Amiu: ritirare la delibera può essere un’opportunità

Marianna Pederzolli
genovacheosa
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4 min readFeb 4, 2017

«Vengo bollato come sinistra utopista e senza cultura di governo? In base a questo schema superficiale, esisterebbero una sinistra di trasformazione che rifiuta di governare, e una sinistra di governo che rifiuta di trasformare. Da troppo tempo sembra proibito pensare a soluzioni nuove. Il realismo non può essere la scusa per rinunciare. Perché allora non si è realisti, si è rassegnati.»
Benoît Hamon

Il compito della sinistra, soprattutto quando è al governo, è quello di rendere possibili soluzioni non pensate, che mettano al centro l’interesse dei cittadini e la qualità dei servizi e non riproporre, in maniera automatica, percorsi tradizionali di liberalizzazione, che molto assomigliano alle politiche della destra.

Un pensiero fortemente condiviso nella Rete a Sinistra e che abbiamo espresso nella pratica scrivendo il nostro manifesto per la città: Genova che osa.

In questi cinque anni in comune abbiamo anche fatto alcune scelte coraggiose, purtroppo non sulla vicenda Amiu nonostante l’ottimo lavoro iniziale.

Nel 2014 questa maggioranza ha approvato un piano industriale di Amiu d’avanguardia, che ha inserito l’orizzonte innovativo del recupero della materia, abbandonando l’incenerimento come punto finale della lavorazione dei rifiuti a favore della chiusura “a freddo” del ciclo. Genova ha bisogno di una gestione del ciclo dei rifiuti all’altezza di questo ambizioso progetto.

Non vedo invece nella proposta di aggregazione Iren-Amiu i presupposti necessari al controllo pubblico che penso possa essere tutelato in pieno solo da soluzioni di mantenimento della proprietà pubblica degli impianti e da strumenti di monitoraggio e controllo del servizio rigorosi ed efficaci.

Per uscire dall’emergenza rifiuti della nostra città è necessaria la realizzazione degli impianti previsti e la Giunta aveva il compito, in questi due anni, di presentare al consiglio i diversi scenari ipotizzati nel piano industriale stesso per il reperimento di fondi: da finanziamenti pubblici, soggetti privati, investitori a lungo termine, fondi europei, ipotesi di partenariato.

Si è scelto invece di cucire l’operazione su misura per Iren, senza perseguire con reale interesse altre strade.

Il piano industriale di Amiu merita il massimo impegno per configurare una gestione del ciclo dei rifiuti che sviluppi un filone produttivo e che crei occupazione, e che allo stesso tempo sia sostenibile dal punto di vista ambientale e vantaggiosa per gli utenti. Il piano industriale ottimizzato, realizzato secondo le indicazioni di Iren, andava invece in una direzione nettamente diversa. Ad oggi è stato stralciato ma rimane una prova, così come la gestione di Iren dei servizi idrici, di un’idea di gestione centrata sul profitto degli azionisti.

I tubi dell’acqua esplosi in città nei mesi scorsi, un esempio della gestione di Iren dei servizi idrici nel nostro comune.

Alla luce di questi fatti non vedo quali garanzie possano esserci rispetto alla realizzazione di quanto avevamo previsto nel 2014.

Oggi ci dicono che non ci sono alternative alla fusione tra Amiu e Iren ma la sensazione è che le alternative non siano state cercate.

Il Comune ha interloquito con le banche? Ha interloquito con il governo? Quanti e quali incontri ci sono stati? Amiu e l’assessorato all’ambiente hanno investito sulla progettazione europea? Hanno partecipato a bandi in essere sul tema ambientale per la bonifica di Scarpino? Si è verificata la possibilità di estendere il contratto di servizio con una partnership con altri comuni virtuosi della citta metropolitana e della regione?

Altre strade possibili si trovano solo se si cercano.

Ad esempio, una della nostra proposte, come Rete a Sinistra, è trasformare l’azienda del trasporto pubblico cittadino in una cooperativa di utenza, chiedendo una contribuzione minima ai cittadini dell’area metropolitana che ne diventeranno soci. Così saranno gli stessi cittadini ad essere propietari della loro azienda dei trasporti. Genova ha bisogno di soluzioni innovative ed è compito della sinistra provare a perseguirle, mettendo in discussione vecchi schemi, corporativismi, interpretando le norme in maniera politica e non solamente tecnica.

Il termine per trovare una soluzione alla vicenda — una soluzione con cui la città si troverà vivere a lungo per i prossimi anni — è il 2020, l’anno in cui la legge impone di andare a gara per il servizio metropolitano; non ci sembra politicamente sensato scapicollarsi ad applicare in maniera inadeguata una normativa traballante, quando sarebbe ancora possibile prendere altro tempo per valutare, come non si è fatto in passato, opzioni migliori per i genovesi.

Ritirare la delibera su Amiu può essere un’occasione per riaprire la discussione sulle alternative di finanziamento degli impianti, per riaprire l’interlocuzione con i sindacati, gli utenti e le associazioni ambientaliste, per dare gambe alla realizzazione concreta del piano industriale Amiu 2020, su cui Iren ha mostrato tutte le sue divergenze nella presentazione del piano industriale ottimizzato.

Si tratta certemente di un argomento complesso e delicato, ed è importante ascoltare le opinioni di tanti per poter decidere nel modo più collettivo possibile. Puoi scrivermi cosa ne pensi a riguardo a questo link, dove troverai anche il testo della delibera e i comunicati stampa del direttivo della Rete a Sinitra.

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