieti per fruire della zona. Ma le persone erano lì a godersi quella bellezza naturale, vestite con sandali e infradito, e presenti anche bambini cui era vietato l’ingresso per l’età. Certamente, su questo caso specifico, gli inquirenti dovranno accertare anche se e come sono stati posti e fatti conoscere gli avvisi previsti dallo stesso regolamento.

Queste carenze comunicative finali vanificano e mortificano il lavoro intenso che c’è lungo la catena. Ogni giorno gli esperti del Centro funzionale della Protezione civile analizzano i dati insieme ai loro colleghi dei centri funzionali regionali, uno scambio continuo di informazioni, che all’occorrenza porta all’emissione del bollettino di allerta. Un documento tecnico, con una tabella in cui il territorio regionale è diviso in zone e per ciascuna di queste è riportato il grado di rischio (con un codice colori) e il livello di allarme. Dagli uffici regionali il bollettino viene inviato ai Comuni, alla Prefettura, ad altri enti come vigili del fuoco e forze dell’ordine.

A questo punto si aprono le scene di vita quotidiana. Non c’è più certezza che il fax o la posta elettronica sia letta dall’impiegato perché magari quel giorno è già uscito dall’ufficio o, peggio ancora, perché arrivata nel fine settimana. Così, se il residente di una città vuol stare tranquillo e prepararsi al maltempo, deve solo sperare che il Comune della sua città sia abbastanza operativo da fargli avere l’informazione giusta. Ecco, allora, la solita Italia che marcia a due velocità. Ci sono Comuni — forse tanti — che non sono dotati di alcun metodo di informazione ai cittadini. Una situazione tale che in un capoluogo di provincia come Latina, da mezzo milione di abitanti, ha portato la Prefettura a farsi carico di rigirare alla stampa locale le allerte meteo, così da farle conoscere alle persone.

In altri territori, le amministrazioni locali hanno dimostrato di voler reagire in qualche modo. A Cagliari dallo scorso novembre il Comune permette di registrarsi per ricevere le allerte meteo in formato Sms sul cellulare, ovviamente è un servizio gratuito così come a Foligno con la piattaforma Alert System. Sistemi che tra l’altro si uniscono all’uso di altri canali sui social network, con Facebook, Twitter e Telegram tra i più usati. In altri casi vengono usate le app per i cellulari, che permettono di ricevere l’avviso. Questo è il caso, solo a titolo di esempio, delle città liguri di Sestri Levante e Calizzano con l’app gratuita «ComuniCare». A Piacenza, invece, la Protezione Civile comunale utilizza il sistema Nowtice affiancato dalla app FlagMii, per inviare ai cittadini allerte in caso di emergenza, cioè si sceglie un servizio cui registrarsi (con la relativa modalità di ricezione) o di avere l’app sempre sul telefono. In ogni caso sono sistemi che permettono di raggiungere anche coloro che hanno solo la linea fissa a casa.

Infine, c’è chi spinge a fondo l’acceleratore. È il caso di della Toscana, dove la sezione regionale dell’Anci (l’associazione nazionale dei Comuni) mette a disposizione di tutti gli enti locali, in collaborazione con Regione, una piattaforma per comunicare alla popolazione, non soltanto gli stati di allerta in corso, ma anche i principali contenuti del Piano di Protezione Civile Comunale. Il servizio è fornito sotto forma di app e di sito Internet. Il Comune di Prato lo ha integrato con gli altri strumenti che già utilizzava tanto che oggi può essere un esempio di comunicazione virtuosa.

Anche se tutti «dobbiamo prendere consapevolezza dei rischi e conoscere le misure di precauzione e autoprotezione da adottare in caso di pericolo», ha ricordato Angelo Borrelli, il capo Dipartimento della Protezione civile.

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Remigio Russo
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Giornalista professionista. Digital Content Manager. Direttore Ufficio per le Comunicazioni sociali Diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno. Professo OFS