«Energy drink da vietare ai ragazzi: troppi danni per la salute». La decisione nel Regno Unito

Remigio Russo
remigioblog
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3 min readSep 10, 2018
Photo by thom masat on Unsplash

Tanti sono i problemi che oggi un governo di un Paese europeo deve affrontare: l’economia, il lavoro (o meglio, la disoccupazione), il welfare, l’immigrazione. Se poi, il paese è il Regno Unito aggiungiamo anche un tema complesso come la Brexit. Eppure, proprio dall’Uk arriva una notizia interessante: la vendita di “energy drink” (le bevande energetiche) potrebbe essere vietata in Inghilterra ai minori di 18 anni d’età, per i danni alla salute dei più piccoli. Un annuncio importante arrivato da Steve Brine, sottosegretario di Stato con delega alla Salute pubblica e alle Cure primarie (è chiamato «ministro della Salute pubblica»), e confermato anche dalla stessa premier Theresa May. Il Governo Uk deciderà o meno su questo progetto dopo i risultati che arriveranno da una consultazione pubblica che durerà 12 settimane.

I governanti inglesi sono preoccupati dal fatto che più dei due terzi dei ragazzi nella fascia 10–17 anni d’età e un quarto in quella 6–9 anni consuma bevande energetiche, che tra l’altro nei negozi costano anche meno delle bevande analcoliche. Secondo quanto risulta al Dipartimento della Salute inglese, in 250 ml di energy drink vi sono circa 80 mg di caffeina oltre a una grande quantità di zuccheri. Non bisogna essere medici per capire il danno per la salute dei ragazzi, specie in una fase di cambiamenti ormonali portati dall’ingresso nella pubertà e poi nell’adolescenza. All’orizzonte c’è il grave problema dell’obesità infantile, «una delle più grandi sfide per la salute di questo paese (Uk, ndr), ed è per questo che stiamo prendendo provvedimenti significativi per ridurre la quantità di zucchero consumata dai giovani e per aiutare le famiglie a fare scelte più sane», ha spiegato Theresa May. Da parte sua, Steve Brine ha rimarcato: «Abbiamo tutti la responsabilità di proteggere i bambini da prodotti dannosi per la loro salute e istruzione, e sappiamo che le bevande confezionate fino all’orlo di caffeina e spesso zucchero, stanno diventando un elemento comune della loro dieta».

Per conoscere nei dettagli il progetto inglese basterà cliccare QUI
suggerisco anche la versione giornalistica di Alex Therrien per Bbc News: clicca QUI

Anche in Italia c’è una forte coscienza per il problema dell’obesità infantile (il riflesso negativo del benessere dell’Occidente). Il Ministero della Salute ha messo in campo uno specifico progetto, con varie iniziative, che è possibile conoscere QUI.

Tuttavia, l’iniziativa inglese è particolare per almeno un paio di elementi.
Primo. Non punta solo a una sensibilizzazione del tipo «ti avviso che questa bevanda fa male, non la bere…»; va alla radice del problema pensando di imporre un divieto di vendita a una categoria di consumatori (i giovani). Ciò significa attirarsi scontri e discussioni, forse gravi inimicizie, con il mondo dell’impresa del settore, che vedrà in prospettiva una forte riduzione dei guadagni (non entro nel dettaglio economico). Insomma, i governanti prendono decisioni, anche impopolari per loro stessi.
Secondo. La decisione finale sarà presa anche in base alla consultazione pubblica, attraverso uno specifico sito web (sempre del dipartimento della Salute). Non sono poche le schede e le domande rivolte all’utente, il quale può anche motivare le sue scelte. Le schede sono rivolte al singolo consumatore, ma anche al rappresentante delle imprese o di organizzazioni, e tutti possono anche consegnare dati e risultati di proprie ricerche sull’argomento. Questo sì che è un modello di partecipazione dei cittadini ai processi decisionali che li riguarderanno. Si può discutere sulla validità o meno, in ogni caso si viene coinvolti.

In conclusione, è evidente la grande importanza di questa iniziativa. Vale la pena che sia presa come esempio virtuoso della tutela reale della salute pubblica da parte del governante. Prendersi cura dell’infanzia e dei giovani significa investire sul futuro dell’intera nazione, con evidenti ricadute nei più diversi ambiti: da quello sociale a quello economico.

P.S.: Giusto per completezza dell’informazione, il primo paese in Europa a vietare la vendita ai minorenni di energy drink è stata la Lituania, con una legge del 2014. Leggi QUI

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Remigio Russo
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Giornalista professionista. Digital Content Manager. Direttore Ufficio per le Comunicazioni sociali Diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno. Professo OFS