Faccio politica per cambiare il mondo, non mi rassegno a una sinistra senza sogni.
Caro Coletti, mi presento: sono l’ineffabile consigliera protagonista del suo editoriale domenicale a cui ha scelto di togliere anche il nome, per appiccicarmi addosso invece la cara e vecchia caricatura della sinistra estremista senza idee e senza scrupoli, che però, le confesso, mi sta stretta.
Mi chiamo Marianna Pederzolli, classe 1993, e ancora non siete riusciti a convincermi che mi debba arrendere ad una sinistra senza sogni e ambizioni che si trasforma in conservazione e ad una sinistra purista del no, senza nessuna voglia di sporcarsi le mani.
Non ci siete riusciti perché faccio politica per cambiare il mondo e il senso del mio impegno è un potente antidoto alle invettive depressive e roboanti in cui troppi pensatori della nostra città, a volte, sembrano crogiolarsi.
Cinque anni fa decisi di fare un salto nel buio, con la spericolatezza e l’entusiasmo che solo le vere scelte implicano. L’impegno politico è sempre stato un ingrediente scontato della mia breve vita, dalla rappresentanza d’istituto al volontariato, e nel 2012, con un gruppo di studenti del mio Liceo, maturati nell’esperienza dell’Onda e delle autogestioni, ho accettato di candidarmi, in rappresentanza di tutti loro, a sostegno dell’entusiasmante proposta politica di discontinuità e partecipazione rappresentata da Marco Doria.
Sono stati anni intensi, in cui ho dato e ricevuto moltissimo, in cui ho incontrato tante persone meravigliose e anche persone con cui non prenderei nemmeno un caffè, che interpretano la politica solo come strumento per realizzare i propri mediocri interessi. Persone che, per inseguire l’immediato consenso fanno sì che ciò che conviene a pochi nei seguenti 3 mesi prevarichi ciò che è utile per tanti nei prossimi 30 anni o tre secoli. Una politica che sa vivere solo il tempo presente e si mangia il futuro in un egoismo bulimico collettivo che lascia solo macerie alla mia generazione, a cui così facendo si consegna un mondo più iniquo, più inquinato, più invivibile, più disumano. Ed è qui che si sente il bisogno della politica, quella buona, alta, nobile, che sogni, osi e crei futuro.
Rivendico il mio sostegno leale a Marco in questi 5 anni e le buone politiche che abbiamo messo in campo: dalla ferma presa di posizione e sostegno sui temi dei diritti civili e dell’accoglienza, ai bilanci che hanno tenuto sui servizi alle fasce deboli, ad un piano urbanistico che disegna una città con meno cemento e più verde, al regolamento sui beni comuni e la cittadinanza attiva, ai finanziamenti recepiti sulla lotta al dissesto idrogeologico.
Con la stessa lealtà ho espresso da oltre un anno le mie perplessità sulla vicenda AMIU-IREN, in cui si è deliberatamente scelto di non sondare tutta una serie di strade praticabili e concrete per mantenere la proprietà pubblica degli impianti. Ho chiesto alla giunta, attraverso delibere e ordini del giorno, di tornare in consiglio con i diversi scenari per poter avere tutti gli elementi per fare la scelta migliore per cittadini e lavoratori. Abbiamo fatto incontri con Rete a Sinistra di approfondimento sul tema, abbiamo esternato le perplessità e richieste al sindaco, le ho ribadite in maggioranza un mese prima del voto.
Alla fine, non avendo ricevuto nessuna risposta, ho deciso di votare contro.
Interpreto così il mio ruolo all’interno di una coalizione. Esprimendo in modo trasparente critiche e dubbi e avanzando proposte migliorative senza cedere all’idea che esista sempre una sola soluzione possibile, perché questa è la negazione stessa della politica.
Insieme a Rete a Sinistra abbiamo prodotto ricerche e studi sulle condizioni sociali, occupazionali e demografiche di questa città. Un lavoro che nessun’altra forza politica ha fatto, e che la invito a leggere.
Siamo gli unici ad avere lanciato 5 proposte chiare e nette in questi mesi asfittici di pre campagna elettorale in cui mai si è parlato di contenuti, su spazi, reddito, mobilità, università ed economia della condivisione.
La invito a confrontarsi con me e con le tante persone, di tutte le età, che hanno partecipato alla scrittura di queste proposte. Perché, a differenza di altri, non ho nulla da perdere, nessuna corporazione a cui rispondere, nessuna posizione da difendere e ancora la voglia di cambiare il mondo.
Articolo pubblicato su la Repubblica di mercoledì 15 febbraio